Tecnica di fabbricazione dei fuochi d’artificio, composizione di materie combustibili che, bruciando, producono effetti luminosi svariatissimi per forma e colore: si usano generalmente per spettacoli in occasione di feste e anche per segnalazioni. I materiali usati per i fuochi d’artificio sono miscele che bruciano rapidamente e che contengono in sé l’ossigeno necessario alla combustione. Il materiale più adoperato è la polvere nera (polverino), che è una miscela di nitrato potassico, carbone e zolfo in proporzioni variabili, per ottenere diversi valori della velocità di combustione. I colori vengono dati dalla combustione, con la polvere, di adatte sostanze: magnesio e alluminio danno luce bianca; zinco, arsenico e antimonio, luce bianco-azzurra; i composti del sodio, luce gialla; quelli del calcio e dello stronzio, luce rossa; quelli del bario e del rame, luce verde.
I pezzi pirotecnici sono formati da miscele incendiarie racchiuse entro involucri cilindrici di carta arrotolata in strati fino a conveniente spessore e incollata (cartocci). Gli ingredienti che formano la miscela devono essere polverizzati finemente, poi mescolati con somma cautela con spatole di legno o barbe di penna; anche il riempimento dei cartocci deve essere compiuto con grande cautela. I cartocci vengono poi strozzati a un’estremità mediante legatura con spago, lasciando un piccolo foro per il passaggio della miccia o dello stoppino. Gli elementi che compongono i fuochi d’artificio possono essere fissi, cioè destinati a bruciare da fermi, o aerei, se destinati a bruciare in aria.
Sembra che i fuochi d’artificio fossero già conosciuti in Cina in tempi antichissimi e di là siano stati introdotti in Europa verso il 13° secolo. In Italia i primi a dedicarvisi con un certo successo furono i Bolognesi e i Fiorentini nel 14° secolo.