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Guinea-Bissau
La vita politica della Guinea-Bissau è dominata dal precario equilibrio tra potere civile e militare, che tiene tradizionalmente sotto scacco il processo di consolidamento democratico e con esso le relazioni internazionali del paese. Il 1° aprile 2010 parti dell’esercito si sono ammutinate contro l’allora capo dell’esercito Zamora Induta e il primo ministro Carlos Gomes Junior, e nel giugno dello stesso anno il loro leader, il generale Antonio Indjai, è stato nominato capo delle Forze Armate con la ratifica presidenziale. Molti analisti hanno interpretato la nomina come una potenziale minaccia al processo di consolidamento democratico, in quanto espressione della debolezza del governo di Bissau. Dopo la nomina l’Unione Europea (Eu), preoccupata dell’inefficacia del governo nell’opposizione all’influenza delle forze armate, ha interrotto il proprio sostegno alla riforma della sicurezza. Bruxelles auspica infatti un netto ridimensionamento – quasi del 50% – delle forze armate del paese al fine di indebolirne l’influenza politica, anche in considerazione del fatto che la Guinea-Bissau conta tre soldati ogni mille abitanti (media doppia rispetto a quella registrata dagli altri stati dell’Africa Occidentale).
Le relazioni con gli Stati Uniti sono d’altro canto minate dal presunto coinvolgimento di alcuni leader militari nel traffico internazionale di stupefacenti, per combattere il quale Washington sta facendo pressioni sia all’interno del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, sia sui partner commerciali del paese affinché siano imposte delle sanzioni. Di conseguenza la Comunità economica degli stati dell’Africa Occidentale (Ecowas), l’Unione Africana (Au) e la Comunità dei paesi di lingua portoghese hanno proposto di inviare una missione composta da 600 soldati a sostegno dell’esecutivo di Bissau, ormai troppo debole ed isolato. La missione, avviata nonostante le resistenze dell’esercito guineano, ha visto l’invio dei primi 200 uomini da parte dell’Angola ed è finalizzata a prevenire eventuali colpi di stato, a contrastare il traffico di droga e a facilitare la riforma delle forze armate. Stanti le difficoltà emerse nei rapporti con i tradizionali alleati occidentali, la Guinea-Bissau va allargando il proprio raggio d’azione diplomatica al fine di assicurarsi accordi di cooperazione economica e nel settore della sicurezza; Iran, Angola, Sudafrica e Cuba sono i paesi con cui Bissau sta stringendo i maggiori legami.
L’instabilità politica mette a rischio gli aiuti internazionali e con essi la crescita economica, che nel 2010 è stimata in calo rispetto agli anni precedenti (nel 2008 e 2009 la crescita era stata del 3% circa). L’economia è altresì indebolita dal fardello della spesa pubblica, che a sua volta è appesantita dai cosiddetti lavoratori-fantasma, ovvero dipendenti pubblici deceduti o mai esistiti, però regolarmente retribuiti (nell’agosto 2010 il governo ha scoperto tramite un censimento l’esistenza di circa 3000 casi del genere). Infine il paese ha un settore industriale poco sviluppato e di conseguenza non è in grado di sfruttare le risorse minerarie, soprattutto bauxite e fosfato, di cui dispone.
La Guinea-Bissau esporta principalmente anacardi (85% sul totale delle esportazioni) e in minor misura prodotti ittici, specialmente gamberetti. Il 98% degli anacardi viene venduto al maggior partner commerciale del paese, l’India, con cui l’interscambio negli ultimi tre anni è cresciuto mediamente quasi del 60% e con cui Bissau intrattiene una solida relazione diplomatica. Il Portogallo, l’ex potenza coloniale, mantiene il primato delle importazioni, nonostante la forte crescita della quota di importazioni provenienti dall’India.