Genere di protisti dell'ordine delle Peronosporali, parassiti della famiglia Peronosporacee. Comprende 75 specie e si distingue per i conidiofori, che escono dagli stomi delle foglie quasi a ciuffetti; i rami assottigliati all’apice recano un conidio che a maturità si distacca e poi, in condizioni adatte di temperatura e di umidità, germina originando parecchie zoospore oppure più raramente un promicelio. Le zoospore germinando a loro volta originano promiceli che penetrano nell’ospite attraverso gli stomi. La conservazione del parassita da un anno all’altro è assicurata dalle oospore; queste, poste in libertà dal disfacimento dei tessuti fogliari, germinano producendo un macroconidio, dal quale si originano zoospore, che determinano l’infezione.
Alla famiglia Peronosporacee appartengono altri generi parassiti di piante terrestri tra i quali: Bremia, Plasmopara, Basidiophora, Sclerospora. Le Peronosporacee insieme alle Piziacee e Albuginacee costituiscono l’ordine Peronosporali con riproduzione simile a quella delle Saprolegniali.
Con il termine p. si indicano le malattie prodotte nelle piante coltivate dalle varie specie di P. e da altri protisti dell’ordine Peronosporali (peronospora della lattuga, della bietola, delle Crocifere, delle cipolle, della canapa, del luppolo, delle Cucurbitacee). Tutti questi parassiti determinano la comparsa, sulla pagina inferiore delle foglie, di una sorta di muffa biancastra o grigiastra, data dai conidiofori. Più importanti dal punto di vista pratico sono la peronospora della vite, la peronospora della patata e del pomodoro.
La p. della vite (v. fig.), determinata da Plasmopara viticola, è stata introdotta in Europa dall’America nel 1878 ed è ora largamente diffusa nei paesi viticoli. Provoca sulle foglie le cosiddette macchie d’olio, aree giallastre ben visibili per trasparenza, in corrispondenza delle quali compare della muffa biancastra; in seguito le aree colpite imbruniscono e le foglie si seccano e cadono; vengono colpiti anche i tralci ancora verdi, ma particolarmente gravi sono gli attacchi ai grappoli: gli acini possono mostrare le macchie con la caratteristica efflorescenza, oppure (forma larvata) non vi sono manifestazioni esterne ma i tessuti interni soggiacciono a disorganizzazione e illividimento. La difesa dalla p. si attua per mezzo di irrorazioni o di polverizzazioni con sali di rame, zinco o con composti organici, che impediscono la germinazione dei conidi.
La p. della patata e del pomodoro, dovuta a Phytophthora infestans, originaria dall’America, comparve in Europa forse nel 1830 e fu particolarmente devastatrice nel periodo dal 1845 al 1851. Sulle foglie e sugli steli si notano macchie giallognole che rapidamente si estendono e imbruniscono, mentre le parti colpite seccano: sulle macchie si osserva una lieve peluria bianco-violacea. Possono essere attaccati i tuberi che allora mostrano macchie brune sulla buccia e nella zona corticale. I tuberi peronosporati, oltre a riprodurre la malattia quando siano affidati al terreno, sono più soggetti a marcire. Le infezioni diffuse sembrano in relazione con i bruschi e prolungati abbassamenti della temperatura. Come mezzi di difesa oltre ai trattamenti con irrorazioni anticrittogamiche, si ricorre all’impiego di tuberi sani o trattati per 16 ore a 35 °C o per 4 ore a 40 °C (temperature sufficienti all’uccisione del micelio del parassita), alla rincalzatura praticata nelle file di patate, all’impiego di varietà resistenti. Nei frutti del pomodoro la malattia in forma larvata produce macchie bruno-olivacee irregolari che dal peduncolo si estendono a gran parte del frutto; questo arresta la maturazione, indurisce, secca, spesso marcisce per l’intervento di altri germi.
La p. delle Poacee è determinata da specie di Sclerospora, che attaccano varie Poacee spontanee e coltivate (➔ incipollimento).