Abbassamento della temperatura corporea sotto la media fisiologica. Si osserva come conseguenza di forti e prolungati raffreddamenti (assideramento), di turbe della termoregolazione, nello shock, nell’insufficienza funzionale della tiroide (ipotiroidismo) e dei surreni (iposurrenalismo).
I. controllata In chirurgia e in anestesia, espressione indicante un particolare trattamento che consiste nell’indurre una netta diminuzione della temperatura corporea allo scopo di deprimere il metabolismo cellulare, ossia di ridurre le attività vitali e, conseguentemente, anche il fabbisogno di ossigeno da parte dell’organismo. Il più basso livello di temperatura corporale raggiungibile senza rischio è di ca. 29 °C; oltrepassando tale limite subentra il pericolo della comparsa di turbe del ritmo cardiaco (bradicardia marcata, tachicardia parossistica, fibrillazione ventricolare). A questa temperatura si possono chiudere completamente le cave allo sbocco nell’atrio destro ed eseguire sul cuore esangue interventi che non superino la durata di 8-9 minuti, quali la valvulotomia della polmonare o la chiusura di piccole pervietà interatriali. Per la correzione di malformazioni più complesse, che richiedono l’esclusione cardiaca e un cuore immobile, esangue, per un tempo più lungo, si può utilizzare la tecnica dell’i. associata a circolazione extracorporea. È possibile allora arrivare a temperature di 12-14 °C (i. profonda), alle quali il fabbisogno di ossigeno è praticamente nullo, e si ha arresto cardiaco. Prima di sospendere la circolazione extracorporea si procede al riscaldamento del sangue. Durante questa fase si assiste alla ricomparsa dell’attività contrattile del miocardio. L’i. profonda associata a circolazione extracorporea prolunga però la durata di quest’ultima, data la necessità d’impiegare un certo tempo nelle fasi di riscaldamento e di raffreddamento, e ciò può comportare degli inconvenienti. Si è cercato perciò di ottenere l’i. selettiva del miocardio perfondendo soltanto l’aorta ascendente, o direttamente le coronarie, con sangue a 3-4 °C, mentre la perfusione sistemica viene mantenuta su valori normotermici o in i. lieve. Si possono eseguire in tal modo interventi correttivi sul cuore aperto anche di lunga durata.