Polibio
Uno storico greco appassionato di Roma
Polibio è un aristocratico greco che, esiliato a Roma e protetto dalla famiglia degli Scipioni, diviene uno dei protagonisti della vita culturale del 2° secolo a.C. Nelle sue Storie esalta la costituzione romana, combinazione dei migliori aspetti delle diverse forme di governo e vera ragione del successo politico e militare di Roma
Nato a Megalopoli, nel Peloponneso, intorno al 200 a.C. e appartenente a una prestigiosa famiglia greca, Polibio ricopre nel 169 a.C. un’importante carica politica nella lega degli Stati della regione dell’Etolia, quando la sconfitta subita da tale confederazione a opera dei Romani determina la sua deportazione a Roma. Gli ostaggi greci vengono affidati alle più famose famiglie patrizie romane.
Polibio è ospitato dalla famiglia degli Scipioni. Stringe una profonda amicizia con Scipione Emiliano, figlio adottivo del famoso Scipione l’Africano, il vincitore di Cartagine, e diviene una delle figure di primo piano nel cosiddetto circolo degli Scipioni, un gruppo di intellettuali, poeti e artisti protetti dagli Scipioni, che animano la vita politica e culturale nella Roma della seconda metà del 2° secolo a.C., contestando a volte la tradizione degli austeri costumi della società romana, per molti aspetti ancora agricola. I numerosi Greci che frequentano il circolo introducono a Roma la filosofia stoica (stoicismo), fornendo a livello ideologico anche una giustificazione all’imperialismo romano: quella di Roma, infatti, è una missione che ha lo scopo di portare la civiltà anche nei paesi definiti barbari.
Le Storie di Polibio narrano le vicende dall’inizio della prima guerra punica (264 a.C.) alla distruzione di Cartagine e Corinto (146 a.C.): l’età, dunque, della formidabile espansione romana nel Mediterraneo. Proprio la straordinaria ascesa di Roma costituisce l’elemento unificante e provvidenziale di una storia che vuole essere un insegnamento in primo luogo per il politico e per chi vuole comprendere come funzionano i meccanismi del potere, divenendo allo stesso tempo utile strumento di conoscenza e repertorio di casi esemplari.
Questo intento didascalico è più volte sottolineato dall’autore, che critica duramente altri orientamenti storiografici a lui contemporanei o di poco anteriori, caratterizzati da eccessi artistici o da effetti patetici, ritenuti poco seri. Spesso, però, anche in Polibio emerge una rassegnata consapevolezza della decadenza inevitabile di ogni organismo umano, un’amara riflessione sulla mutabilità della sorte.
Degli originali 40 libri che costituivano le Storie di Polibio solo i primi cinque sono pervenuti integri; gli altri in modo frammentario. Caratteristiche peculiari dell’opera di Polibio sono la scrupolosa ricerca dell’obiettività storica e l’attenzione costante alla dimensione politica della storia, in particolare alle forme di governo dei diversi Stati.
La costituzione romana è, secondo Polibio, il migliore sistema politico mai realizzato, in quanto combina gli elementi più validi dei sistemi monarchico, aristocratico e democratico e costituisce, in ultima analisi, la ragione profonda del successo di Roma.
Polibio, riprendendo alcune teorie già formulate da Platone e da Aristotele è convinto che ogni regime politico, per positivo che sia, è destinato a corrompersi, per l’avidità e le colpe dell’uomo, in una forma degenerata e negativa. Il regno, che quando il sovrano è illuminato risulta la migliore forma di governo, si corrompe poi nella tirannide. L’aristocrazia, che dovrebbe essere il «potere dei migliori», diviene per corruzione e avidità oligarchia, cioè potere solo di pochi. La democrazia, che se ben condotta garantisce la possibilità a tutti di partecipare alla vita pubblica, finisce inesorabilmente, se non è ben guidata, nell’oclocrazia, cioè in un «dominio della folla» senza freni, e quindi nell’anarchia.
Roma ha saputo mescolare gli aspetti più positivi dei diversi sistemi politici: la monarchia nel potere dei consoli; l’aristocrazia in quello del Senato; la democrazia nelle assemblee popolari (i comizi centuriati e i comizi tributi). In questo modo i tre poteri, equilibrandosi tra di loro, non danno vita a degenerazioni e corruzioni. Ecco perché, saldamente fondata sulla sua ottima costituzione, Roma ha potuto avviarsi a conquistare tutto il Mediterraneo.