Figlio (Londra 1633 - Saint-Germain-en-Laye 1701) di Carlo I e di Enrichetta Maria di Francia. Durante la guerra civile fu preso prigioniero a Fairfax (1646), ma riuscì a fuggire in Olanda e da qui in Francia, dove si distinse in azioni di guerra sotto Turenne e Condé. Tornato in Inghilterra alla restaurazione (1660), ebbe dal fratello Carlo II il titolo di duca di York e l'ufficio di grande ammiraglio d'Inghilterra. Ma la conversione al cattolicesimo (1672) gli attirò l'ostilità della Chiesa anglicana e di gran parte dell'opinione pubblica. Il Test Act (1673) lo obbligò a dimettersi da tutti gli uffici, mentre l'opposizione whig lavorava per escluderlo dal diritto di successione: gli Exclusion Bills non passarono però ai parlamenti del 1679-81, e nel febbraio del 1685 G. salì al trono d'Inghilterra senza contrasti. Ingannato dall'apparente remissività del parlamento, G. intraprese l'opera di restaurazione cattolica, per incoraggiamento della Francia e del pontefice. Mentre G. reprimeva con durezza le rivolte anticattoliche e l'insurrezione capeggiata da J. Monmouth (1685), alcuni membri del parlamento iniziavano trattative segrete per un intervento di Guglielmo d'Orange, genero del re per averne sposata la figlia Maria. Quando il filocattolicesimo di G. si spinse fino al ricevimento a corte del nunzio papale e alla rinnovata libertà di predicazione concessa ai monaci, il clero anglicano presentò una petizione, in cui chiedeva che la legislazione religiosa fosse affidata al parlamento; G. respinse la petizione, e la notizia del suo rifiuto accese il paese. Seguirono ancora rivolte, dure repressioni e condanne. Nell'ottobre 1688 Guglielmo d'Orange sbarcava in Inghilterra e G. cercava rifugio in Francia. Dopo una sfortunata campagna in Irlanda (1690), con G. la casa Stuart lasciava il trono inglese. Nel corso del Settecento i suoi discendenti tentarono, senza successo, di riconquistare il trono.