Ramo della medicina che si occupa della patologia dei denti e della bocca e del relativo trattamento (medico, chirurgico, protesico).
Nozioni di o. sono diffuse in tutte le civiltà antiche, testimoniate sia da fonti letterarie e legislative, sia da fonti iconografiche. Attestato fin dall’antichità è anche l’uso di protesi dentarie. In Grecia sono stati trovati strumenti chirurgici (tenaglie) per l’estrazione dentaria e nozioni di o. di notevole precisione sono contenute nel Corpus Hippocraticum. Progressi apprezzabili la o. compì a Roma, soprattutto in periodo imperiale quando lo strumentario chirurgico si arricchì e molti medici (artifices dentium) si dedicarono esclusivamente alla cura dei denti. Celso (De medicina VII, 12) fornisce un’accurata descrizione delle diverse fasi della cura delle affezioni dentarie: cauterizzazione delle gengive (mediante un ferramentum), cataplasmi di miele e sciacqui con acqua e miele. L’o. continuò a essere coltivata dai medici bizantini e arabi, e precise regole di igiene e terapia dentaria sono recepite dalla scuola salernitana (12° sec.) nel Regimen sanitatis. Ma è soprattutto tra il 13° e il 14° sec., con il progredire della chirurgia, che l’o. conobbe nuovi progressi, grazie a chirurghi quali T. Alderotti, G. da Saliceto, l’inglese G. Gaddesden (m. 1361), G. de Chauliac. Contributi alle conoscenze odontoiatriche vennero nel 16° sec. dal forte impulso di rinnovamento che caratterizzò gli studi di anatomia: A. Vesalio, G. Falloppia ecc. Nel Settecento l’o. continuò a progredire, specie per quanto riguarda la costruzione di protesi e la chirurgia dentaria. All’inizio del secolo un decreto di Luigi XIV aveva creato la professione del chirurgien dentiste. Le opere di P. Fauchard (Le chirurgien dentiste ou traité des dents, 1728), di C. Mouton (Essai d’ontologie ou dissertation sur les dents artificielles, 1746), di J. Hunter (Natural history of the human teeth, 1771) sono alla base della moderna o. scientifica. Mentre nel 18° e 19° sec. l’o. si è sviluppata prevalentemente con indirizzo tecnico e pratico, tra la fine del 19° e il principio del 20° sec. si è venuta delineando la tendenza a comprendere nell’o. la cura non solo delle malattie dei denti, ma anche di quelle della bocca (stomatologia) e a considerare i legami tra le malattie dentarie e le altre malattie.
Sul piano terapeutico, notevole sviluppo hanno avuto i trattamenti conservativi dei processi morbosi che riguardano sia le parti dure (smalto, dentina, corona, tessuto osseo periradicolare), sia il tessuto connettivo della cavità dentaria (polpa), sia, ma con minore successo, del paradenzio. L’impiego di ceramiche, di varie leghe metalliche e di resine sintetiche ha consentito non solo di perfezionare i metodi di otturazione, ma anche di costruire protesi sempre più soddisfacenti. Problemi particolarmente complessi sono stati affrontati per la realizzazione di protesi fisse con pilastri artificiali (➔ impianto). Sostanziali progressi sono stati ottenuti anche nel campo delle correzioni delle anomalie di sviluppo dei mascellari e delle disgnazie, o irregolarità di posizione dei denti (ortodonzia); per le irregolarità, notevole applicazione hanno trovato le leghe a memoria di forma (➔ lega).
In Italia, con l. 409/24 luglio 1985, la professione di odontoiatra, può essere esercitata da chi è in possesso del diploma di laurea in o. e protesi dentaria e dai laureati in medicina e chirurgia con abilitazione e diploma di specializzazione in campo odontoiatrico.