procavie
Piccoli cugini degli elefanti
Diffuse quasi esclusivamente nel continente africano, le procavie sono un ordine di Mammiferi erbivori a sé stante, gli Iracoidei, che comprende tre generi e sei specie. Nell’ambito della spettacolare fauna africana, le procavie riscuotono scarsa attenzione da parte dei visitatori dei parchi nazionali; gli zoologi invece le guardano con grande interesse per la loro storia evolutiva che coinvolge i proboscidati e i Sirenidi
Percorrendo le piste che attraversano le savane africane, è molto interessante osservare le colline rocciose che interrompono la continuità del paesaggio. Qui si trovano animali che non si vedono normalmente nelle praterie, come la lince caracal, l’aquila di Verraux, e le procavie. Visti da lontano, questi animali sembrano Roditori dall’aspetto simile a cavie o a marmotte: non superano i 60 cm di lunghezza e i 4 kg di peso.
Nel quadro dell’evoluzione dei Mammiferi, l’ordine degli Iracoidei presenta relazioni strette con i Proboscidati (elefanti) e i Sirenidi (dugonghi e lamantini). Nell’albero genealogico dei Mammiferi, questi due ordini sono rami che prendono origine dallo stesso punto, anche se l’aspetto esterno degli animali è molto diverso. Insomma, proviamo a immaginare un elefantino in miniatura, privo di proboscide, coda, zanne e grandi orecchi, ma provvisto di una folta pelliccia: ecco un Iracoideo, animale che ha in comune con i Proboscidati alcune importanti caratteristiche nella struttura scheletrica, in particolare la dentatura, e nel DNA.
La procavia delle rocce (Procavia capensis), unica rappresentante del suo genere, è diffusa negli ambienti aperti di tutta l’Africa, dall’Algeria a Città del Capo, ovunque esistano colline rocciose ricche di vegetazione. Inoltre, si trova anche sulle montagne dove si nutre dei frutti delle piante erbacee giganti dei generi Senecio e Lobelia, caratteristiche del paesaggio africano d’altitudine, e ne defeca i semi favorendo così la loro disseminazione. Le popolazioni più settentrionali di questa specie si trovano anche in Palestina e in Siria, quindi oltre i confini del continente africano. La specie viene perfino ricordata nella Bibbia, nel Levitico, sotto il nome shafan. La procavia delle rocce vive in gruppi familiari allargati, in cui gli individui si danno il turno per mangiare e fare le sentinelle. Queste ultime si tengono pronte a lanciare grida acute di allarme tutte le volte che un’aquila passa sopra di loro o un felino si avvicina. Le procavie depongono gli escrementi in punti determinati, formando mucchi di sterco che vengono usati dai popoli indigeni come medicinale per il trattamento dell’epilessia, delle convulsioni o dei disordini del ciclo mestruale. La procavia femmina partorisce dai 2 ai 3 piccoli già provvisti di pelo, dopo 647 mesi di gravidanza, e li allatta per circa 3 mesi. Le procavie possono essere addomesticate e vengono spesso tenute libere per casa, come animali da compagnia, raggiungendo fino a dieci anni di vita (record che difficilmente raggiungono in natura).
Fra i ricordi più indimenticabili di chi ha passato qualche notte in un villaggio africano circondato dalla foresta, c’è la voce delle procavie degli alberi (Dendrohyrax). Mentre le procavie delle rocce sono animali sociali e diurni, che si nutrono soprattutto di piante erbacee, le procavie degli alberi conducono vita solitaria e territoriale, essenzialmente arboricola e notturna. Si nutrono di foglie e frutti degli alberi e si rifugiano nelle cavità dei tronchi. Per mantenersi in contatto e per segnalare il proprio territorio emettono grida lamentose e prolungate, che si sentono a centinaia di metri di distanza. Esistono tre specie del genere Dendrohyrax, diffuse in diversi settori geografici delle foreste tropicali dell’Africa. Le abitudini di vita e il comportamento di questi animali sono ancora in gran parte sconosciuti, per via della difficoltà di osservazione diretta.