Sistema linguistico di ambito geografico o culturale per lo più limitato, che non ha raggiunto o che ha perduto autonomia e prestigio di fronte agli altri sistemi con i quali costituisce geneticamente un gruppo.
Per la classificazione scientifica, il momento discriminante perché un sistema linguistico possa considerarsi d. è non solo il contrapporsi a una lingua nazionale o di cultura, ma anche l’appartenere a un gruppo di sistemi geneticamente compatto, determinatosi attraverso un complesso di innovazioni e integrazioni sostanzialmente comuni. Secondo le formulazioni più recenti il vecchio assunto di un d. inteso come entità autonoma e ben distinta dalla lingua è stato sostituito dalla considerazione della complessità della realtà linguistica, per cui il d., non più unità compatta, ma insieme di sottovarietà, va analizzato in rapporto alle altre varietà del repertorio linguistico con cui esso si trova in contatto. All’interno di un territorio i cui d. appartengono alla stessa famiglia spesso è difficile dire dove un d. cessi e dove ne cominci un altro, poiché le particolarità dialettali si sovrappongono; si ricorre perciò di solito alla scelta di un certo numero di peculiarità, e si segnano poi i confini dove queste peculiarità nel loro insieme vengono a cessare (➔ isoglossa). Anche in rapporto con la lingua nazionale non sempre è facile segnare i confini del d., specie se questo ha molti punti di contatto con quella; spesso, in questi casi, si determinano piuttosto situazioni di diglossia, nelle quali il d. si pone come varietà diastratica bassa di comunicazione all’interno di cerchie familiari o comunque omogenee, mentre la lingua nazionale è impiegata nella comunicazione con persone esterne al gruppo familiare o sociale di appartenenza. Un nuovo confine dialettale può sorgere anche in seguito alla creazione di una lingua letteraria: tale è il caso dei d. nederlandesi e fiamminghi, che erano basso-tedeschi, ma ora costituiscono un gruppo a parte, grazie al formarsi di una lingua nederlandese-fiamminga. Oggi la distinzione tra lingua (nazionale) e d., a livello sociolinguistico, si fonda soprattutto sull’uso amministrativo (ufficiale), che caratterizza la lingua ma non il d., e che alla prima impone una standardizzazione non richiesta al secondo.
Nella situazione linguistica storica dell’Italia si possono riconoscere quattro gradi di specializzazione funzionale legati a comunità linguistiche via via più particolari e ridotte: l’italiano, che è riconosciuto ovunque come lingua standard; l’italiano regionale, che caratterizza una pronuncia particolare e accoglie alcuni prestiti lessicali tipici del dialetto; il dialetto regionale, privo dei particolarismi locali e spesso foggiato sulla varietà più autorevole dell’area; il dialetto locale (v. tab.).
La dialettologia è il ramo della linguistica che si occupa dei d., delle loro caratteristiche individuali e dei loro rapporti con altri d. della stessa area o con altri sistemi linguistici geneticamente affini.