corporazioni
Le associazioni di mestiere
Nell'Europa medievale si chiamavano corporazioni le associazioni di tutti coloro che in una determinata città esercitavano lo stesso mestiere. Per esempio i mercanti, i banchieri, i notai, i fabbri, i calzolai. Queste corporazioni conobbero il loro maggiore sviluppo tra Duecento e Trecento e andarono declinando e poi scomparendo tra Seicento e Settecento. In Italia, nel Medioevo, queste corporazioni si chiamavamo prevalentemente Arti o Mestieri, nei paesi di lingua germanica Gilde
In origine le corporazioni funzionavano molto semplicemente: gli affiliati di una determinata corporazione si riunivano in gruppo e giuravano di restare uniti per difendere i loro interessi comuni e aiutarsi a vicenda in caso di bisogno. Con il passare del tempo, le arti diventarono un elemento molto importante nella struttura economica, politica e sociale di una città. Per esempio, nessuno, senza essere iscritto a un'arte che lo rappresentava, poteva esercitare un'attività.
Gli statuti delle corporazioni, inoltre, disciplinavano minuziosamente tutto quanto riguardava l'attività del loro settore professionale: stabilivano in piena autonomia i prezzi, i salari e le condizioni di lavoro dei loro sottoposti, ostacolavano la concorrenza e provvedevano anche alla formazione professionale di coloro che intendevano diventare membri di quella corporazione, gli apprendisti.
Tra Duecento e Trecento alcune arti divennero istituzioni molto ricche e potenti che controllavano il governo della città. Possedevano palazzi eleganti su cui era esposto il simbolo della loro corporazione e i loro rappresentanti presenziavano alle cerimonie pubbliche cittadine. Dalla seconda metà del Quattrocento le corporazioni videro limitati i loro privilegi dal crescente potere degli Stati che non intendevano lasciare alle associazioni di mestiere la regolamentazione della vita economica. Tra il Cinquecento e il Seicento la struttura delle corporazioni appariva ormai superata e troppo rigida, non in grado di tenere il passo delle nuove esigenze dell'industria e dei grandi traffici commerciali.
A Firenze una delle più potenti corporazioni cittadine era quella dell'Arte della lana, il cui primato veniva minacciato da un'altra arte maggiore (così venivano chiamate, infatti, le corporazioni più ricche), l'Arte della seta. In Italia nel Medioevo la produzione di panni e tessuti era un'industria molto fiorente cui facevano capo numerosissimi mestieri. Altre arti maggiori a Firenze erano quelle dei giuristi, dei banchieri, dei notai. Le arti maggiori diedero anche un forte impulso allo sviluppo culturale delle città finanziando opere d'arte e palazzi. A Firenze ne sono testimonianza il palazzo dell'Arte della lana e Orsanmichele. Nei tabernacoli esterni del palazzo gotico di Orsanmichele le arti maggiori fecero erigere dai più noti artisti del tempo le statue dei santi protettori di ciascuna arte.
Nella seconda metà del Settecento il granduca di Toscana Pietro Leopoldo decretò la soppressione di tutte le arti.
Nel Medioevo e in età moderna imparare un mestiere non era una cosa facile. Per prima cosa bisognava trovare una bottega dove fare apprendistato e un maestro. Poi occorreva pagare una somma più o meno alta per le spese del proprio apprendistato che durava circa sei-sette anni. Per tutto questo periodo si era pagati poco o molto poco per il proprio lavoro presso la bottega. Ma l'apprendista, a differenza del lavoratore salariato senza specializzazione, poteva sperare un giorno di diventare maestro anche lui, con una propria bottega e una ricca clientela. Nei periodi di crisi, però, quando il lavoro diminuiva, i maestri potevano ostacolare l'accesso al grado di maestro di coloro che avevano finito l'apprendistato per impedire loro di aprire nuove botteghe. In questo modo le corporazioni difendevano i loro membri da una nuova concorrenza. Le prove da superare per diventare maestro diventavano così sempre di più: sostenere un esame, eseguire un 'capolavoro' nella casa del maestro, pagare una tassa al re, offrire un banchetto e via di seguito…