Detta anche letteratura franco-veneta, indica il complesso delle opere d’argomento cavalleresco o didascalico scritte nel 13° sec. e ai primi del 14° nella zona dell’Italia nord-orientale compresa tra la fascia subalpina e la valle del basso Po, in un linguaggio che su una base sostanzialmente francese innesta elementi fonetici, morfologici, lessicali e sintattici italiani, e più particolarmente veneti o ladino-veneti. Si tratta in genere di rimaneggiamenti di opere francesi, ma il grado d’ibridismo linguistico e quello di dipendenza dalle fonti francesi sono variabili. Leggende italiane s’insinuano tra quelle originarie; singolare carattere di questa letteratura è la fusione dell’elemento bellico carolingio con quello amoroso bretone; fusione che poi sarà caratteristica della posteriore grande poesia cavalleresca italiana, di M.M. Boiardo e L. Ariosto. Queste opere non sono da confondere con quelle scritte in francese nel 13° sec. da autori italiani, come, per es., il Trésor di Brunetto Latini o la stesura francese del Milione di Marco Polo. Le opere più notevoli della letteratura f. sono: un gruppo di poemi d’ambiente carolingio, raccolti modernamente sotto il titolo di Geste Francor e dovuti tutti, sembra, a un unico autore: l’Enfances Hector o Ercule, appendice al Roman de Troie; l’Entrée d’Espagne, poema di un padovano continuato ai primi del 14° sec. da Niccolò da Verona con la Prise de Pampelune, il miglior poema di questa letteratura.