NILOTICI
. Popolazioni abitanti la media e alta valle del Nilo e che parlano linguaggi della famiglia detta nilotica (v. nilotiche, lingue). Come dal punto di vista linguistico i legami dei Nilotici con i gruppì vicini (Cusciti e Negri sudanesi) sono tuttora oggetto di discussione, tanto che la stessa unità della famiglia linguistica nilotica è stata da alcuni messa in dubbio, così dal punto di vista etnologico si può dire che la compattezza e quindi l'omogeneità dei popoli nilotici non va intesa nello stesso rigoroso senso nel quale si suole affermarle in altri gruppi etnici.
Se si considera il tipo fisico, si devono notare grandi differenze tra le varie genti nilotiche: al centro del territorio nilotico si afferma un tipo umano di elevatissima statura, con braccia lunghe, capelli crespi, notevolissima platirrinia, labbra tumefatte. Questo tipo, cui va più specialmente attribuita la designazione di nilotico, ha una maggiore diffusione di quanto non ne abbia il corrispondente tipo linguistico. Infatti, oltre che nel gruppo Scilluk e in quello Dinca-Nuer, il tipo fisico nilotico è caratteristico anche dei Turcana, dei Mieqen o Suro, dei Bari, ecc., che linguisticamente appartengono a gruppi diversi della famiglia nilotica e fra loro non troppo strettamente affini. Alla periferia del territorio appaiono invece tipi più o meno fortemente aberranti; ad esempio, a sud, i Masai, fra i quali il von Luschan distingueva un tipo fine addirittura "nord-africano" e un tipo rozzo, supposto risultato d'incroci fra Cusciti e Negri Bantu; a nord i Cunama, il cui tipo fisico è molto più simile a quello dei Nuba che a quello Nilotico, pur dimostrando forse importantì apporti di sangue cuscitico, e così via.
Analogamente nella struttura sociale: dalla monarchia ereditaria, affermatasi con la supremazia d'una famiglia d'ammessa origine divina negli Scilluk, si passa, ad esempio, nei Masai e nei Nandi a un sistema di classi d'età dello stesso tipo di quelle dei finitimi Negri bantu e, all'altro estremo del territorio, a un'organizzazione, come quella dei Cunama, che ha a base il matriarcato. Si capisce poi come, se i contatti con i popoli finitimi possono avere differenziato i Nilotici, ancora più la diversità delle sedi nelle quali si sono fissati i varî gruppi ha avuto conseguenze sul tipo culturale delle genti nilotiche. Così, lungo il Nilo, i gruppi nilotici degli Scilluk, Dinca-Nuer, ecc., sono prevalentemente pastori pur avendo (sembra, secondo il Westermann, in epoca non remota) adottato, come mezzo secondario di vita, l'agricoltura; sugli altipiani del Kenya, invece, i Masai e i Nandi sono soltanto pastori, mentre a nord i Cunama sono oggi prevalentemente agricoltori e sull'altipiano etiopico i popoli del gruppo Bakko sono esclusivamente agricoltori.
Alcune pratiche sono molto diffuse in quasi tutti i gruppi nilotici: ad es., quella di strapparsi gl'incisivi inferiori; la sepoltura in posizione rannicchiata; il mangiare il sangue degli animali, ecc. Quasi tutti i popoli nilotici hanno conservato il loro paganesimo, anzi è stato notato che tanto i gruppi viventi sul Nilo, quanto quelli del Kenya sono tra le popolazioni africane orientali quelle che più hanno resistito e resistono alla propaganda musulmana. Il paganesimo dei Nilotici ha, accanto a una divinità suprema di lineamenti molto vaghi (nei Nandi, però, essa ha il nome del Sole), una serie di divinità minori, alcune delle quali (come il Nyikang degli Scilluk) trasformazione di antenati delle tribù. Le pratiche magiche hanno dappertutto un'importanza preponderante. In complesso si può dire che i Nilotici, la cui origine appare dovuta a successive migrazioni di genti ricacciate nelle malsane paludi nilotiche dalle zone periferiche dell'Etiopia e del Sudan centrale, hanno acquistato per la stessa varietà degl'incroci che essi rappresentano una propria originalità culturale che tuttavia è più visibile, nell'interno del gruppo, come analogia di formazione storica anziché come storia etnica comune.