GIULIETTI, Giuseppe Maria
Nacque a Casteggio (Pavia) il 28 dic. 1847 da Giulio e da Teresa Venco. Compiuti i primi studi al collegio nazionale di Voghera, a diciotto anni (1866) partì volontario con Garibaldi guadagnandosi i gradi di caporale nel combattimento di Vezza nel Trentino. Nel 1870 si trasferì a Genova dove, mentre si dedicava ad attività commerciali, divenne assiduo frequentatore del Museo civico di scienze naturali e conobbe G. Sapeto e il naturalista G. Doria. Quest'ultimo, intuendo le capacità del G., ne propose la partecipazione alla spedizione in Etiopia che S. Martini stava preparando per giungere nello Scioa partendo dal porto somalo di Zeila e ritornare attraverso la valle dell'Auasc fino ad Assab, porto eritreo. Designato al ruolo di organizzatore logistico del viaggio, fu il G. che ne illustrò alla stampa gli obiettivi strategici.
Era infatti sua opinione che "quello che abbisogna all'Italia è un punto libero in una strada libera e fattibile di protezione pronta ed efficace da parte del nostro Governo. Attirare a questo punto il maggior numero di carovane. Ecco il problema. Sarebbe troppo difficile per il momento arrischiare carichi di merci in paesi di predoni. Riceviamole e consegnamole prima alla costa; se ci riesce, a poco per volta, ci potremo inoltrare insegnando civiltà coll'energia della forza, ma senza prepotenza. Assab è sulla via da Aden a Suez. I vapori della Società Rubattino deviando solo pochi chilometri dalla loro rotta attuale possono toccare Assab senza troppo pregiudizio di tempo. E il tempo è moneta. Nessun altro punto tanto sul golfo di Aden né più a nord nel Mar Rosso o sulla costa ovest sarebbe collocato in posizione migliore. Ecco dunque la meta" (Marchese, pp. 42 s.).
Imbarcatosi il 9 marzo 1879 sulla nave "Rapido", dopo aver toccato i principali porti egiziani e la colonia inglese di Aden giungeva a Zeila il 20 aprile. La carovana che lo doveva condurre con S. Martini e P. Antonelli arrivò il 29 aprile, ma il governatore di Zeila, Abu Bekr pascià, fece il possibile per ritardare la partenza della spedizione nel timore che l'apertura di una via commerciale da parte degli Italiani potesse costare, a lui e alla città di Zeila, la perdita del controllo delle vie di comunicazione tra il mare e l'entroterra etiopico. Spazientiti da questo atteggiamento, il 10 luglio 1879 il G. e l'Antonelli partirono con una piccola scorta e limitate provviste verso lo Scioa. A Gialelo, dove arrivarono il 16, li raggiunsero alcuni messaggeri del Martini che li invitava ad attenderlo. Il G. fece allora ritorno ad Ambos separandosi dall'Antonelli, il quale, la notte del 23, si salvò a stento dall'attacco di una banda di somali e fece a sua volta ritorno ad Ambos. Tale evento ritardò ulteriormente la partenza e causò l'abbandono della spedizione Martini-Antonelli da parte del G. che decise di tentare da solo di raggiungere Harar. Infatti, il 23 ott. 1879 partiva da Zeila con un solo uomo di scorta, toccando Uarabott, Ensa, Laas Uardig, Garaslee e coprendo il percorso di 280 km in otto giorni.
Di questo viaggio esiste una relazione pubblicata dal Bollettino della Società geografica italiana del giugno 1881 (s. 2, XVIII, pp. 425 ss.) in cui il G. rivelava capacità descrittive non comuni dal punto di vista naturalistico, geografico e topografico. I risultati delle sue rilevazioni consentirono a G. Cora di ridisegnare la carta delle regioni Galla, Somali, Adal tra il golfo di Tagiura e Harar, mentre la classificazione litologica e quella botanica furono curate rispettivamente da C.F. Parona e O. Beccari.
