Uomo politico romano (Volsinio 20 a. C. circa - Roma 31 d. C.), favorito dell'imperatore Tiberio. Accompagnò Gaio Cesare in Oriente (1-4 d. C.), poi (14) fu prefetto del pretorio, dapprima associato in tale carica al padre Lucio Seio Strabone; comprendendo quale strumento di predominio potevano essere i pretoriani, convinse l'imperatore a concentrarli a Roma (21-23 circa), e seppe assicurarsi la stima dell'imperatore e i mezzi per affermare la propria supremazia. Morto il figlio di Tiberio, Druso (23), non senza il sospetto di responsabilità di S., questi lottò contro la famiglia di Germanico: la vedova Agrippina e il figlio Nerone furono banditi, quindi fu imprigionato l'altro figlio di Germanico, anch'egli di nome Druso; S. perseguiva il disegno di succedere praticamente a Tiberio come tutore del nipote Tiberio Gemello. Ottenne (31) il consolato e la potestà proconsolare; ma infine provocò la reazione, oltre che dell'aristocrazia, dello stesso Tiberio, il quale lo sostituì nella prefettura del pretorio e nello stesso giorno lo denunciò. S. fu arrestato e ucciso. Alla sua morte seguì una serie di processi con i quali l'aristocrazia romana colpì i seguaci di S., e la cui durezza impressionò profondamente Tiberio, influendo sulla sua già evidente tendenza all'isolamento, lontano da Roma.