Pianta erbacea volubile (Humulus lupulus) perenne, della famiglia Cannabacee, con fusto lungo fino a 10 m e foglie opposte, palmatolobate; sia il fusto sia le foglie sono angolosi e scabri. È una pianta dioica: i fiori staminiferi con 5 tepali e 5 stami sono disposti in pannocchie pendule, mentre i pistilliferi, con un perigonio orcioliforme e bratteola accrescente, sono riuniti in brevi infiorescenze ovali (coni) nelle quali i fiori in gruppi di 2 sono nascosti da grandi brattee ovate, embriate; il frutto è un achenio. Brattee, bratteole e perigonio dei fiori pistilliferi sono cosparsi di tozzi peli ghiandolari pluricellulari che si staccano facilmente e costituiscono la luppolina. I fiori si impiegano nella fabbricazione della birra, cui conferiscono il caratteristico sapore amaro. I giovani germogli si mangiano come gli asparagi, le foglie trovano impiego come foraggio, i fusti secchi servono per lettiera e per la fabbricazione della carta. Il l. cresce nelle regioni temperate dell’emisfero boreale ed è comune anche in Italia nelle siepi e nei boschi. La coltura del l. si fa per polloni e la pianta, essendo volubile, deve essere fornita di sostegni. Questa coltivazione dura molti anni e viene fatta esclusivamente con le piante femminili; il prodotto è costituito dai coni che vengono raccolti all’inizio dell’ingiallimento. La qualità dell’aroma viene danneggiata dalla fecondazione dei fiori ed esige molta cura durante l’essiccamento che segue alla raccolta.
La luppolina (o luppolino) è una polvere di colore giallo aranciato o rossastro. Si ottiene da coni di l. per strofinio o battitura ed è costituita da sostanze resinose (55%), da un principio amaro (10%), da ceneri (10%) e da quantità minori di un olio essenziale, di un tannino ecc. Come il l., si usa nella fabbricazione della birra.