Karlovy Vary, Festival di
Giunto nel 2002 alla sua trentasettesima edizione, il Mezinárodní Filmový Festival Karlovy Vary (Festival internazionale del cinema di Karlovy Vary) è uno dei festival che, nell'ambito degli undici competitivi riconosciuti dalla Fédération internationale des associations de producteurs de films (FIAPF), ha avuto più lunga vita, e senza dubbio il più prestigioso dell'Europa centro-orientale.
Per molto tempo il Festival ha visto la propria identità strettamente legata a un contesto fortemente politicizzato, connotato da motivi ideologici e sociologici che hanno dominato l'Europa orientale nella seconda metà del Novecento, e il suo sviluppo è stato piuttosto travagliato, al punto che nell'ultimo decennio del 20° sec., dopo l'affermarsi della perestrojka e la caduta del Muro di Berlino, il F. di K. V. ha dovuto rimettere in gioco il proprio ruolo. Nato con l'intento di esaltare la linea estetica e la produzione del cinema del realismo socialista, con il precipitare degli eventi storici ha subito una forte crisi di identità sia nelle scelte dei film sia nell'adozione di una precisa linea culturale.
Il nucleo embrionale del Festival risale al 1946, quando a Marianske Lazne, su iniziativa degli organi statali, si diede vita a una rassegna non competitiva di film (che venivano presentati anche a Karlovy Vary), i cui intendimenti erano quelli di dare risalto al cinema di impegno sociale e politico e di presentare opere allineate con la tendenza ufficiale della cinematografia sovietica, che aveva un peso decisivo nella produzione dei Paesi di area socialista. Nel 1948 il Festival diventò competitivo e trovò sede stabile a Karlovy Vary, famosa stazione termale chiamata Carlsbad in epoca austro-ungarica, passata nella ex Cecoslovacchia e poi nella Repubblica Ceca.
Si precisò fin dall'inizio una particolare ottica nella definizione della linea culturale e dello stile organizzativo del F. di K. V.: sottrarre la sua fisionomia a ogni pomposità cerimoniale e mondana e focalizzarne il senso sul lavoro e l'impegno civile dei cineasti e sull'esame critico dei film presentati, affermando così una nuova etica nella concezione delle rassegne cinematografiche tese a mettere in luce il contrasto esistente tra due diverse maniere di intendere il cinema ‒ quella che lo riconduce a una forma di evasione e quella che lo considera un fatto culturale-educativo ‒ e orientare verso quest'ultima concezione i programmi e la filosofia del Festival. Secondo Antonín Martin Brousil, teorico del cinema e tra i primi organizzatori del F. di K. V., nonché presidente delle giurie delle sue prime edizioni, l'idea iniziale caratterizzante fu quella di operare una scelta rigorosa tra i film, selezionandoli secondo un particolare criterio artistico e sociale. Un principio da cui discendeva l'intento di non umiliare le cinematografie di piccoli Paesi o quelle meno conosciute e più deboli produttivamente, anzi di favorirle. La manifestazione, comunque, ha privilegiato nei suoi anni di maggior prestigio la produzione dei Paesi dell'Europa orientale e quella dei Paesi asiatici di area sovietica.
Così come si è venuto delineando nel tempo, il programma ufficiale del F. di K. V. consiste in due sezioni competitive, una di film di finzione e una di documentari, e di diverse sezioni non competitive: Horizonty (Orizzonti, una panoramica di film internazionali), Jiný pohled (Un altro sguardo, sezione di film sperimentali o di particolare approccio artistico), Na východ od Západu (A oriente dell'Occidente, film dall'Europa orientale) e České filmy (Film cechi, dedicata alla produzione nazionale). Ogni anno inoltre vengono presentate retrospettive (sul cinema australiano, sul cinema di animazione cecoslovacco e così via) o rassegne monografiche come quelle su Antonin Artaud, Jean Epstein, Joris Ivens, Olivier Assayas. Una giuria internazionale assegna i premi, tra cui il più importante è il Křišt′álový glóbus (Globo di cristallo), cui si sono aggiunte, nel corso delle varie edizioni, molte onorificenze particolari.
A partire dagli anni Cinquanta, nonostante l'orientamento che si andava precisando ‒ decisamente austero e alternativo rispetto alle manifestazioni mondane ‒ il F. di K. V. si inserì fra gli avvenimenti cinematografici più importanti. Nel 1954 vi parteciparono 21 Paesi con 40 film, nel 1956 il numero di film rimase invariato ma già i Paesi rappresentati salirono a 43. Nell'edizione del 1948 fu significativa la presenza di un film che vinse il massimo riconoscimento, Ostatni etap (L'ultima tappa) realizzato dalla polacca Wanda Jakubowska e incentrato sul genocidio perpetrato dai nazisti e sul trattamento delle donne nei campi di concentramento. Negli anni Cinquanta un merito del Festival fu quello di mettere in luce un artista come Karel Zeman, autore cecoslovacco di 'invenzioni fantastiche' costruite con animazioni di pupazzi; partendo da Karlovy Vary il regista ha cominciato una carriera trionfale che lo ha fatto conoscere in tutto il resto del mondo.
Il periodo di maggior visibilità e prestigio del F. di K. V. furono gli anni Sessanta, ma dopo il 1968, all'indomani della 'normalizzazione' seguita alla repressione della Primavera di Praga, il Festival ha sofferto un declino che lo ha obbligato ad alternarsi con il Festival cinematografico di Mosca.
In seguito ai mutamenti politici avvenuti in Europa e nella stessa Cecoslovacchia con la caduta del comunismo, il Festival si è aperto negli anni Novanta a una selezione più spregiudicata e attenta perfino al lato commerciale, con la creazione di un parallelo mercato del film. Si è fatto ricorso anche a una formula organizzativa più liberale: nel 1993 per organizzare il F. di K. V., fino ad allora gestito dallo Stato, è stata istituita una Fondazione composta dal Ministero della cultura, dalla municipalità di Karlovy Vary e dal Grand Hotel Pupp presso cui si svolgeva in origine la manifestazione, e presieduta dal popolare attore ceco Jiři Bartoška. Nel 1998 lo svolgimento del Festival è stato affidato a una società per azioni, la Film Servis Festival Karlovy Vary. L'emancipazione dai fondi pubblici è stata accompagnata dalla necessità di ottenere supporti finanziari privati sostenuti da sponsor; il Festival si è così 'occidentalizzato' e, fatto assolutamente innovativo rispetto alle sue tradizioni, si è aperto alle attrattive mondane, invitando personalità della cultura statunitense e appartenenti al firmamento cinematografico hollywoodiano, da Lauren Bacall a Michael Douglas, da Mia Farrow a Gregory Peck, da Rod Steiger a Tom Di Cillo, offrendo in tal modo anche ai distributori occidentali un'occasione di sbocco sul mercato dei Paesi dell'Est.
Tra i vari meriti acquisiti negli anni Novanta dal F. di K. V. vanno annoverati: aver fatto tornare in patria cineasti, come Miloš Forman e Ivan Passer, che si erano costruiti una carriera di successo negli Stati Uniti; aver riaperto le porte ai film della Primavera praghese, che erano stati vietati per vent'anni; aver 'scongelato' i documentari sull'occupazione delle truppe del Patto di Varsavia, la cui visione e circolazione erano state rigorosamente proibite dal novembre del 1969.