botanica Forma perfetta (o stato p. o stadio p.) In certi funghi, la fase del ciclo di sviluppo che si riproduce per mezzo di spore aploidi, sessuali, originatesi, per es., nell’asco dei Funghi Ascomiceti; è contrapposta alla forma imperfetta, che si riproduce per conidi o in altro modo asessuale.
Categoria verbale (lat. perfectum «compiuto») caratteristica delle lingue indoeuropee nella loro fase più antica, che esprime uno stato presente, conseguente a un’azione cominciata nel passato (gr. ἔοικε «è parso, sembra», lat. didici «ho imparato, conosco»). In pratica si usa soltanto con riferimento al latino e al greco (nell’italiano si usa passato prossimo).
Il p. costituisce un tempo particolare dell’indicativo, del congiuntivo e ottativo e dell’infinito (per es., dal lat. tangere «toccare», perf. ind. tetĭgi «ho toccato», cong. tetigĕrim «abbia, avessi toccato», inf. tetigisse «aver toccato»), e, come tema, costituisce inoltre altri tempi, il futuro perfetto e il piuccheperfetto dell’indicativo e del congiuntivo, e alcune forme nominali del verbo, il participio perfetto e il supino. Nel greco e nel sanscrito la categoria si è conservata a lungo autonoma, mentre nelle altre lingue indoeuropee, sin dalle prime documentazioni storiche, il p. già manca, o ne restano scarsissime tracce (come nelle lingue baltoslave), oppure si è fuso con l’aoristo (come in latino) o con l’aoristo e l’imperfetto (come nelle lingue germaniche), assumendo valore di passato (lat. vidi «ho visto, vidi»). Nelle lingue indoeuropee il p. è per lo più caratterizzato dal raddoppiamento, dal vocalismo -o- della radice, e da desinenze particolari per le tre persone del singolare.