Giornalismo
Agli inizi del 21° sec. il g. di molti Paesi è stato dominato dalla presenza del terrorismo di impronta islamica, dalle guerre che ne sono conseguite e dal conflitto fra Israele e i Palestinesi. Il momento focale è costituito dall'11 settembre 2001 quando i terroristi organizzati da U. ibn Lādin violarono il cielo degli Stati Uniti impossessandosi di quattro aerei di linea, facendoli schiantare contro le Twin Towers di New York, che crollarono, e colpendo contemporaneamente il Pentagono a Washington.
Gli Americani - ma non soltanto loro - rimasero sconvolti. Il neopresidente, G.W. Bush, conservatore, proclamò la guerra al terrorismo e chiese alleanze. Si impegnarono molti Paesi a cominciare dalla Gran Bretagna. L'Europa si divise: la Francia e la Germania si opposero alla chiamata americana; l'Italia con S. Berlusconi, rieletto premier nella primavera del 2001 con una forte maggioranza, aderì.
Giornalismo di guerra
Dieci anni dopo la guerra del Golfo, iniziava un nuovo conflitto in Afghānistān contro il dominio dei Ṭalibān. Questa volta, però, la guerra è stata vissuta da centinaia di inviati speciali e seguita nel mondo attraverso i loro dispacci. Le comunicazioni satellitari consentirono l'uso del computer e dei telefoni cellulari (nel mondo di Internet, il giornalista può essere in contatto continuo con il suo medium: agenzie, quotidiani, radiogiornali e telegiornali). Fu una guerra rischiosa, pagata con la vita dalla giovane e intraprendente inviata del Corriere della Sera, M.G. Cutuli.
L'attacco successivo fu diretto contro l'Irāq, per deporre il dittatore Ṣ. Ḥusayn. La guerra vera e propria, iniziata il 22 marzo 2003, fu rapida, vittoriosa. Il comando americano accettò la presenza di qualche giornalista al seguito dei reparti che conquistarono Baghdād: furono definiti gli embedded. Dodici tra giornalisti, cameraman e fotografi vennero uccisi. Ma il Pentagono non aveva preso in considerazione l'esplosione della guerriglia, che divampò all'inizio del 2004 e crebbe nonostante la cattura di Ḥusayn. Cominciò una quotidiana catena di attacchi dei kamikaze. Vi furono rapimenti e uccisioni. Le vittime americane e irachene furono migliaia. Sessantasei fra giornalisti e cameraman persero la vita (il dato è del 29 ag. 2005). Tra di loro, l'italiano E. Baldoni, giornalista free lance, rapito e ucciso (ag. 2004).
In Italia
Sul g. del nostro Paese le ripercussioni della guerra voluta dal presidente degli Stati Uniti sono state molto marcate. Hanno approfondito e reso più acute le contrapposizioni di un bipolarismo imperfetto. Ondate di pacifisti hanno manifestato un antiamericanismo ben deciso. Vi sono state prime pagine con titolazione forte, in alcuni casi passionale, molti commenti e polemiche. Contro la scelta della guerra si sono schierati i più diffusi quotidiani; in modo netto e ripetuto giorno dopo giorno la Repubblica e l'Unità. Quella del Corriere della Sera è stata più una scelta di principio: nel quotidiano milanese si potevano notare atteggiamenti di benevola attesa per il programma di Berlusconi. Dei telegiornali più seguiti l'unico che ha presentato con frequenza delle riserve sulla guerra è stato il Tg3 della RAI.
Il numero degli inviati in ̔Irāq era più alto di quello dei giornalisti che avevano seguito la guerra dell'Afghānistān. Il pubblico notava in particolare il lavoro di alcune inviate dei telegiornali. Oltre alla tragica fine di Baldoni, corse un grave rischio G. Sgrena, inviata di il manifesto, giornale nettamente schierato contro la guerra. Rapita a Baghdād assieme all'interprete che l'accompagnava, fu liberata con l'intervento del governo italiano e dei servizi segreti. Molti giornalisti in seguito all'aggravarsi della situazione lasciarono il Paese. Il caso della Sgrena, come anche quello di altre italiane (non giornaliste) rapite e liberate, suscitò molte discussioni in seguito alle voci che circolavano sul pagamento di eventuali riscatti.
