Mosca, Festival di
Una prima edizione di quello che sarebbe poi diventato il Moskovskij meždunarodnyj Kino Festival′ (Festival internazionale del Cinema di Mosca) fu tenuta nel 1935, con una giuria diretta da Sergej M. Ejzenštein che assegnò il gran premio alla produzione del sovietico Studio Lenfil′m, ma premiò anche Le dernier milliardaire (1934; L'ultimo miliardario) di René Clair e una serie di cartoni animati di Walt Disney. La manifestazione rimase tuttavia un avvenimento isolato: nei decenni successivi infatti furono organizzate rassegne dedicate quasi esclusivamente alla produzione interna, come gli omaggi alla cinematografia sovietica bielorussa, armena, tagika, ucraina. Soltanto alla fine degli anni Cinquanta la considerazione del ruolo politico e culturale svolto sul piano mondiale dall'Unione Sovietica e la valutazione dell'importanza della sua cinematografia nazionale resero evidente la necessità di un vero e proprio festival cinematografico di rilevanza internazionale. Dato il clima politico di quegli anni tuttavia, la rinascita del F. di M. acquistò il senso non solo di un appuntamento cinematografico, ma anche di un'occasione di propaganda del regime sovietico, di un'iniziativa volta soprattutto a coinvolgere i cineasti dei popoli 'amici'. La nuova manifestazione si svolse per la prima volta nel 1959. Riconosciuta dalla Fédération internationale des associations de producteurs de films (FIAPF), ebbe cadenza biennale, alternandosi al Festival di Karlovy Vary cui non si voleva fare concorrenza, e acquisì subito carattere competitivo, aperto alle cinematografie occidentali e ai loro protagonisti, molti dei quali furono sia premiati sia chiamati a far parte delle giurie (da Luchino Visconti a Stanley Kramer, da Satyajit Ray a Giuseppe De Santis, da Kurosawa Akira a Clair, da Gina Lollobrigida a Richard Gere ad Alberto Sordi, da Robert De Niro a Cesare Zavattini). Ai premi principali d'oro e d'argento (dal 1989 il Georgij) per le opere vincitrici si affiancarono premi e riconoscimenti assegnati ad attori e registi. Come nella maggior parte dei festival cinematografici, furono istituite sezioni collaterali (da quella dedicata ai film per ragazzi sino al documentario) e furono organizzate retrospettive. Per la seconda edizione, nel 1961, fu inaugurata la grandiosa sala Rossija (la più capiente di Mosca con 2500 posti). Il F. di M. ha sempre costruito la sua politica culturale dedicando attenzione particolare al cinema dell'Est europeo, alle cinematografie minori dei diversi continenti, e al loro interno ai film di tutti i generi prodotti al di fuori dei grandi circuiti. Un profilo che veniva presentato spesso con critiche esplicite al carattere commerciale ed elitario di molte manifestazioni analoghe (soprattutto il Festival di Cannes) ed esaltando al contrario l'obiettivo di aggregare cineasti di diversi Paesi uniti dal comune amore per il cinema. Il sessantesimo anniversario del cinema sovietico venne celebrato con una serie di iniziative che ebbero il loro centro nel Festival. In tale occasione fu assegnato un riconoscimento speciale al film di Ejzenštejn ¡Qué viva México!, girato agli inizi del degli anni Trenta e ricostruito da Grigorij V. Aleksandrov, all'epoca collaboratore del grande cineasta. In seguito cominciarono ad apparire anche nel F. di M. i primi segnali del mutamento del clima politico interno e internazionale che avrebbe caratterizzato gli anni successivi: la giuria della quindicesima edizione, del 1987, che assegnò il premio a Federico Fellini per Intervista, fu presieduta per la prima volta da un attore americano, Robert De Niro, che venne acclamato dal pubblico locale. Erano gli anni della perestrojka di M.S. Gorbačëv, che toccava non solo gli assetti politici ed economici, ma anche la cultura e quindi il cinema. Significativa fu la retrospettiva che si tenne al Festival nel 1989 sul "cinema del totalitarismo: i film dell'età di Hitler, Stalin e Mussolini", allestita da studiosi che volevano approfondire la critica al culto di Stalin. Dopo tanti anni, vennero prelevati dagli archivi e proiettati per il pubblico i film agiografici diretti, tra gli altri, dal georgiano Michail E. Čiaureli, in un'iniziativa che secondo la curatrice della rassegna, Maja Turovskaja, avrebbe dato un contributo decisivo al processo di destalinizzazione della cinematografia sovietica. La formula non priva di retorica che aveva caratterizzato il F. di M. cominciò a essere rivista: si puntò a edizioni più concise, a competizioni più serrate (la manifestazione del 1989 aveva appena venti film in concorso), la cui austerità è stata mantenuta negli anni Novanta, un periodo assai travagliato che ha visto la rassegna conservarsi con fatica, vittima della incerta e caotica situazione del postcomunismo. Il minimo storico è stato toccato nel 2001, con soli diciassette film in concorso, fra i quali si è notata per la prima volta (nonostante la direzione del Festival sia passata all'inizio del nuovo secolo nelle mani del regista russo Nikita S. Michalkov) la totale assenza della produzione nazionale, una situazione impensabile al tempo in cui il Festival venne progettato. Per il cinema russo il clima evidentemente è cambiato, e lo stesso Festival si è visto costretto a cercare una nuova identità: sin dall'edizione del 1987 il nuovo spirito del tempo aveva indotto a istituire fra le sezioni un Mercato del film (sul modello dell'originariamente criticato Festival di Cannes) con la partecipazione di circa 400 opere. Un passo decisivo che lo ha introdotto in una realtà più commerciale. Film insoliti, retrospettive originali, proiezioni in sale di ultima generazione dotate di dolly surround, controllo digital ecc., costituiscono l'aspetto nuovo di una manifestazione decisa ad adeguare il suo profilo agli standard internazionali.