Figlio (213 circa - 165 o 162 a. C.) di Filippo V, e ultimo re dei Macedoni. Iniziò presto l'attività militare al seguito del padre. Scoppiato un grave dissidio fra P. e il fratello più giovane, Demetrio, per l'amicizia che questi portava ai Romani, P. indusse il padre a sopprimere Demetrio come colpevole di tradimento. Morto Filippo (179), P. rinnovò il trattato con Roma, ma continuò la preparazione politico-militare della riscossa. Eumene di Pergamo, impensierito dalla politica di lui, indusse il senato romano a muovergli guerra (171). P. ebbe qualche successo nei due primi anni (vittoria di Callinico in Tessaglia, nel 171), ma non seppe sfruttarlo, alienandosi anche le primitive simpatie di gran parte della Grecia; quando poi i Romani, guidati da Paolo Emilio, avanzarono fino a Pidna (168), P. fu costretto a rischiare, in condizioni assai sfavorevoli, una battaglia decisiva (28 giugno) che segnò per lui una totale disfatta. P. finì coll'arrendersi al vincitore che lo trascinò nel proprio trionfo (167). Liberato dal carcere, fu internato ad Alba Fucente, dove morì qualche anno dopo per suicidio o per maltrattamenti.