(sanscr. Sindhu) Fiume della regione indiana (3180 km), tributario dell’Oceano Indiano. I limiti del suo bacino (1.165.500 km2) si trovano a N negli spartiacque del Karakoram e del Hindukush; a O nelle montagne del Belucistan; a SE nel Deserto di Thar; a E verso il bacino del Gange – meno, naturalmente, che nella zona himalaiana – sono rappresentati da un’esile soglia (282 m s.l.m.). Nasce nel Tibet a 5165 m da una sorgente riconosciuta da S.A. Hedin nel 1907. Fluisce inizialmente in direzione NO, tra i rilievi del Karakoram a destra e del Himalaya a sinistra; da questi scendono i primi confluenti (da destra Shyok e Gilgit; da sinistra Gastang, Zaskar, Suru). Il suo corso montano, che solca in buona parte il Kashmir, è una successione di gole incassate e di bacini più o meno larghi, con notevoli resti di glaciazioni. Poi volge a SO e traversa la catena himalaiana. A partire dalla sua confluenza con il fiume Kabul diventa navigabile, sbocca in pianura e scorre con letto largo e divagante. Nell’alta pianura (Punjab), il fiume bagna una regione agricola, fertile e densamente abitata, e il fiume Sutlej porta in esso le acque di numerose sorgenti himalaiane (qui ha una portata media di 400 m3/s). Nella bassa pianura (Sind) parte delle acque (portata media a Hyderabad 5700 m3/s) è emunta per irrigazioni e più a valle si hanno perdite anche per la forte evaporazione. Presso Hyderabad ha inizio il delta (8000 km2), intersecato naturalmente da molti rami, di cui tuttavia solo alcuni riescono ad aver foce: gli alvei vivi hanno avuto a mano a mano uno spostamento verso O. Il fiume non ha importanza per la navigazione a causa delle forti oscillazioni di portata. Ne ha invece notevole per le irrigazioni praticate in varie forme (per canali artificiali; per bracci morti sistemati; per bacini-serbatoi, con numerosi sbarramenti, come quello di Tarbela).
Per la civiltà dell’Indo ➔ India.