Al ritorno della spedizione R. Rubattino, con una lettera, propose al G., che si trovava a Zeila, di trattenersi ad Assab allo scopo di coadiuvare e dirigere le attività della "fattoria commerciale", come veniva definito il possedimento. Tale richiesta si inseriva in un contesto di risvegliato interesse per Assab, la località del Mar Rosso verso la quale, proprio negli anni 1879 e 1880, la Società geografica italiana stava organizzando una spedizione a scopi scientifici e commerciali a cui presero parte O. Beccari, G. Doria e G. Sapeto. Il G. sbarcava ad Assab - anche per le pressioni esercitate su di lui dal console italiano ad Aden, R. Bienenfield - il 3 febbr. 1880, assumendo la direzione dei lavori di progettazione e di costruzione delle infrastrutture necessarie alla fattoria commerciale. È in questo periodo che il G. sviluppò un suo progetto di colonizzazione del territorio in funzione commerciale e militare. Egli sosteneva che gli scambi commerciali non si sarebbero mai sviluppati se non si fossero date quelle garanzie di sicurezza che solo un forte presidio militare poteva offrire. Contestualmente alla presenza del G. la Società Rubattino, attraverso il suo agente Sapeto, entrava in possesso di tutti i territori che si affacciavano nella baia da Ras Darmah a Ras Santhur e delle isole di fronte ad Assab.
Fu appunto il G. che tra il marzo e l'aprile 1880 effettuò, con il guardiamarina A. Colombo, alcune escursioni di esplorazione - in un raggio compreso tra i 50 e i 60 km - per il riconoscimento morfologico e naturalistico dei territori circostanti il possedimento italiano. Con la prima si proponeva di raggiungere le sorgenti del torrente Mara in direzione sud-ovest e di identificare la pianura tra il mare, i monti Ascal e il monte Musalli. La seconda ebbe come obiettivo le saline di Ras Darmah in direzione nord-nordovest verso Ras Beylul; la terza e ultima escursione si diresse a sud in direzione di Raheita attraverso la valle, ancora inesplorata, del fiume Gualima.
Ragioni politiche e climatiche costrinsero successivamente a rinviare un'altra missione, intesa a favorire lo sviluppo di Assab, che il G. avrebbe dovuto guidare in un territorio vicino. Così, a quattordici mesi dal suo arrivo in Africa, il G. rientrava a Genova (25 giugno 1880). In Italia, oltre a riordinare i suoi appunti, teneva una serie di conferenze illustrative dei viaggi e delle esplorazioni compiute. Quando però, alla fine del 1880, fu nominato segretario del console G. Branchi, inviato dal governo come commissario civile ad Assab, il G., oltre a organizzare il ritorno in Africa sul piano logistico - disponendo il trasporto di materiali da costruzione e la scelta di alcuni operai specializzati necessari per la colonia -, preparò anche un progetto di viaggio verso l'interno con il quale si proponeva di giungere nell'Aussa allo scopo di aprire una via commerciale tra Assab, il paese dei Galla e lo Scioa. La stessa Società geografica italiana sostenne direttamente la spedizione finanziandola e fornendo gli strumenti tecnici. Imbarcatisi a Brindisi sulla nave "Surate" il 26 dic. 1880, il Branchi e il G. sbarcarono ad Assab l'8 genn. 1881 ricevendovi le consegne dal Sapeto, che il 21 ripartiva per l'Italia. Mentre attendeva al suo lavoro di segretario, il G. iniziò a prendere contatti con i notabili del luogo per la sua spedizione nell'Aussa in vista della quale si recò ad Aden e a Moca per l'acquisto dei materiali necessari e di animali da soma. Ma i suoi sondaggi nei confronti dei sultani locali - tra i quali circolava la voce che egli fosse il fratello di W. Munzinger che andava nell'Aussa per vendicare la morte del geografo ed esploratore svizzero - gli rivelarono un atteggiamento sospettoso dietro il quale credette di scorgere la volontà di evitare che occhi europei penetrassero nei segreti di un territorio dove era fiorente il mercato degli schiavi. Più volte procrastinata proprio per le incertezze dovute alle tergiversazioni dei suoi interlocutori locali, la partenza ebbe luogo l'11 apr. 1881: dodici giorni dopo la spedizione - composta oltre che dal G. dal sottotenente di vascello G. Biglieri, dieci marinai del "Fieramosca", due operai italiani, due interpreti, un domestico e due guide indigene - giungeva a Beilul. Da qui il 2 maggio 1881 si diresse verso il sultanato del Birù. Poi, all'inizio di giugno, si diffuse ad Assab la notizia che il G. e i suoi compagni erano stati assaliti a sei giorni di cammino dalla costa e massacrati da alcune tribù dancale.
