Letteratura erudita antica sui miti, sorta nel periodo ellenistico, con fini filologici, per esporre sistematicamente, secondo un ordine cronologico, il ricco patrimonio mitico presente nella tradizione poetica greca e poi romana. La m. sorse soprattutto come strumento esegetico dell’antica poesia: il primo esempio fu l’opera intitolata Τραγῳδούμενα, di Asclepiade di Tragilo, che raccoglieva i miti elaborati dai poeti tragici; altrettanto fecero Dicearco per i miti contenuti nelle opere di Sofocle e di Euripide, e Glauco per quelli portati in scena da Eschilo. Ben presto però questi studi assunsero forma enciclopedica, cercando di esporre ordinatamente tutto il patrimonio mitologico greco: tale forma avevano il Περὶ ϑεῶν in 24 libri dell’ateniese Apollodoro, e il Κύκλος ἱστορικός di Dionisio di Samo (2° sec. a.C.). Questa tradizione continuò successivamente con Teopompo di Cnido, con lo Pseudo- Apollodoro e, in latino, con le Fabulae attribuite a Igino (1°-2° sec. d.C.), fino a Fulgenzio e ai tre Mitografi vaticani (5° e 9°-10° sec.) scoperti e pubblicati da A. Mai. Questa m. più recente attinse soprattutto alle enciclopedie mitografiche più antiche, diventando sempre più schematica.
Oltre alle opere di carattere enciclopedico, l’erudizione mitografica produsse opere relative a determinati generi di miti (per es., scritti sulle metamorfosi, come quello di Antonino Liberale, sugli amori di personaggi mitologici, come l’opera di Partenio di Nicea) o che si limitavano ai miti di un determinato ambiente geografico (i miti cretesi raccolti da Dinarco e quelli di Delo da Menecle).