"Schiena sempre diritta"
Il prevalere di interessi politici e, in vari casi, personali che si sono avvertiti nelle notizie e negli articoli di politica interna e di politica economica e finanziaria hanno ridotto la credibilità dei media. In una ricerca del 2005 il 61% degli intervistati si diceva sfiduciato; il 59% richiedeva giornalisti capaci e indipendenti; il 51% chiedeva la presenza di editori puri (M. Lanzafame, Perdita di credibilità dei media italiani, in Tabloid, 7-8, luglio-ag. 2005, p. 9).
Il presidente della Repubblica italiana, C.A. Ciampi, intervenne più volte sui problemi dell'informazione; nel luglio del 2002 inviò un messaggio alle Camere relativo alla necessità del pluralismo. In interventi occasionali ripeté ai giornalisti l'ammonimento "[…] mi raccomando: la spina dorsale e la schiena sempre dritta". Dedicò un'attenzione particolare alla carta stampata, in difficoltà in diversi Paesi, affermando: "È uno strumento essenziale per la libertà e la democrazia. Ma è necessario che sia a più voci e forte economicamente".
Dalla parte del Governo non si manifestò invece l'attenzione necessaria per i problemi della carta stampata. Per il premier Berlusconi, al di là del palese conflitto d'interesse, contava la televisione. E fu varata la legge Gasparri (dal nome del ministro che la presentò, l. 3 maggio 2004 nr. 112), riguardante il riassetto del sistema radiotelevisivo, dell'informazione e delle telecomunicazioni, e dalla quale emergeva uno stretto legame tra le principali aziende del settore e la maggioranza parlamentare. Il presidente del Consiglio mostrava una particolare insofferenza verso il direttore da sei anni alla guida del Corriere della Sera, F. De Bortoli, il quale, evidentemente stanco delle frequenti pressioni, si dimise il 28 maggio 2003. La scelta degli azionisti, riuniti nel patto di sindacato presieduto da C. Romiti, cadde sul notista politico del giornale, S. Folli. Una decisione di casa generalmente ben accolta, ma che si rivelò non adatta alle necessità del gruppo editoriale milanese. Il Corriere aveva bisogno di un direttore disposto ad affrontare i progetti di rinnovamento indispensabili per sostenere la concorrenza di la Repubblica. Folli sembrava non avere tali attitudini; venne quindi chiamato da De Bortoli, nuovo direttore di Il Sole 24 Ore, a svolgere commenti di politica interna. Romiti cedette quasi tutte le azioni che deteneva: entravano nel patto altri imprenditori, diventando così, da undici, quindici; nessuno era un editore. Nella stanza che fu di L. Albertini ritornò P. Mieli il quale, dopo la precedente direzione, non aveva perso i contatti con i lettori. Alla scomparsa di I. Montanelli (18 luglio 2001) aveva ereditato la rubrica delle lettere. Mieli strutturò la direzione del giornale in modo nuovo. Oltre al condirettore, P. Ermini, nominò quattro vicedirettori, affidando a ciascuno un incarico ossia una sovrintendenza: P. Battista, D. Di Vico, L. Fontana e G. Riotta. Gli ultimi tre facevano già parte del Corriere della Sera mentre Battista era stato un editorialista di La Stampa.
Molte testate pochi lettori
In fatto di informazione le tendenze degli italiani non sono cambiate. Si vendono 99 copie ogni mille abitanti; siamo agli ultimi posti in Europa dopo la Spagna (103 copie) e prima della Slovacchia (94 copie). Le oscillazioni collegate agli avvenimenti sono minime. Il dato del 2004, anno pieno di eventi, indica un aumento dello 0,2% rispetto al 2003. Tutto l'opposto di come vanno le cose con le trasmissioni di informazione dei due poli televisivi, RAI e Mediaset. Nonostante le riserve che suscitano i telegiornali per i condizionamenti della situazione politica quotidiana di cui soffre il g. televisivo, gli ascolti ammontano a molti milioni.
