Edificio dove forestieri e pellegrini potevano trovare temporaneamente alloggio e assistenza; per lo più fondati e mantenuti da ordini religiosi, erano frequenti nei secoli passati; il termine sopravvive ancora oggi nella denominazione di rifugi e complessi ricettivi sui principali valichi alpini.
Edificio destinato a ospitare e dare ricovero a persone prive di mezzi di sussistenza e di alloggio proprio, in particolare orfani e anziani; per la connotazione negativa via via acquisita, il termine o. è stato oggi sostituito da altri, come per es. casa di riposo o di ricovero, pensionato, istituto ecc., specificando di volta in volta la loro destinazione.
Nel periodo cristiano dell’Impero, gli hospitia erano le case destinate al soccorso degli orfani, dei poveri o dei pellegrini, istituti pii verso i quali si esercitava la liberalità dei privati, così che l’imperatore esonerò dalla formalità dell’obbligatoria registrazione negli archivi municipali le donazioni fatte a tali o., ove non superassero i 500 soldi (aurei). Particolarmente larghi nella protezione degli o. furono i Carolingi, che obbligarono i vescovi a rinnovarli se antichi e a fondarne altri nuovi. Un particolare sviluppo diedero agli o. per pellegrini gli ordini religiosi destinati alle imprese di Terrasanta, quali i Templari e i cavalieri di s. Giovanni. O. per i lebbrosi nacquero poi in seguito al diffondersi della lebbra, non tanto per ragioni igieniche, quanto per il terrore che la malattia suscitava: per sostenere tali o. fu fondato l’Ordine di s. Lazzaro, onde il nome di lazzaretti assunto da tali ospizi. Nell’età dei comuni la maggior parte di questi antichi o. si trasformò in veri e propri ospedali.
Nel Medioevo più tardo, il termine o. designò pure il consorzio fra nobili. Si tratta di famiglie nobili della stessa stirpe che spesso avevano in comune il nome e una casa-torre per rifugiarvisi in caso di tumulti.