percezione
Atto del prendere coscienza di una realtà esterna o interna. Secondo Kurt Koffka, uno dei fondatori della scuola della Gestalt (alla quale si deve una svolta fondamentale in questo campo di ricerche), percepire significa sperimentare stimoli sensoriali (visivi, uditivi, tattili ecc), effettuare discriminazioni fra di essi e comporli in un insieme dotato di significato. Tra il livello fisico della percezione e quello cognitivo esistono relazioni biunivoche distinte dagli psicologi cognitivisti Peter H. Lindsay e Donald A. Norman in processi bottom-up e processi top-down. L’elaborazione bottom-up è basata su informazioni e indizi presenti nella realtà, che pervengono direttamente ai sistemi sensoriali (per es., la lunghezza d’onda della luce rifratta da un oggetto). Sebbene tale informazione – per essere interpretata e riconosciuta come un percetto significativo – necessiti dell’interazione con il processo top-down (il riconoscimento verbale di quell’oggetto), è evidente che gli indizi sensoriali non possono scendere al di sotto di una soglia di chiarezza e distintività che consenta tale interazione. I risultati di molti studi hanno messo in evidenza che questo interscambio tra i due tipi di elaborazione avviene al livello inconscio e che il riconoscimento di una figura è segnalato dall’attività elettrica cerebrale prima che l’osservatore affermi di aver riconosciuto la figura stessa. Dopo l’acquisizione dei dati fisici, i percetti vengono attivamente interpretati dal cervello: ovvero, l’interpretazione del percetto richiede il confronto con l’informazione passata contenuta nella memoria a lungo termine. (*)
→ Ansia