Le testate quotidiane censite dall'Autorità per le garanzie nelle comunicazioni sono tante, 141; ma, in diversi casi, si tratta di edizioni locali. Se si considerano le imprese - come fa la Federazione italiana editori giornali (FIEG) - le testate sono 71. Le grandi imprese editoriali che meritano questa qualifica sono due: la RCS MediaGroup e il Gruppo Editoriale L'Espresso. La loro attività si è estesa non solo sul terreno dei periodici ma su quello del World Wide Web, con il giornale on-line e con speciali iniziative commerciali particolarmente redditizie. Il Gruppo Editoriale L'Espresso, inoltre, ha due emittenti radiofoniche. I due quotidiani che rappresentano queste grandi imprese sono prodotti di qualità guidati da direttori capaci: il già ricordato Mieli ed E. Mauro. Sono giornali con molti inviati, corrispondenti e commentatori. Il numero di giornalisti che ne fanno parte è imponente: 472 a la Repubblica (comprese le sette redazioni locali); 373 al Corriere della Sera (nella sola redazione centrale). Ma anche altri quotidiani - pur con vendite minori - sono di buona qualità giornalistica, come La Stampa e Il Sole 24 Ore.
Quella che segue è la graduatoria del dicembre 2005 delle testate dette di informazione che superano la media giornaliera di 200.000 copie: Corriere della Sera 670.442; la Repubblica 630.504; Il Sole 24 Ore 333.989; La Stampa 319.050; Il Messaggero 214.850; il Giornale 206.551. Caso a sé, ovviamente, costituisce La Gazzetta dello Sport con 403.158 copie diffuse in media per sei giorni alla settimana. Il lunedì salgono a 517.617.
Tra i fogli spiccatamente di opinione (o di partito) ha guadagnato quasi 15.000 copie in un anno Libero, fondato da V. Feltri; l'Unità diffonde 65.000 copie, mentre il manifesto mostra oscillazioni sensibili: nel 2005 ha toccato le 37.000 copie e poi è sceso a 29.000. Brillanti e molto citati nel giro politico sono Il Foglio di G. Ferrara e il Riformista di A. Polito.
Riguardo agli inserti in rotocalco i quotidiani maggiori ne hanno due ciascuno: Il Venerdì e la Repubblica delle Donne per il quotidiano romano; Corriere della Sera magazine e io donna con il quotidiano milanese. La Stampa ne ha uno, Specchio.
Cambiamenti in corso
Ulteriori novità tecnologiche e nuove formule caratterizzano l'avvio del nuovo secolo nel mondo del g. e dei media. Sono già state citate le novità consentite dalla comunicazione satellitare; ormai il giornalista ovunque si trovi può comunicare con il proprio medium e ha a disposizione dati e informazioni per poter scrivere un commento o ricostruire una vicenda. Anche la diffusione delle immagini avviene mediante tecnologie globali. Le imprese più forti hanno siti Internet molto attivi. Nel marzo del 2004 i siti del Gruppo Editoriale L'Espresso hanno registrato il primato dei collegamenti con 3,8 milioni di visitatori per 339,3 milioni di pagine viste. Nello stesso mese 2 milioni e 96.000 lettori si sono rivolti al sito Internet del Corriere della Sera; le pagine consultate sono state 147 milioni. Sono i risultati di un periodo particolare, segnato dalla morte di Giovanni Paolo ii e dalla elezione del suo successore Benedetto xvi, ma le cifre sono ragguardevoli.
Nella carta stampata, inoltre, l'impiego del colore si è sempre più esteso. Ormai si parla di full color. Lo ha realizzato per primo il quotidiano la Repubblica seguito alla metà del 2005 dal Corriere, ed è in preparazione in altre testate. Il maggior beneficio che se ne trae è la crescita delle inserzioni pubblicitarie e quindi degli introiti. Crescono, anche, il numero delle pagine e gli argomenti culturali e di varietà trattati ogni giorno. In sostanza il g., a livello di grande impresa, offre al proprio lettore, per cercare di riconquistarlo o per non perderlo, corrispondenze e rubriche a contorno del notiziario e dei servizi di giornata. In un tempo non lontano si parlava di settimanalizzazione per indicare le scelte di alcuni argomenti non consueti nei quotidiani; ora la formula del quotidiano che si continua a definire 'di informazione' si è estesa stabilmente. A la Repubblica, in certe giornate, il lettore trova pagine intitolate Diario o Album accanto a quelle indicate tradizionalmente con l'insegna Cultura. Queste novità comportano l'aumento dei redattori, degli inviati speciali e dei collaboratori.
