Sistema di archiviazione, diffusamente usato in passato, di informazioni o immagini di vario tipo (libri, cataloghi ecc.) mediante loro riproduzione, in formato ridotto, su pellicola fotografica ad alta risoluzione. I documenti microfilmati, realizzati con speciali riproduttori fotografici (microriproduttori), possono essere visionati direttamente con i microlettori, che proiettano i singoli microfotogrammi su uno schermo incorporato. Il rapporto di riduzione per i m. è pari a 40:1; su un m. di 16 mm di larghezza possono essere contenute oltre 30.000 immagini.
La più antica microfotografia di un documento è del 1839, eseguita dal britannico John Benjamin Dancer. Durante la guerra franco-prussiana (1870) furono microfilmati oltre 100.000 messaggi e le copie trasportate all’esterno di Parigi assediata, mediante piccioni viaggiatori; degli anni 1920 è la prima effettiva utilizzazione commerciale del m. per servizi bancari, ideata da G.C. McCarthy e messa a punto dalla Kodak; largo impiego di m. fecero gli USA, nel corso della Seconda guerra mondiale, per facilitare il trasporto aereo della corrispondenza ai militari dislocati sui vari fronti. Dopo la guerra, l’uso dei m. si è diffuso in molti ambiti, in particolare nel settore industriale e commerciale per la documentazione d’archivio e nel campo degli studi per le ricerche storiche e la critica testuale (m. di codici, stampati ecc.). Oggi il m. ha un uso limitato, poiché la possibilità di registrare testi e immagini in forma digitale consente di ridurre lo spazio di archiviazione e adoperare apparecchiature meno costose.