In grammatica, aggettivi p. sono mio, tuo, suo, nostro, vostro, loro (detti rispettivamente di 1ª, 2ª 3ª persona singolare, di 1ª 2ª 3ª persona plurale), cui si aggiungono anche proprio e altrui; sono compresi per lo più dai grammatici nella vasta categoria degli aggettivi indicativi. Genericamente, mio significa «che posseggo io, che appartiene a me», tuo «che possiedi tu, che appartiene a te» e così via; proprio è usato con funzione prevalentemente rafforzativa (nel tuo proprio interesse) o come riflessivo per la 3ª persona (ognuno ama, o tutti amano, il proprio paese). Oltre alla proprietà e al possesso, gli aggettivi p. esprimono, rispetto ai pronomi personali, io, tu, egli ecc., anche le altre relazioni che, rispetto a sostantivi, sono espresse dal complemento di specificazione (così la tua partenza «il fatto che tu parta», i nostri educatori «coloro che educano noi» sono paralleli a la partenza del padre, gli educatori dei giovani, dove si ha rispettivamente un genitivo soggettivo e un genitivo oggettivo). La presenza di un aggettivo p. davanti a nomi di parentela comporta in alcuni casi l’omissione dell’articolo: mio padre e non il mio padre. Ciò avviene solo nel singolare, quando gli aggettivi mio, tuo, suo, nostro, vostro sono seguiti da nomi indicanti parentela molto stretta (padre, madre, fratello, sorella, figlio, figlia, marito, moglie); non vi è mai omissione con i plurali (si dirà perciò i miei fratelli), con gli alterati (la mia sorellina), se il nome è accompagnato da un qualificativo (la nostra cara figlia). Complemento di specificazione possessiva, il complemento di specificazione che determina la relazione di possesso (per es., «gli occhiali del nonno»).