Macedonia
Una mescolanza di popoli e culture
Mentre gli Stati balcanici si andavano formando, la Macedonia era al centro di lotte senza fine, non perché fosse ricca ma perché sul suo territorio si mescolavano culture e popolazioni diverse, ancor più che nelle altre regioni balcaniche. Dopo la recente indipendenza, la cooperazione con i vicini è diventata una necessità vitale per la Macedonia e per la pace nella regione
Il territorio della Macedonia, compreso nella Penisola Balcanica, è montuoso (fino ai 2.754 m del Monte Korab), salvo lungo il fiume Vardar – che attraversa tutto il paese e forma un’ampia valle – e i suoi affluenti. Regione sismica, lontana dal mare e circondata da montagne, ha clima continentale, è ricca di acque e ha alcuni grandi laghi (Ochrida, Prespa).
La popolazione è formata per due terzi da Macedoni (popolazione slava), da Albanesi (quasi un quarto), da Turchi, Valacchi, Rom, Serbi e molti altri – tanto che un cuoco che si credeva spiritoso chiamò macedonia l’insalata di frutta mista che tutti conosciamo.
Gli abitanti vivono in gran parte nelle campagne, ma per un quinto abitano nella capitale Skopje (467.000 abitanti), dal centro storico caratteristico.
Il paese è sempre stato povero e le condizioni di vita sono modeste. Prodotti agricoli (tabacco, cereali, frutta) e minerari (lignite, rame, piombo) sostengono l’economia, ma le industrie sono vecchie e poco produttive. Migliori rapporti con i vicini (Grecia e Serbia) potrebbero portare anche una crescita economica.
Dopo essere stata nel 4° secolo a.C. la maggiore potenza greca, la Macedonia andò incontro a un lento declino e infine perse la sua indipendenza: dopo il dominio romano (dal 2° secolo d.C.) e quello slavo (dall’8° secolo), subì quello dei Turchi (14°-19° secolo). Sul finire dell’Ottocento la Macedonia era contesa da Bulgaria, Serbia e Grecia, che dopo le guerre balcaniche del 1912–13 se ne spartirono il territorio. Alla Serbia (v. anche Serbia e Montenegro, storia di) andò la Macedonia settentrionale, che nel 1918 entrò a far parte del nuovo regno di Iugoslavia e nel 1946 fu una delle sei repubbliche che si federarono nella Repubblica Iugoslava, all’interno della quale poté sviluppare la sua identità linguistica e culturale.
La crisi della Iugoslavia, nel 1991, portò a un referendum che sancì la nascita della Macedonia come Stato autonomo. Al suo riconoscimento internazionale si oppose però la Grecia (v. anche Grecia, storia della), nel timore che l’esistenza di uno Stato macedone potesse alimentare rivendicazioni territoriali sulla provincia greca della Macedonia. Nel 1993 il nuovo Stato venne comunque ammesso all’ONU, con il nome provvisorio di Repubblica ex iugoslava di Macedonia.
I primi anni della Repubblica macedone non sono stati facili. Alle tensioni con la Grecia si aggiunsero quelle con la Bulgaria, che negava l’esistenza di una nazione e di una lingua macedoni, e quelle con la Repubblica federale di Iugoslavia e con l’Albania, che appoggiavano le rivendicazioni delle rispettive minoranze nazionali presenti in Macedonia. A partire dal 1995-96, grazie a una serie di accordi internazionali, tali contrasti si sono tuttavia attenuati.
Quanto alla situazione interna, il problema principale era rappresentato dalle rivendicazioni di autonomia da parte della consistente minoranza albanese (più del 20% della popolazione). Dopo anni di ostilità e violenze, però, nel 2001 si è giunti a un accordo che riconosce agli Albanesi la pari dignità con i Macedoni sia per la religione (musulmana) sia per la lingua.