L'eccidio della spedizione, oltre a destare commozione e risentimento, alimentò molte polemiche in Italia dove il ministro degli Esteri P.S. Mancini sollecitò l'apertura di un'indagine da parte del governo egiziano dal momento che l'attacco era avvenuto in un territorio sotto la giurisdizione kediviale. Partirono allora due inchieste che però non approdarono a nulla. I corpi dei partecipanti alla spedizione furono rinvenuti solo il 23 maggio 1929 da un altro esploratore italiano, R. Franchetti, nella zona di Egreri presso il torrente omonimo.
Scritti del G.: Lettera da Harar, in Bollettino della Società geografica italiana, s. 2, XVII (1880), p. 55; Viaggio di G.M. G. da Zeila ad Harar, in Cosmos, VI (1880), 10, pp. 370-382; Una lettera [al marchese G. Doria da Beilul] e due disegni, in Bollettino della Società geografica italiana, XVIII (1881), pp. 844-851; E. Giulietti Venco, G.M. G. Memorie pubblicate dalla sorella, Firenze 1882.
Fonti e Bibl.: Atti parlamentari, Camera dei deputati, legislatura XIV, I sessione (1880-81), n. IV sexies (documenti), Docc. diplomatici - Incidenti di Beilul e Raheita (Assab), passim; Camera dei deputati, legislatura XV, I sessione (1882-83), n. II quinque (documenti), Docc. diplomatici - Seconda inchiesta di Beilul, passim; G. Cora, Massacro della spedizione Giulietti presso Bailul, in Cosmos, VI (1880), 10, pp. 388-393; R. Manzoni, Assab e la spedizione Giulietti, in La Lombardia, 19 giugno 1881; P. Amat di San Filippo, Studi biogr. e bibliografici sulla storia della geografia in Italia, Roma 1882, pp. 635 s.; A. Brunialti, La missione Giulietti e il governo italiano, in Cosmos, VII (1882), 1, pp. 1 s.; A. Donnabella, Processo G., in Bollettino della Società africana d'Italia, III (1884), 1, pp. 12 s.; G. Caramagna, Sul probabile itinerario della spedizione Giulietti, in Bollettino della Società geografica italiana, XXII (1885), pp. 209-211; M. Baratta, G.M. G., Pavia 1927; C. Bertacchi, Geografi ed esploratori italiani contemporanei, Milano 1929, pp. 332-336; G. Po - L. Ferrando, L'opera della R. Marina in Eritrea e Somalia, Roma 1929, pp. 52-63, 926-930; R. Franchetti, I resti della spedizione Giulietti, in L'Italia coloniale, VI (1929), 9, p. 169; C. Zaghi, La morte di G., in L'Oltremare, III (1929), 11, pp. 481 s.; Id., L'ultima spedizione di Gustavo Bianchi, Milano 1930, pp. 45-67; C. Della Valle, I pionieri italiani nelle nostre colonie, Roma 1931, pp. 108-110; C. Cesari, Gli Italiani nella conoscenza dell'Africa, Roma 1938, pp. 176-185; A. Marchese, G.M. G., Milano 1938; S. Zavatti, Diz. generale degli esploratori, Milano 1939, pp. 142-145; G. Puglisi, Chi è? dell'Eritrea, Asmara 1952, pp. 150 s.; M. Carazzi, La Società geografica italiana e l'esplorazione coloniale in Africa (1867-1900), Firenze 1972, pp. 87 s.; A. Milanini Kemény, La Società d'esplorazione commerciale in Africa e la politica coloniale (1879-1914), Firenze 1973, ad indicem.