Il primo numero full color del Corriere della Sera è uscito il 20 luglio 2005, un mercoledì; anche il formato è cambiato: è meno largo. La pagina è suddivisa fino a sette colonne e non più a nove. I particolari nuovi sono parecchi e danno il senso di un maggiore ordine. Le pagine sono intestate: Primo piano, Politica, Esteri, Cronache, Economia, Opinioni e lettere, Cultura, Spettacoli, Programmi TV, Sport e Il tempo. Più le cronache per Milano o quelle per Roma. Nella prima colonna dell'ultima pagina e in uno spazio sotto la pubblicità c'è Notizie in due minuti, ossia la sintesi delle notizie e degli articoli più interessanti, l'indice dei settori, l'indicazione dei giochi, le quotazioni principali dei mercati finanziari e, infine, un richiamo ai contenuti principali del sito www.corriere.it. Una scelta molto pratica. La pagina intitolata Opinioni fa pensare a quelle dei commenti sui più celebri quotidiani statunitensi, ma la sostanza è diversa perché la pagina del Corriere della Sera ospita uno o, al massimo, due commenti e il responsabile non gode di autonomia rispetto alla direzione del giornale. Spesso tale pagina viene utilizzata per collocarvi il seguito di articoli iniziati in prima pagina.
Anche a La Stampa è in progetto il cambiamento di formato e quello della foliazione, che sono previsti per il 2006 o il 2007. A metà luglio del 2005 è stato scelto un nuovo direttore, G. Anselmi, esperto di penna, come si usava dire in passato, ma anche di responsabilità direttoriali. Il quotidiano torinese è sempre stato un prodotto di qualità considerato nazionale e nello stesso tempo un prodotto pensato e realizzato per le zone dove ha posizioni dominanti: il Piemonte e la Liguria occidentale. Negli ultimi anni, ha subito qualche calo di diffusione per riflesso della grave crisi della FIAT. Il Messaggero appartenente al Gruppo editoriale del costruttore Caltagirone (come Il Mattino di Napoli) e il Giornale, proprietà della famiglia Berlusconi, chiudono il gruppo di quotidiani più diffusi. Conservano buone posizioni i quotidiani interregionali.
Scalata in Borsa
Diverse imprese editrici di giornali o di radiotelevisioni sono quotate in Borsa, quindi si può tentare di scalarle (a titolo di esempio si può ricordare la vicenda finanziaria riguardante il Gruppo RCS, durata alcuni mesi nel 2004 e molto seguita dai media). Logicamente operazioni del genere coinvolgono i giornalisti, in quanto una diversa proprietà può significare cambiamenti nella linea politica e nella direzione.
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Collaterali' benvenuti
A sostenere i bilanci di vari quotidiani e settimanali contribuiscono da anni le 'vendite collaterali'. Un primo, sia pur limitato aiuto, fu quello dei film in videocassetta, seguito da quello più consistente dei compact disc. Poi, dal 2002, il Gruppo Editoriale L'Espresso ha intrapreso l'abbinamento dei libri ai quotidiani e sulla stessa strada si sono messi altri gruppi. All'inizio appariva quasi una scommessa, poiché è noto che il nostro Paese non brilla per il numero dei lettori di giornali né di libri. E, invece, ecco la sorpresa, e di tali proporzioni che va ricordata parlando di g. e di giornali.
Dei primi venti libri della collana Novecento diffusi in abbinamento con la Repubblica si sono venduti 20 milioni di copie; con il Corriere della Sera la vetta dei libri acquistati nelle edicole è salita a 35 milioni. Nel 2003 altre imprese (come il Giornale, per citare un caso) hanno adottato il nuovo 'collaterale': totale 62 milioni di copie. Per il 2004 si calcolano 70 milioni di copie. I principali motivi di questo fenomeno sono da ricercare nel mezzo di vendita, cioè le edicole, nel basso prezzo e nel desiderio dei lettori di farsi guidare.
