Insegnante
Il ruolo professionale degli insegnanti
Il ruolo professionale e sociale degli i., sia di quelli che operano all'interno delle istituzioni scolastiche sia di quelli che prestano servizio in altre istituzioni educative e formative, dipende da una serie di fattori tanto interni quanto esterni alle istituzioni stesse. Al fine di valutare il fenomeno nelle sue effettive caratteristiche, è opportuno considerare almeno quattro parametri significativi: 1) la formazione dell'i., l'accesso all'insegnamento, lo stato giuridico; 2) il tipo oppure i tipi di profili professionali che vengono richiesti dalle istituzioni educative; 3) l'impegno o carico orario di lavoro che è richiesto ai docenti nei diversi livelli di istruzione; 4) il trattamento economico che è riservato agli i. dei diversi gradi di istruzione.
In merito al primo di questi parametri, la tradizione distingueva fra docenti della scuola preprimaria e primaria, per i quali era richiesta una formazione di istruzione secondaria di secondo grado (conseguita per lo più in istituti specializzati o 'magistrali'), e docenti di scuola secondaria, per i quali era necessario un titolo di studio universitario o equiparato. Ormai, nella maggior parte dei Paesi, per ogni tipo di docente è essenziale una formazione universitaria di tipo specialistico. L'accesso all'insegnamento, a seconda delle diverse tradizioni relative all'organizzazione dei servizi pubblici, viene subordinato al superamento di un esame-concorso pubblico ovvero lasciato alla libera determinazione delle istituzioni educative o degli enti di gestione locale di tale servizio. Ciò vale in una certa misura anche per l'accesso alla docenza nelle istituzioni universitarie e similari. Lo stato giuridico varia secondo la tradizione politico-amministrativa dei diversi Paesi (si va dal rapporto di pubblico impiego, tramite inquadramento in ruoli nazionali o decentrati, alla contrattazione di tipo privatistico).
Il secondo parametro indicato è caratteristico dei sistemi avanzati di istruzione e di formazione, e consiste nella tendenza a diversificare e ad aumentare le figure professionali impiegate nell'organizzazione dell'insegnamento. Già il docente ex cathedra, al quale è affidato l'insegnamento di una o di più discipline, è venuto modificando il suo profilo professionale, in ragione delle novità metodologiche e didattiche dell'insegnamento suggerite dalla ricerca educativa contemporanea. Accanto a quella principale del docente, si stanno affermando altre figure professionali, che sono destinate a compiti integrativi, di ausilio, di orientamento, di progettazione curricolare, di coordinamento, di assistenza tecnica, di tutorato. Non è raro sentire parlare, più che di singoli docenti che operano in una classe oppure in un istituto, di uno staff o di una équipe, ossia di un complesso di esperti comprendente diverse figure di docenti, nel senso allargato, e anche medici, psicologi, assistenti sociali, sia pure in circostanze limitate della vita di una comunità scolastica.
Il terzo parametro indicato riguarda la consistenza dell'impegno di lavoro all'interno dell'istituzione scolastica. Sotto tale profilo va considerato anzitutto il numero delle ore d'insegnamento. Secondo i dati del rapporto OCSE (Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico) del 2004, la media di lavoro annuo di un i. nella scuola primaria è di 803 ore; nella scuola secondaria di primo ciclo la media annua è di 717 ore; nella secondaria superiore di indirizzo generale la media annua è di 674 ore. Tali dati non sono tuttavia molto indicativi, dal momento che tengono conto soltanto del tempo di contatto con gli allievi, e non, per es., dei tempi di preparazione delle lezioni e di correzione dei compiti; vi è poi l'incidenza non secondaria del tempo impiegato in attività collegiali o di supporto. In secondo luogo è importante considerare il numero degli allievi affidati a un insegnante. Nella scuola primaria il numero degli studenti per i. è in media, nei Paesi dell'OCSE, di 17 studenti; nella scuola secondaria la media è di 14 studenti per insegnante. In generale il numero degli allievi per i. diminuisce via via che s'innalza il livello d'istruzione.
Infine, non è meno importante prendere in considerazione il trattamento economico dei docenti. A questo riguardo, tuttavia, la comparazione è ancora più difficile e problematica. Secondo la stessa fonte internazionale, gli i. del primo ciclo della scuola secondaria percepiscono un salario che varia dai 10.000 dollari nella Repubblica Slovacca ai 40.000 dollari o più in Germania, Australia, Stati Uniti, Giappone, Svizzera; il salario orario di un i. del secondo ciclo della scuola secondaria è in media superiore del 40% rispetto a quello di un i. di scuola primaria. Gli investimenti relativi al settore sono tuttavia in evoluzione nella gran parte dei Paesi.
Lo stato degli insegnanti in Italia
A partire dall'anno scolastico 2001-02, il corpo docente ha raggiunto in Italia una consistenza complessiva di oltre un milione di unità (fra docenti di ruolo e non di ruolo), così distribuite nei diversi settori dell'istruzione: 132.000 circa nella scuola dell'infanzia; oltre 290.000 nella scuola primaria; 215.000 circa nella secondaria di primo grado e 310.000 nella secondaria superiore; 96.500 nell'istruzione universitaria. La regolamentazione dello stato giuridico degli i. di scuola primaria e secondaria (per i docenti universitari, v. università) ha subito modiche, a partire dall'art. 23, 5° co., nella l. 23 dic. 1994 nr. 794, che ha devoluto alla competenza dei capi di istituto i provvedimenti riguardanti il riconoscimento dei servizi, la ricostruzione di carriera, l'accettazione di dimissioni, il collocamento a riposo. Peraltro, molte delle disposizioni concernenti il rapporto di lavoro (comprese quelle relative al periodo di prova, al trattamento economico, alle attività aggiuntive all'insegnamento) sono regolate mediante contratti individuali nel rispetto delle leggi, della normativa comunitaria e dei contratti collettivi nazionali di lavoro del comparto scuola. L'orario di lavoro, per l'attività d'insegnamento in senso stretto, è di 25 ore settimanali nella scuola dell'infanzia, di 22 ore nella scuola primaria, di 18 ore negli istituti di istruzione secondaria e artistica. A tale orario è da aggiungere l'impegno variabile dei docenti per le attività collegiali, di coordinamento, di programmazione, di supplenza e simili, svolte all'interno dell'istituto.
Sul delicato e complesso problema della formazione degli i., il legislatore è intervenuto più volte, a partire dagli anni Settanta del 20° sec., con disposizioni programmatiche che non hanno trovato, se non in parte, concreta attuazione. L'ultimo intervento in materia è contenuto nella legge di delega al governo per la riforma della scuola (l. 28 marzo 2003 nr. 53), che all'art. 5 specifica i criteri a cui dovranno ispirarsi le norme sulla formazione dei docenti: a) corsi di laurea specialistica delle università per i docenti di ogni livello; b) accesso alla laurea specialistica subordinato al possesso di requisiti minimi curricolari; c) l'esame finale per la laurea specialistica assume valore abilitante; d) dopo la laurea, gli aspiranti devono svolgere specifiche attività di tirocinio. Alla definizione delle norme generali in materia si è provveduto con d. legisl. 17 ott. 2005.
bibliografia
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