Ghiberti, Lorenzo
Modernità e tradizione alle soglie del Rinascimento
Nel rivoluzionario ambiente artistico della Firenze all'inizio del Quattrocento, Ghiberti svolse un ruolo di mediazione tra lo stile elegante delle corti europee, denominato stile internazionale, e le nuove conquiste di anatomia e prospettiva dell'arte toscana. Impegnato nei cantieri più importanti del tempo, si affermò come protagonista della scultura fiorentina grazie alla sua insuperabile bravura tecnica
Figlio di un ricco borghese malato di mente, Lorenzo Ghiberti nacque a Firenze nel 1378 e crebbe con la madre e il suo compagno, l'orafo Bartolo di Michele, di cui fu creduto a lungo figlio legittimo; da quest'ultimo apprese la pittura, la grammatica e l'arte orafa. Nel 1401 il giovane Lorenzo prese parte al prestigioso concorso per la decorazione di una della due porte del Battistero fiorentino, che erano rimaste incompiute alla morte di Andrea Pisano, e ne risultò il vincitore.
Da allora, e fino al 1424, Ghiberti e la sua bottega lavorarono a una delle più importanti imprese artistiche del tempo, eseguendo 24 rilievi con le storie del Nuovo Testamento. Lo schema dell'intera composizione, suddivisa in formelle con cornici di forma gotica, doveva riprendere quello della prima porta usato un secolo prima, ma lo stile trovato da Lorenzo è di una tale modernità da fare di questa impresa un laboratorio del nuovo stile rinascimentale.
Le storie della vita di Gesù, scelte per sottolineare il significato di Cristo come porta della salvezza che conduce alla Grazia offerta dal battesimo, uniscono citazioni di sculture antiche e indagini della natura, espressione dei sentimenti e dignità, uso della linea gotica e della nuova prospettiva rinascimentale.
Il successo ottenuto portò a Ghiberti numerose richieste di lavoro da parte delle più importanti istituzioni cittadine: le corporazioni delle Arti e dei Mestieri. Queste potenti organizzazioni stavano provvedendo a decorare le facciate dell'Oratorio di Orsanmichele con statue dedicate ai propri santi patroni. A Ghiberti fu assegnato il compito di realizzare le statue di S. Giovanni Battista protettore dell'Arte dei drappieri, di S. Matteo per l'Arte del cambio e di S. Stefano, patrono dell'Arte della lana. Per il S. Giovanni Battista Lorenzo eseguì un progetto per una statua in bronzo di grandi dimensioni, fusa in un solo blocco. I tre santi per Orsanmichele rivelano il profondo legame di Ghiberti con lo stile del gotico internazionale, evidente nelle pose e nelle pieghe delle vesti, che danno alle figure un tipico atteggiamento incerto e ondeggiante.
La fama di Ghiberti è legata soprattutto alla terza porta per il Battistero fiorentino, detta Porta del Paradiso, alla quale lavorò dal 1425 al 1452. Partendo dal modello della porta precedente, il progetto cambiò profondamente arrivando a sostituire alle 28 formelle previste solo 10 pannelli più grandi, di cornice quadrata, con storie della Bibbia. In tal modo Ghiberti crea veri e propri quadri dentro cui sono collocati diversi episodi. I Fiorentini ne rimasero incantati e la definirono "la più bell'opera del mondo".
Dopo una lunga crisi economica, che aveva interrotto i lavori del Battistero per un secolo, nel 1400 la corporazione più ricca di Firenze (della Calimala) decise di far decorare le porte del monumento dal migliore artista del tempo. Organizzò un concorso, tenutosi nel 1401, cui parteciparono numerosi scultori, con un rilievo di prova sul tema del sacrificio di Isacco. Brunelleschi e Ghiberti, favoriti perché fiorentini, consegnarono due formelle molto simili nei dettagli illustrativi ma completamente diverse per stile. Drammatica e potente, la scena di Brunelleschi si concentra sul dramma del sacrificio e sul movimento da esso provocato; Ghiberti invece descrive con più tranquillità ciò che accade e si sofferma sulla bellezza dei corpi, l'eleganza delle vesti e dei gesti. La moderazione di Ghiberti e la sua abilità tecnica superiore a quella degli altri concorrenti fecero sì che egli ottenesse la vittoria e l'importante incarico.