Con il passare degli anni è cresciuto il livello delle opere offerte in vendita. Il Corriere della Sera a metà del 2005 ha lanciato La letteratura italiana a cura di E. Cecchi e N. Sapegno, un classico della cultura in ben 20 volumi. Il quotidiano la Repubblica ha lanciato La Scienza in 17 volumi, mentre Panorama, in collaborazione con l'Istituto della Enciclopedia Italiana, ha proposto l'Enciclopedia Dantesca Treccani, in 16 volumi, e in seguito il Dizionario enciclopedico della Salute e della Medicina, in 19 volumi; con Il Sole 24 Ore lo stesso Istituto della Enciclopedia Italiana ha presentato in edicola la collana I Classici del Pensiero Italiano, in 26 volumi. Solitamente, il primo volume delle opere viene offerto in regalo.
Free press
Alla fine del Novecento sono entrate in distribuzione le testate Metro, City e Leggo. Il primo è edito dal gruppo svedese Metro International S.A., che ha lanciato in Europa questo tipo di piccolo quotidiano, ricco di notizie, in omaggio ai frequentatori delle metropolitane e di altri servizi pubblici. Dopo Roma e Milano, Metro è uscito anche a Genova, Torino, Bologna, Firenze, Verona e Padova. Leggo appartiene al gruppo Caltagirone Editore, City è del Gruppo RCS. Non si hanno dati certi sulla diffusione. Nel 2003 la free press ha rappresentato il 2,3% del fatturato pubblicitario della stampa quotidiana. Nella primavera del 2005 è entrato in circolazione anche un tabloid gratuito sportivo, Goal.
Stampa locale
Tra i quotidiani e i periodici diffusi in una sola provincia, i più moderni e attrezzati sono le 17 testate della catena Finegil, del Gruppo L'Espresso. Diffondono complessivamente una media di 471.000 copie al giorno. I più diffusi sono Il Telegrafo di Livorno e L'Unione Sarda di Sassari. Circolano tuttora, in alcune zone del Nord, antiche testate locali come la Prealpina, Libertà e Gazzetta di Parma. La maggior parte delle testate del Centro e del Mezzogiorno sono spesso legate a un leader politico.
La pubblicità
Il mercato del settore ha registrato una ripresa a partire dal 2003, ripresa che è stata confermata dai dati del 2004. Ma, come era già avvenuto in passato, la 'parte del leone' l'hanno fatta Mediaset e RAI con più 11,6%. Alla stampa è andato un modesto più 1,5%. Il confronto tra le percentuali di pubblicità presente sulle televisioni e quella presente sulla carta stampata è pari al 35,2% della carta stampata (21,1% ai quotidiani e 14,1% ai periodici) contro il 56,5% delle televisioni (37,1% a Mediaset, 16,9% alla RAI, 1% a La7).
Periodici
Il settore non si è arricchito di prodotti di qualità, ma solo di intrattenimento. È cresciuto il g. basato sul gossip che riguarda persone alla ribalta: cantanti, attori e attrici, modelle, calciatori. Il settimanale maggiormente diffuso di questo genere resta Sorrisi e Canzoni TV, della scuderia Mondadori, con una media di 1 milione e 345.445 copie.
Nel segmento attualità politica, cultura, economia e costume Panorama ha diffuso una media di 508.915 copie. La media di L'Espresso è stata di 393.576 copie, ma è cresciuta all'inizio del 2005. Politicamente i due tabloid continuano a fronteggiarsi: il primo appartiene a Berlusconi, il secondo a C. De Benedetti. Nel segmento attualità e varietà il più diffuso è Oggi (681.822 copie di media).
