In linguistica, pronuncia o forma errata che si sostituisce a una forma esatta creduta scorretta. Ne sono esempio i 36 i. di pronuncia riportati da G.G. Belli nei due sonetti Er zervitor-de-piazza ciovile e Er parlà cciovile de ppiù (1831), in cui il poeta mise in caricatura certi concittadini che smaniosi di parlar ‘civile’ si allontanavano impropriamente dal dialetto dicendo abbaglia per abbaia (romanesco raia «raglia»), canda per canna (locanna «locanda»), deselto per deserto (scerto «scelto») ecc.
In alcuni casi le forme ipercorrette si affermano stabilmente nell’ambiente linguistico. Per es., nella pronuncia del popolo parigino, tra il 13° e il 16° sec., è seguita da r + consonante era sostituita da a; l’innovazione fu ritenuta dialettale dalle classi più elevate, che la evitavano usando è anche là dove a era giustificata.