(gr. Πᾴτμος) Isola della Grecia (34,5 km2 con 3044 ab. nel 2001), nel Dodecaneso (Mar Egeo), a NO di Lero. Capoluogo Patmo. Di natura vulcanica, è costituita da tre blocchi rocciosi uniti da stretti istmi; i rilievi irregolari sono separati da piccole valli. È praticata la pesca.
L’isola, abitata inizialmente da stirpi doriche, fu poi colonizzata dagli Ioni; nel 428 a.C. la flotta spartana fu costretta dagli Ateniesi a ripiegarvi. Nell’antichità dovette essere scarsamente abitata e in età romana divenne luogo di deportazione. Sotto Domiziano vi fu esiliato l’apostolo Giovanni, che vi avrebbe composto l’Apocalisse (95 d.C.). Nel 1088 l’imperatore Alessio Comneno la diede al beato Cristodulo, abate di Bitinia, che vi fondò il monastero di S. Giovanni. L’isola e il monastero godettero, dal 13° sec. in poi, della protezione di Venezia, che conquistò P. nel 1207; ma dal 1537, caduti sotto il dominio dei Turchi, i monaci furono assoggettati a tributo. Nel 1669 ospitò rifugiati veneziani di Candia. Occupata dall’Italia il 12 maggio 1912, P. entrò a far parte nel 1924 delle Isole Italiane dell’Egeo; dopo la Seconda guerra mondiale è passata alla Grecia con il resto del Dodecaneso.
Al 5°-4° o al 3° sec. a.C. sembra risalire la cinta di mura in pietra nera e in tecnica isodoma, visibile sull’altura di Kasteli presso il porto; si conservano tre torri, di cui due a N fiancheggiano l’antica porta di accesso alla città. La chiesa all’interno del monastero sembra inglobare resti di un tempio di Artemide. Resti di necropoli antiche sono venuti alla luce nei centri di Nettia, vicino a P., e di Kambos, nella parte orientale dell’isola.