Manifestazione fonica non riconducibile alle strutture fonematiche e morfematiche proprie di una data lingua, dotata di valore olofrastico (per es., nell’ambiente linguistico italiano, uffa, mah, bah); ma di diversi f. non vi è una rappresentazione grafica tradizionale: tale per es. il clic avulsivo realizzato poggiando l’apice della lingua contro gli alveoli degli incisivi superiori, a significare negazione o, se ripetuto più volte, forte scetticismo.
Il termine fonosimbolico è usato talvolta dai linguisti come equivalente di onomatopeico, per definire l’origine di vocaboli che suscitano per onomatopea l’immagine non di un suono o rumore ma di fatti visivi, di condizioni astratte ecc. (per es. ghirigoro, goffo).
Nell’analisi dei testi letterari, specie poetici, il concetto di fonosimbolismo può estendersi fino a comprendere tutte le strutture foniche (allitterazioni, assonanze, paronomasie, elementi ritmici ecc.) capaci di suggerire significati supplementari.