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patrizi e plebei

di Tommaso Gnoli - Enciclopedia dei ragazzi (2006)
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patrizi e plebei

Tommaso Gnoli

I conflitti sociali nella Roma antica

Lo scontro tra patriziato e plebe caratterizzò il periodo più antico della storia di Roma. I patrizi erano i membri di quel ristretto numero di famiglie che costituivano il Senato di Roma in età regia. Ai patrizi si opponeva la plebe, che era la maggioranza della cittadinanza romana: infatti l’etimologia del termine deriva dalla radice ple- (in latino plenus «pieno», in greco plèthos «moltitudine»)

I privilegi dei patrizi

Secondo la tradizione storica arcaica, confluita nelle opere di Tito Livio e di Dionigi di Alicarnasso, il Senato sarebbe stato fondato già da Romolo, che fissò a cento il numero dei senatori. Costoro costituivano, quindi, il più antico nucleo di patrizi. Il loro numero si sarebbe triplicato sotto i successivi sei re.

I patrizi godevano della totalità dei diritti politici e civili: pieno accesso alle magistrature, pieni diritti di proprietà e così via. I patrizi erano riuniti in stirpi (gentes), che costituivano in origine, forse, delle unità autonome, solo successivamente sottoposte all’autorità del rex.

La forza della plebe

La plebe era costituita da contadini, commercianti, artigiani, insomma la parte produttiva della popolazione. Nonostante l’importanza economica e numerica, la plebe era esclusa dalla gran parte dei diritti politici. In origine i plebei non potevano nemmeno godere delle distribuzioni dei territori conquistati ai nemici vinti in guerra con il loro determinante contributo. Privi di diritti politici, dovevano però pagare le tasse per sostenere la comunità patrizia che li difendeva. I plebei avevano anche una organizzazione religiosa distinta da quella dei patrizi, costituendo, quindi, quasi uno Stato nello Stato.

Secondo la tradizione, il grande riformatore Servio Tullio concesse alla plebe il diritto di voto nei comizi centuriati, un’assemblea popolare dove avevano accesso anche i patrizi. Da allora col termine populus romanus si intese la comunità costituita da patrizi e da plebei. Tutto il periodo arcaico della storia di Roma, fino agli inizi del 3° secolo a.C., è caratterizzato dalle tensioni sociali esistenti tra patrizi – gelosi dei loro privilegi – e plebei – che cercavano in ogni modo di cancellare l’esclusione dal potere operata ai loro danni. Per far questo la plebe fece ricorso, per la prima volta nella storia, allo sciopero, ritirandosi in massa fuori della città, sul colle dell’Aventino. Grazie anche a queste azioni clamorose i plebei ottennero lentamente la parificazione dei loro diritti con quelli dei patrizi.

La parificazione

A partire dagli inizi del 5° secolo a.C. i plebei ottennero il diritto di poter eleggere propri rappresentanti nelle magistrature, i tribuni della plebe (i più importanti furono i due fratelli Gracchi). Alla metà del secolo fu inoltre stabilito che le leggi, scritte, fossero sottratte all’arbitrio dei patrizi: si ebbero così le leggi delle XII Tavole.

A metà del secolo successivo i plebei ottennero l’accesso al consolato, la massima magistratura dello Stato romano. Dopo di allora i plebei furono ammessi a tutte le magistrature, un tempo riservate ai soli patrizi; si ebbe quindi una nobilitas patrizio-plebea. A partire dal 300 a.C., quando i plebei entrarono a far parte dei collegi dei pontefici e degli àuguri, si registrò la completa parificazione tra patrizi e plebei. La conflittualità sociale non opponeva quindi più patrizi ricchi e con pieni diritti a plebei poveri e privi di diritti: basti pensare che, nel periodo della tarda repubblica romana, Marco Licinio Crasso, il cittadino romano più ricco in assoluto e uno dei più influenti, era di famiglia plebea!

I termini patrizi e plebei continueranno a essere usati dagli autori antichi anche nei periodi successivi all’anno 300 a.C., ma con accezioni diverse, a indicare genericamente ricchi e poveri, senza effettivo riferimento ai ceti originari. In particolare il termine plebe indicherà la popolazione delle città dell’Impero e di Roma in particolare, priva di propri mezzi di sostentamento e dipendente, in maniera più o meno completa, dall’assistenza pubblica.

Vedi anche
patrizio Nell’antica Roma, denominazione («figlio di padre libero; nobile») dei membri delle famiglie dei patres (appartenenti all’antica classe dominante), i cui capi sedevano nel Senato. Le gentes patrizie sono, secondo alcuni, antiche organizzazioni di natura politica, anteriori alla civitas; i patrizio sarebbero ... tribuno della plèbe tribuno della plèbe Nell'antica Roma, denominazione attribuita ai capi della plebe eletti annualmente, istituiti nel 494 a.C. Il potere dei tribuno della plebe della tribuno della plebe, fondato su giuramento di fedeltà della plebe stessa, fu in origine di carattere rivoluzionario, poiché essi potevano ... Dodici Tavole La più antica opera legislativa di Roma. Secondo la tradizione riportata da Livio, fu redatta negli anni 451 e 450 a.C., per volontà della plebe, allo scopo di rendere più conoscibile e certo il diritto, fino allora tramandato oralmente e applicato di volta in volta, caso per caso, in forza dell’interpretazione ... console diritto  I console sono organi tramite i quali lo Stato compie attività di carattere interno (soprattutto amministrativo) in territorio estero. Le relazioni consolari sono disciplinate da norme pattizie, contenute nei trattati consolari, e da norme consuetudinarie codificate nella Convenzione di Vienna ...
Categorie
  • STORIA ANTICA in Storia
Tag
  • LEGGI DELLE XII TAVOLE
  • DIONIGI DI ALICARNASSO
  • MARCO LICINIO CRASSO
  • TRIBUNI DELLA PLEBE
  • POPULUS ROMANUS
Altri risultati per patrizi e plebei
  • plebe
    Enciclopedia on line
    Parte del popolo di Roma antica che non godeva di tutti i diritti cittadini di cui era investito il patriziato. La divisione della cittadinanza in patrizi e plebei traeva origine, secondo gli antichi, dall’opera del legislatore, attribuendosi a Romolo la creazione di cento senatori, patres (➔ patrizio). ...
  • plebe
    Dizionario di Storia (2011)
    Termine che indica quella parte del popolo di Roma antica che non godeva di tutti i diritti cittadini, dei quali era invece investito il patriziato. La divisione della cittadinanza in patrizi e plebei traeva origine, secondo gli antichi, dall’opera del legislatore, attribuendosi a Romolo la creazione ...
  • PLEBE
    Enciclopedia Italiana (1935)
    Plinio Fraccaro . Il popolo romano, quando compare alla luce della storia, risulta di due classi di cittadini, i patrizî e i plebei. Erano patrizî i cittadini ingenui che appartenevano a un certo numero di gentes patrizie, erano plebei tutti gli altri. Dal principio dell'età repubblicana sino a Cesare ...
Vocabolario
plebèo
plebeo plebèo (ant. raro plebèio) agg. e s. m. (f. -a) [dal lat. plebeius, der. di plebs plebis «plebe»]. – 1. Della plebe, appartenente alla plebe dell’antica Roma: le magistrature p.; i consoli p.; persona di origine p.; come sost.: le...
patrìzio
patrizio patrìzio s. m. e agg. (f. -a) [dal lat. patricius, der. di pater -tris «padre», che al plur., patres, poteva indicare sia i patrizî sia i senatori]. – 1. Nell’antica Roma, membro delle famiglie degli appartenenti all’antica classe...
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