Termine, entrato nell’uso filosofico nel 18° sec., che indica in generale la negazione di ogni determinazione del volere da parte di motivi esterni a esso (➔ determinismo). Mentre la concezione deterministica del volere considera quest’ultimo totalmente determinato dagli stimoli che su di esso influiscono (cioè dalla capacità di attrazione dei fini che si presentano alla sua consapevolezza), la concezione indeterministica lo considera non necessariamente vincolato dalle pur urgenti valutazioni conoscitive del maggiore o minore bene: e può così giungere alla formulazione del concetto di libertà umana come riassumente la posizione dell’uomo che, non conoscendo il vero e il bene assoluti, può scegliere anche contro il bene.
Analogamente, concezione deterministica del reale è quella che comunque lo considera come necessariamente determinato o da un destino razionale (per es., stoicismo) od occulto o dal meccanismo delle leggi naturali (positivismo e materialismo); indeterministica è di conseguenza la concezione che nega tale necessità, o semplicemente mostrando come essa non sia universale, o più radicalmente escludendola e sostituendo al regno della causa quello del caso. Più particolarmente si parla di i. spiritualistico (o idealistico) in relazione alla filosofia di Boutroux e Bergson per la loro concezione della libertà come principio costitutivo del reale, in polemica con il positivismo.