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GONDAR

di Attilio MORI - Enrico CERULLI - - Enciclopedia Italiana (1933)
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GONDAR (A. T., 116-117)

Attilio MORI
Enrico CERULLI

Città dell'Etiopia, che sorge su di un elevato altipiano nella regione del Dambià a 40 km. a N. del lago Tana, a 12° 38′ lat. nord e a 37° 30′ long. est, a 2270 m. sul mare. Gondar, che ebbe un glorioso passato (v. appresso), oggi non è più che un meschino villaggio abitato da una popolazione, che non supera i 5000 abitanti, dedita in parte all'esercizio di alcune piccole industrie artistiche: oreficeria, arredi sacri, strumenti musicali, tessuti; e dove affluiscono numerosi gli aspiranti al sacerdozio, che vi compiono la loro istruzione religiosa. La città è formata da varî aggruppamenti distinti. Più in alto trovasi il villaggio cristiano che un tempo era diviso in due parti: quella dell'Abuna e quella dell'Ečagē, con numerose chiese disseminate anche nei dintorni; più in basso è il villaggio musulmano, ridotto a un dedalo di straducole e a un informe insieme di tucul addossati alle mura cadenti delle antiche costruzioni. Abbandonato è il quartiere dei Falascià, che preferirono disseminarsi in varî villaggi minori nei dintorni. Si tiene a Gondar un mercato assai frequentato; il commercio è particolarmente in mano agli Europei. Gondar è sede di una agenzia commerciale italiana dipendente dal governo della Colonia Eritrea, con la quale Gondar comunica mediante una camionabile che fa capo a El Aghni e Barentù.

Storia. - Gondar era un modesto villaggio quando fu scelta dal Negus Fāsiladas (1632-1667) come capitale dell'Abissinia. Essa ebbe presto il carattere non più di un campo militare temporaneo, ma di una residenza stabile del sovrano; e, già nel quarto anno del regno di Fāsiladas, il nuovo metropolita d'Etiopia, Marco, fissava anch'egli la sua sede a Gondar. I negus poi si facevano costruire un palazzo reale composto di più edifici (alcuni furono aggiunti successivamente sotto i regni di Giovanni I e Iyāsu I; e l'insieme di essi fu varie volte restaurato, specialmente da Iyāsu II nella metà del sec. XVIII). Alla costruzione, iniziata, pare, sotto lo stesso Fāsiladas, parteciparono operai portoghesi o indigeni istruiti dai Portoghesi. Ancor oggi le rovine di questi edifici, conosciuti come "i castelli di Gondar", testimoniano della magnificenza della costruzione e sono uno dei pochi monumenti architettonici abbastanza ben conservati dell'Abissinia.

Accanto al palazzo reale vennero sorgendo chiese e abitazioni minori; e la città, divenuta un centro commerciale, fu divisa in quartieri. Giovanni I nel 1669 assegnò ai musulmani un quartiere distinto dai cristiani; e Iyāsu I, suo figlio, donò alla chiesa di Debra Brehān di Gondar la grande campana di bronzo mandatagli in dono dagli Olandesi. Gondar fu teatro di gravi avvenimenti (per esempio, la strage dei monaci di Debra Libānos compiuta nel 1721 dalle bande dei Galla Giawè); e, soprattutto, fu la sede (nella seconda metà del sec. XVIII e prima del XIX) dei cosiddetti nagasta Gondar, i rois fainéants di Abissinia elevati al trono o spodestati dai loro pretoriani. Teodoro II (1855-1868) nel secondo periodo del suo regno, saccheggiò Gondar e buona parte delle stesse chiese (non pochi manoscritti della Magdala Collection del British Museum, provenivano da Gondar). Non più capitale, da quando Teodoro II l'abbandonò per Magdala (v.), Gondar decadde rapidamente; e le razzie dei Dervisci del Mahdī sudanese durante il regno di Giovanni IV la impoverirono ancor più; sino a che, spostatosi, con Menelik II, il centro dello stato nello Scioa (1889), Gondar non fu più nemmeno sede di un grande feudatario perché lo stesso ras della zona del Dambià e Baghiemeder si stabilì a Debra Tabor. Nel 1930 il ras Gugsā Walē (Olié), ras della zona predetta, si ribellò al governo di Addis Abeba ma fu battuto e ucciso a Zabit; e Gondar fu occupata dalle truppe imperiali e data in governo a un capo scioano.

Il capo della città di Gondar (diverso, dunque, dal capo della regione del Dambià) ha il titolo di cantiba Quando Gondar era capitale, il cantiba aveva una notevole importanza politica; importanza oggi passata al capo di Addis Abeba che ha assunto anche il titolo di cantiba.

Bibl.: I. Guidi, Gondar in Vocabolario amarico-italiano, Roma 1901; F. Beguinot, La Cronaca Abbreviata di Abissinia, Roma 1901.

Vedi anche
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żar
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