Pittore (prima metà del sec. 4º a. C.) di Sicione; allievo di Panfilo, perfezionò la tecnica dell'encausto, ma fu abile anche nella tempera. Alcune sue opere, famosissime a Sicione, furono vendute per riscatto dopo la vittoria di Silla su Mitridate e portate a Roma. Fu autore di grandi e piccoli quadri e di pitture sui cassettoni dei soffitti; restaurò a Tespie un'opera di Polignoto. Nella tradizione si ricordano come sue opere: la figura dell'Ebbrezza (Mèthe) che solleva una coppa vitrea attraverso la quale traspare il suo volto, e un Eros liricine, cioè suonatore di lira (entrambi a Epidauro); un Sacrificio di buoi, dipinto con uno scorcio audace (a Roma, nel portico di Ottavia); l'Hemerèsios, figura di putto dipinto in un solo giorno; la Stephaneplòkos, ritratto dell'amante Glicera in atto di intrecciare corone; putti con ghirlande, quadri erotici. Suoi allievi furono suo figlio Aristolao e Nicofane.