Filosofo e sociologo (Berlino 1858 - Strasburgo 1918). Studiò a Berlino e in questa università insegnò poi come prof. straordinario (dal 1901); passò quindi come ordinario all'univ. di Strasburgo (dal 1914). Punto di partenza della riflessione di S. fu l'insieme dei fenomeni storici e sociali indagati come manifestazione di vita, e dunque per un verso dal punto di vista sociologico, per l'altro nella prospettiva di una filosofia morale e di una filosofia della storia profondamente rinnovate. A questi tre ambiti di ricerca appartengono infatti i suoi primi scritti significativi, dal saggio Über soziale Differenzierung (1890) a Die Probleme der Geschichtsphilosophie (1892), ai due volumi della Einleitung in die Moralwissenschaft (1892-93), fino alla Philosophie des Geldes (1900), che conclude in certo senso il primo periodo della ricca e varia attività di S.: un periodo in cui non sono assenti da quel pensiero, insieme con i tratti vitalistici e relativistici che lo caratterizzeranno anche in seguito, tendenze più propriamente evoluzionistiche e pragmatistiche, in virtù delle quali S. doveva giungere ad affermare esplicitamente nel 1895 l'esistenza di un rapporto diretto tra l'evoluzione della specie umana e il riconoscimento dei principî di comportamento ad essa utili come principî "veri", in contrapposizione alla "falsità" di quelli rivelatisi dannosi (Über eine Beziehung der Selektionslehre zur Erkenntnistheorie, in Archiv für systematische Philosophie, I, 1895). Negli anni intorno all'inizio del 20º sec. l'approfondimento della dottrina kantiana segna tuttavia per S. l'occasione di un ripensamento radicale di tutta la problematica fino allora sviluppata. Tale ripensamento si manifesta non soltanto nel libro su Kant (1903), ma anche nelle opere posteriori, tra le quali vanno ricordate soprattutto Die Religion (1906), Soziologie (1908), Hauptprobleme der Philosophie (1910; trad. it., a cura di A. Banfi, 1922), nonché la seconda edizione, profondamente rimaneggiata, del volume Die Probleme der Geschichtsphilosophie (1905). In questo, che si può considerare il periodo intermedio della riflessione simmeliana, emerge con sufficiente nettezza l'adesione a una sorta di idealismo critico-trascendentale, centrata sul riconoscimento della funzione costitutiva e sintetica delle forme apriori kantiane. Sono esse infatti, a giudizio di S., che consentono sia nel dominio della natura sia in quello della storia di conferire un ordine alle impressioni sensibili e di costruire così le diverse immagini teoriche rappresentanti il frutto della nostra conoscenza. Da Kant il pensiero di S. si discosta peraltro in maniera decisa quando si tratti d'intendere la genesi e il valore, oltre che la funzione, delle stesse categorie. Al carattere assoluto e formale dei principî kantiani S. contrappone infatti una concezione tendente a sottolineare la storicità e la relatività delle stesse categorie, le quali hanno un'origine empirica, e più precisamente psicologica. Questo spiega, da un lato, come al variare storico delle categorie mediante le quali vengono interpretati gli eventi corrispondano profonde modificazioni, e talvolta veri e proprî rivoluzionamenti storiografici; dall'altro come sia impossibile formulare sul terreno scientifico leggi storiche dotate di validità atemporale e capaci di fornire una risposta razionale al problema circa il significato complessivo della storia universale. Dal relativismo in tal modo chiaramente enunciato S. cerca una via d'uscita nella fase conclusiva della sua meditazione, la cui testimonianza più significativa è rappresentata dall'opera Lebensanschauung (1918; trad. it., con introduzione di A. Banfi, 1938). In essa la molteplicità delle forme individuali, pur riconosciuta nella sua limitatezza e relatività, viene ricondotta alla vita, intesa come matrice comune che nel suo incessante fluire origina e riassorbe in sé ogni manifestazione. Tra le altre sue opere: Der Krieg und die geistigen Entscheidungen (1917); Der Konflikt der modernen Kultur (1918), e inoltre le raccolte di saggi Philosophische Kultur (1911), Zur Philosophie der Kunst (post., 1922) e Fragmente und Aufsätze (post., 1923).