Erudito e biografo latino. Vissuto tra la seconda metà del I e la prima metà del II sec. d. C., fu funzionario imperiale; compose alcune opere tra cui due raccolte biografiche, il De viris inlustribus e il De vita Caesarum. Proprio quest'ultima ebbe una straordinaria fortuna divenendo già durante la tarda antichità e il Medioevo il modello del genere letterario storico-biografico.
Nato forse intorno al 69 d. C., visse a Roma nell'ambiente della corte; amico di Plinio il Giovane, fu da questo raccomandato a Traiano. E già sotto Traiano dovette cominciare la carriera di funzionario della corte imperiale, che ricostruiamo (non senza incertezze nei particolari) da una frammentaria iscrizione scoperta a Bona in Algeria (l'antica Hippo Regius) nel 1952: egli ricoprì le cariche di segretario a studiis, poi a bibliothecis e infine (sotto Adriano) ab epistulis; dalla sua carica fu però rimosso nel 121-122 (come il suo amico, prefetto del pretorio, Septicio Claro) dallo stesso imperatore, che volle instaurare una più rigida etichetta, definendo meglio le distanze che dovevano separare la persona dell'imperatrice Sabina da quelle dei cortigiani. Non abbiamo altre notizie sulla vita di S. e s'ignorano luogo e data di morte.
Il De viris inlustribus, giuntoci in modo frammentario, trattava in successione le vite di poeti, oratori, storici, filosofi, grammatici e retori; in tal modo, costituiva una sorta di storia letteraria di Roma per generi, secondo uno schema biografico. Ci è pervenuta gran parte dell'ultima sezione, dalla quale, con l'ausilio di singole vite e frammenti di vite delle altre sezioni, si può dedurre il metodo di lavoro biografico di S.; lo schema delle vite era sostanzialmente fisso, e la vita dello scrittore era illustrata attraverso quelle vicende che a S. meglio sembravano riconnettersi con l'attività letteraria. Schema analogo ebbe il De vita Caesarum, giuntoci quasi integralmente. Esso è costituito da 12 Vite (perciò l'opera è volgarmente chiamata Le vite dei dodici Cesari), da Cesare a Domiziano, in 8 libri. Per esse S. poté utilizzare il materiale degli archivi imperiali, resogli accessibile dalla sua carica di segretario; incerte sono le fonti letterarie, tra le quali sono sicuramente le storie di Plinio il Vecchio, Livio, Asinio Pollione, Cesare, le autobiografie di Augusto, Tiberio, Claudio, Vespasiano. L'enorme fortuna riscossa dalle Vite di S. è testimoniata dal fatto che esse furono prese a modello da opere successive del calibro della Historia Augusta (e da fonti di questa, come Mario Massimo) e della Vita di Carlomagno di Eginardo, e oltre. S. compose anche opere minori in greco e latino.