Filmverlag der Autoren
Casa di produzione e distribuzione del Neuer Deutscher Film, fondata a Monaco di Baviera tra la fine del 1970 e l'inizio del 1971. Il F. der A. aveva a modello la casa editrice autogestita di Francoforte Verlag der Autoren: da ciò la somiglianza del nome e un'iniziale, prevista fusione che però non ebbe mai luogo. A unire i tredici soci fondatori ‒ Pete Ariel, Hark Bohm, Uwe Brandner, Michael Fengler, Veith von Fürstenberg, Florian Furtwängler, Hans W. Geissendörfer, Peter Lilienthal, Hans Noever, Thomas Schamoni, Laurens Straub, Volker Vogeler e Wim Wenders ‒ c'era solo il fatto che la maggior parte di essi lavorava dentro o per conto della televisione come Lilienthal, all'epoca la personalità più nota del gruppo; tutti o quasi tutti comunque avevano già compiuto o stavano per compiere il debutto nel lungometraggio. Nacque allora una cooperativa di produzione, la PIFDA (Produktion 1 im Filmverlag der Autoren) con cui poter 'supportare' insieme le commesse televisive e uscire dal ghetto costrittivo del piccolo schermo. Infatti quasi subito, nel 1972, per iniziativa di Laurens Straub, si iniziò anche l'attività distributiva nelle sale, attirando così altri importanti autori del Neuer Deutscher Film (tra cui Rainer Werner Fassbinder, che divenne socio della cooperativa, Werner Herzog, Werner Schroeter). Tuttavia il meccanismo di interscambio tra produzione e distribuzione, per motivi economici e di rivalità personali, entrò presto in crisi: nel novembre 1974, a causa delle perdite accumulate, venne sciolta la PIFDA con cui Wenders aveva prodotto i suoi primi film. L'attività dell'impresa si concentrò solo sul lavoro di distribuzione, mentre a far parte della società ricapitalizzata restarono Bohm, Brandner, Fassbinder, Fengler, Geissendörfer, Noever e Wenders (nonché Fürstenberg e Straub quali amministratori delegati). Malgrado la ristrutturazione e il successo riscosso da alcuni film della cooperativa nel 1975, la crisi si consumò nel corso della seconda metà del 1976. Nei primi mesi del 1977 il magnate della stampa e padrone del settimanale "Der Spiegel", Rudolf Augstein, assunse la maggioranza delle quote della società, mentre un gruppo dei vecchi soci ‒ Bohm, Brandner, Fassbinder (che si ritirò subito dopo), Geissendörfer e Wenders ‒ conservarono una partecipazione minoritaria. Temporaneamente risanato, il F. der A. proseguì nella sua politica di principale 'casa-madre' del Neuer Deutscher Film, pur dovendo lottare contro la difficile situazione di mercato, che vedeva quasi l'80% della distribuzione nella Repubblica Federale di Ger-mania in mano a ditte americane. In questo periodo, inoltre, con una nuova sigla (Project Filmproduktion im Filmverlag der Autoren) vennero prodotti due coraggiosi film di impegno civile realizzati in collettivo: Deutschland im Herbst (1978; Germania in autunno) diretto tra gli altri anche da Fassbinder, e Der Kandidat (1980) di Stefan Aust, Alexander Kluge, Volker Schlöndorff, Alexander von Eschwege. Nel 1984 Wenders abbandonò il F. der A., accusato di non aver distribuito con la necessaria convinzione il suo Paris, Texas (1984). Seguì una controversia giornalistica e giuridica sfociata nella crisi della società e nella cessione del pacchetto azionario da parte di Augstein nel settembre 1985. Dopo tale data la cooperativa originaria si è di fatto trasformata in una comune società di distribuzione.
"Con la sua sola esistenza il Filmverlag ha costituito il germe di tutto il Nuovo Cinema Tedesco". Pur se questa affermazione partigiana di Wenders appare esagerata, è indubbio che la storia del F. der A. ha rappresentato un capitolo fondamentale dello sviluppo del cinema d'autore nella Germania federale. E non tanto perché ‒ ed è lo stesso Wenders ad ammetterlo: "forse all'inizio non abbiamo prodotto cose molto importanti" (Le souffle de l'ange, in Stanotte vorrei parlare con l'angelo. Scritti 1968-1988, a cura di G. Spagnoletti, M. Töteberg, 1989, p. 185) ‒ si sia avuto a che fare con una 'storia produttiva' esemplare, bensì per la grande carica utopica che ha animato tale esperienza. Nata sull'onda del movimento antiautoritario del Sessantotto per dare spazio a una generazione di newcomers più giovane e in parte diversa dai firmatari del Manifesto di Oberhausen (1962: v. Junger Deutscher Film), ai fondatori del F. der A. mancava un minimo comune denominatore estetico che tuttavia non venne neanche ricercato, secondo la migliore tradizione individualistica del Neuer Deutscher Film. Se a livello produttivo ‒ a parte i tre film di Wenders e poi successivamente le due opere collettive ‒ si ha a che fare con un insieme di lavori forse non eccezionale, la situazione cambia, invece, se si passa al livello distributivo: già nel listino del 1974 si trova, quasi senza eccezioni, il meglio del Neuer Deutscher Film: da Fassbinder a Herzog, da Kluge a Rosa von Praunheim, Schlöndorff, Schroeter ecc. Da quella data in poi, per più di dieci anni, praticamente tutto il cinema d'autore tedesco è stato distribuito sugli schermi della Repubblica Federale di Germania con il marchio rosso ‒ semplice, senza fronzoli, molto teutonico ‒ del F. der A., nella missione particolarmente difficile di riuscire a imporlo al pubblico del proprio Paese e all'estero.
Speciale Filmverlag der Autoren, a cura di G. Spagnoletti, in "Cineforum", 1988, 12, pp. 15-36.