Più giornalisti e giornaliste
Il numero dei giornalisti professionisti è cresciuto del 20% tra il 2002 e il 2004. L'ultimo dato disponibile (fine giugno 2004) è di 20.275. I pubblicisti sarebbero più del doppio, ma è praticamente impossibile accertare quanti di loro abbiano un vero ruolo professionale. La percentuale delle giornaliste è di nuovo in crescita, come si può notare dal numero di firme femminili che compaiono sui giornali e di presenze nei telegiornali e nei radiogiornali nazionali e locali; è cresciuto, inoltre, sia pure lentamente, il numero delle giornaliste in posizioni di comando. Nei periodici femminili si contavano 50 direttori, 118 capo redattori, 152 capiservizio già nel 2000. Nei quotidiani, in quel periodo, c'erano due donne direttori e due vice, 35 capo redattori e 111 capiservizio: cifre notevoli se si pensa che le prime giornaliste professioniste a lavorare in un quotidiano nazionale (Il Giorno) risalgono a metà anni Cinquanta del 20° secolo. Le scuole di g. sono aumentate: nel 2005 sono sedici quelle riconosciute dall'Ordine professionale e sta prevalendo come requisito per accedervi l'obbligo della laurea.
Giornalismo on-line
Dopo le incertezze commerciali di fine Novecento, Internet sta crescendo in tutto il mondo e, quindi, aumenta la circolazione delle informazioni. Accade anche in Italia. Secondo i dati di luglio 2005 i siti web quotidianamente attivi sono 123; di questi, soltanto pochi producono un vero e proprio giornale on-line diverso da quello stampato: ricco di notizie e di immagini a colori, aggiornato più volte nel corso della giornata. I primi sono stati i maggiori quotidiani cartacei: la Repubblica, il Corriere della Sera, Il Sole 24 Ore, La Stampa e La Gazzetta dello Sport. Ma il giornale on-line è in larga espansione.
La maggioranza dei siti attivi tutti i giorni operano per iniziativa di giornali e associazioni locali, enti pubblici e imprese. In alcuni casi è una persona sola che trasmette quello che sa o che pensa: è il blog, un diario. Così Internet è diventata una fonte di informazione, o di spunti informativi. La telefonia mobile cellulare fa parte di questa attività: le notizie vengono inviate anche con SMS o gli eventi ripresi con foto e video, poi trasmessi tramite gli stessi apparecchi. Le dimostrazioni più evidenti si sono avute durante episodi di terrorismo e in occasione di grandi catastrofi naturali.
La crescita di Internet ha determinato, inoltre, un aumento della pubblicità verso i siti web. Si stanno quindi creando condizioni di confluenza tra la carta stampata e l'informazione on-line. In sostanza il web offre delle opportunità complementari. Il tema che molti editori devono prendere in considerazione è la sinergia che si può instaurare tra i propri prodotti e Internet.
Quale giornalismo?
Alla fine del 19° e per tutto il 20° sec. l'uomo ha creato nuovi mezzi di comunicazione e, quindi, di informazione. Questi nuovi strumenti hanno tutti influito sul g. della carta stampata, mettendo in discussione e in difficoltà i quotidiani. La diffusione è calata negli Stati Uniti, in Europa e persino in Giappone. Mancano i giovani lettori che sono più attratti dai nuovi media.
Nell'ultimo ventennio del Novecento si è parlato ampiamente di teledipendenza che ora appare meno intensa. E si è parlato anche di 'giornalismi' di fronte all'influenza che la televisione e poi i nuovi media hanno avuto su un g. che non aveva perso l'impronta letteraria e che spesso coltivava uno stile impressionistico. Inoltre, sempre alla fine del Novecento, si è posta la domanda se il g. dei tradizionali quotidiani avrebbe avuto un futuro. Una domanda sempre presente, anche all'inizio del 21° sec., di fronte alle straordinarie possibilità offerte da Internet e alle preferenze che ovunque i giovani seguono.Le straordinarie possibilità di documentazione e di comunicazione di cui usufruiscono oggi i giornalisti, unite alle contrapposizioni di ordine politico hanno prodotto qualche cambiamento nel g. italiano: soprattutto attraverso la tempestività nel rendere noti i diversi pareri, la disponibilità di documenti e un certo rispetto del lettore. Ciò è riferito ai giornali e ai periodici di qualità. Vi sono studiosi dei media che parlano di postgiornalismo.
bibliografia
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C. Sorrentino, Il giornalismo, Roma 2002.
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G. Mastellarini, Assalto alla stampa, Bari 2004.
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A. Agostini, "la Repubblica". Un'idea dell'Italia (1976-2006), Bologna 2006.
Riviste e periodici: Prima comunicazione, mensile dal 1973; Problemi dell'informazione, trimestrale dal 1976.