NUBIA
. Archeologia. - L'attività archeologica nella N. durante gli ultimi lustri è stata determinata in gran parte dalla progettazione ed elevazione della nuova diga di Aswān, che ha alzato il livello del Nilo da quota 124 a quota 182, allagando tutti i resti antichi. Per ovviare per quanto possibile a tale distruzione, si sono avute due serie di imprese: 1) gli scavi metodici su tutto il territorio per l'identificazione e l'esame delle località con resti antichi di qualsiasi natura; 2) il trasferimento dei monumenti più cospicui. Entrambe le attività hanno avuto luogo con larga partecipazione internazionale, e l'UNESCO ha patrocinato efficacemente questo primo esempio di collaborazione culturale su un terreno minacciato. È tuttavia da tener presente che tuttora non si ha il pieno frutto di queste attività, poiché scavi e rilevamenti non sono né tutti pubblicati né pienamente coordinati nei loro risultati, e non tutti i templi smontati sono stati ricostruiti. Questi ultimi, comunque, saranno riuniti in genere in blocchi di edifici ("oasi di templi") per maggiore comodità di visita: i due templi di Abu Simbel sono stati trasportati e ricostruiti assai vicino alla sede originaria, un altro gruppo sarà non lontano da Wādīes-Sebūa, un terzo è già ricostruito presso la nuova diga di Aswān (Kalabsha, Qertassī, Bēit el-Wālī). Alcuni infine sono o saranno ricostruiti del tutto al di fuori delle loro sedi culturali, a Elefantina in Egitto, a Khartum nel Sudan (Buhen, Semma e Kumma), o addirittura (nel caso di quelli offerti in dono per riconoscimento della collaborazione) a Torino (Ellesiya), in Spagna (Debod), negli Stati Uniti (Dendur), nei Paesi Bassi (Tafa). Alcuni nuovi tratti sono apparsi nella storia e nell'archeologia della regione come risultato degli scavi. Per la preistoria, un più ampio esame del materiale ha permesso di eliminare un intero periodo (il cosiddetto "gruppo B"), inteso solo come variante qualitativa della cultura contemporanea del tardo predinastico egiziano ("gruppo A"). I rapporti con l'Egitto protodinastico si sono arricchiti della scoperta di un graffito figurato che ricorda, oltre la II cateratta, un'incursione di un re della I dinastia. Completamente risistemata è anche la storia del cosiddetto "Gruppo C", che appare come portatore di una cultura indigena i cui momenti si son potuti ora ben disporre in serie cronologica a partire dal 1° Periodo intermedio egiziano fino alla XVII dinastia (dal 23° al 15° secolo a. C.), con chiari e dialettici rapporti non solo con le culture egiziane contemporanee ma anche con quelle locali già note di Kerma e del popolo dai "Pan graves" (o tombe circolari). Definizioni etniche di questi gruppi sono state tentate con varie fortune: più interessante è la constatazione che culture con alcuni tratti comuni si succedono nelle stesse sedi, il che rende meno verosimili troppo frequenti mutamenti etnici altre volte ipotizzati. Meno novità si hanno nella storia dell'occupazione egiziana, anche se è da ricordare la scoperta o l'esame metodico di fortezze come quelle di Buhen o di Mirgissa alla II cateratta. Importanti invece sono le novità nell'ambito del periodo meroitico, per la scoperta di nuovi testi, alcuni dei quali su papiro (Qaṣr ‛Ibrīm) e per una migliore cognizione delle zone d'influenza culturale fin nella zona di controllo egiziano (Maharraqa). Ancor più importanti le scoperte relative al "Gruppo X", riconosciuto in molti luoghi oltre quelli classici di Ballana e Qustul (così a Gebel Adda e a Qaṣr ‛Ibrīm) e oggi identificato con i Nobadi, la popolazione chiamata da Diocleziano a custodire le frontiere egiziane contro i Blemii. Della cristianizzazione di questi Nobadi, al tempo di Giustiniano, sono stati trovati importanti documenti epigrafici (Ikhmindi) e se ne è identificata una tipica struttura urbanistica che proprio in questa occasione giunge in N. (Ikhmindi, Sabagura, Talmis, Sheikh Dāwūd). La storia del cristianesimo nubiano ha, infine, avuto particolare importanza con la scoperta da parte di missioni polacche (Faras, Dongola), italiane (Tamit, Sonqi), olandesi (Abdallan Irqi) e altre di grossi nuclei pittorici, con ampi corredi epigrafici sia in greco che in copto o nel poco conosciuto (e ora più studiato) nubiano antico. Una nuova provincia dell'arte bizantina si è profilata così, soprattutto ben testimoniata in varie forme a Faras. Recenti scavi a Qaṣr ‛Ibrīm hanno mostrato che il cristianesimo ha sopravvissuto in N. alla conquista del Saladino per lungo tempo. Per l'età cristiana le numerose chiese e i numerosi centri abitati sono stati argomento di indagini sociologiche e antropologiche e ne è stata studiata la ceramica che è oggi la meglio conosciuta d'Egitto. Altre ricerche a tappeto sono quelle che hanno raccolto tutto il materiale dei graffiti rupestri delle sponde del Nilo, dalla preistoria all'età araba, e quelle che debbono permettere la costituzione di una carta archeologica della regione scomparsa che ne testimonii la topografia scientifica (essa è inedita presso il Centre de documentation et d'étude sur l'Ancienne Égypte al Cairo).
Bibl.: Campagne internationale de l'UNESCO pour la sauvegarde des monuments de la Nubie. Fouilles en Nubie (1959-1961), a cura del Service des antiquités de l'Égypte, Il Cairo 1963; S. Curto, Nubia. Storia di una civiltà favolosa, Novara 1965; B. C. Trigger, History and settlement in Lower Nubia, Yale 1965; W. B. Emery, Egypt in Nubia, Londra 1965; W. Resch, Die Felsbilder Nubiens, Graz 1967; Fouilles en Nubie (1961-1963), a cura del Service des antiquités de l'Égypte, Il Cairo 1967; The prehistory of Nubia, a cura di F. Wendorf, Dallas 1968; K. W. Butzer, C. L. Hansen, Desert and river in Nubia. Geomorphology and prehistoric environment at the Aswan reservoir, Londra 1968; M. Bietak, Studien zur Chronologie der Nubischen C-Gruppe, Vienna 1968 (Denkschr. Ost. Ak. Wiss., vol. 97); Kunst und Geschichte Nubiens in Christlichen Zeit, a cura di E. Dinkler, Recklinghausen 1970.