Attivista irachena (n. Sinjar 1993). Yazida, rapita dai miliziani dell’Is nel 2014, quando nel nord dell’Iraq hanno catturato e ucciso migliaia di yazidi e hanno sterminato quasi tutta la sua famiglia, fatta schiava sessuale, è stata stuprata e torturata. Dopo tre mesi è riuscita a scappare e da allora si è impegnata a far conoscere all’opinione pubblica internazionale le terribili violenze perpetrate dall’Is e le violenze che le donne sono costrette a subire, sistematicamente usate come strategia militare e arma di sottomissione delle minoranze, con coraggio superando quei codici sociali che impongono alle donne di rimanere in silenzio e vergognarsi degli abusi a cui sono state sottoposte. L’attivista ha raccontato la sua esperienza anche nell’autobiografia L'ultima ragazza. Nel 2016 è stata nominata Ambasciatrice Onu per la dignità dei sopravvissuti alla tratta di esseri umani e ha ricevuto dal Parlamento europeo il Premio Sakharov per la libertà di pensiero. Nel 2018 è stata insignita del premio Nobel per la pace, con l'attivista congolese D. Mukwege, "per i loro sforzi volti a mettere fine all’uso della violenza sessuale come arma di guerra e conflitto armato''.