Fidia
Un protagonista della grande arte greca
Fidia visse nel 5° secolo a.C., l'età d'oro della storia di Atene, e fu amico di Pericle, protagonista politico di quel grande momento. Proprio da Pericle ricevette il compito di dirigere i lavori di ricostruzione degli edifici sacri dell'Acropoli.
Fidia fu autore di molte statue assai famose nell'antichità, ma, a eccezione della decorazione del Partenone, le sue opere sono andate perdute e ci sono note solamente tramite copie tarde. La sua importanza fu però enorme: le innovazioni del suo stile, infatti, ne hanno fatto un punto di riferimento non solo per gli artisti immediatamente successivi, ma anche per quelli di tutte le età future
Dopo la vittoria di Atene contro i Persiani, Pericle decise di investire il denaro pubblico nella ricostruzione dei monumenti distrutti in quella guerra. In uno stile ancora più grandioso, fece erigere i nuovi templi sull'Acropoli: questo avrebbe anche mostrato al mondo quanto Atene fosse divenuta ricca e potente. L'edificio più importante doveva essere un nuovo tempio dedicato ad Atena, la dea protettrice della città: il Partenone. Si chiama così perché è dedicato ad Atena Parthènos, che in greco significa "vergine", e in particolare prende il nome da una sala che durante le festività ospitava le vergini ateniesi incaricate di servire la dea.
A dirigere i lavori Pericle chiamò il più importante artista dell'epoca, oltre che suo amico, Fidia, che vi lavorò dal 447 al 432 a.C. Questi, ovviamente, non eseguì di propria mano ogni statua e ogni rilievo, ma coordinò in un progetto unitario tutti i lavori, avvalendosi di numerosi altri artisti. In realtà alla costruzione del Partenone partecipò l'intera società ateniese: carpentieri, fonditori, tagliapietre, operai, tessitori, marinai, carrettieri, cuochi, oltre un gran numero di muli e cavalli per il trasporto dei materiali!
La spesa totale per il solo Partenone fu elevatissima. Spese così alte non furono approvate da tutti, e alcuni erano soliti dire scandalizzati che "Atene sembrava ormai solo una donna adorna di gioielli appariscenti".
Il progetto del Partenone raggiunse però una tale perfezione che ancora oggi, benché parzialmente in rovina, è noto come uno dei più splendidi monumenti del mondo.
Il Partenone, essendo dedicato alla dea protettrice della città di Atene, doveva essere ornato magnificamente; Fidia ideò quindi la decorazione scultorea di tutte le 92 metope del tempio ‒ formelle quadrate poste nel fregio dell'ordine architettonico dorico ‒, creò le statue dei due frontoni dell'edificio e un lungo fregio a rilievo che correva lungo le pareti della cella, la parte centrale interna del tempio.
I temi che Fidia scelse per le sue sculture avevano lo scopo di esaltare il popolo di Atene e la sua recente vittoria contro i barbari persiani. Le statue dei frontoni infatti raffiguravano la nascita di Atena dal capo di Zeus e la sua contesa con Poseidone per il predominio di Atene. Le metope rappresentavano invece la battaglia mitica contro i centauri, le amazzoni e i giganti, tutti simboli della forza bruta, selvaggia e irrazionale, vinta dalla saggezza e dalla ragione: allusione alla vittoria degli Ateniesi sui Persiani.
Il fregio infine raffigurava lo svolgimento delle Panatenee, le grandi feste in onore di Atena che culminavano in una solenne processione che saliva fino all'Acropoli.
Per i suoi contemporanei la fama di Fidia era legata principalmente alla realizzazione di due importanti statue: lo Zeus per il tempio di Olimpia e l'Atena Parthènos per il Partenone. Entrambe di dimensioni colossali, le statue erano criselefantine, ossia d'oro e d'avorio: in oro le vesti, in avorio le parti nude.
Lo Zeus, alto circa 14 m, seduto su un trono meravigliosamente decorato in oro, avorio, ebano e pietre preziose, con in mano lo scettro con l'aquila, era addirittura classificato tra le sette meraviglie del mondo!
L'Atena Parthènos, vergine armata protettrice della città di Atene, ritta in piedi nella cella del Partenone, vestita con il lungo peplo (l'abito delle antiche greche), l'elmo a tre cimieri in capo, reggeva con la destra la statuina di una Vittoria alata d'oro e con la sinistra la lancia e lo scudo appoggiati a terra. Alta 12 m, la statua era in legno ricoperto di oro, avorio e pietre preziose per le pupille e, secondo la tradizione, pesava più di 1.150 kg!
Tutto era ricoperto di decorazioni e di rilievi: l'elmo, l'interno e l'esterno dello scudo, perfino le suole dei sandali. La statua, riccamente ornata, era così importante per la città di Atene che ogni anno le parti mobili in oro e avorio venivano smontate e pesate per verificare che non vi fossero stati furti. Purtroppo questi due capolavori sono andati distrutti; le copie successive (che ancora possediamo) e soprattutto la loro fama le hanno rese però immortali.
Le sculture del Partenone sono uno dei punti più alti raggiunti dalla scultura greca non solo per l'esecuzione perfetta delle figure, tecnicamente insuperabile, ma anche per le grandi innovazioni stilistiche introdotte da Fidia: egli infatti ebbe la grande capacità di legare fra loro le varie statue che popolavano i fregi, non lasciandole isolate, quasi a blocchi, come era nei rilievi arcaici. Trattò invece il fregio come un discorso, fatto cioè non di frasi isolate, ma di periodi tutti collegati fra loro.
Le figure si relazionano fra loro, l'una dopo l'altra, ciascuna compiuta (come un singolo vocabolo), ma al tempo stesso legata alla vicina e questa alla successiva (come una proposizione), tenendo sempre presente l'unità dell'intera composizione (come un discorso unico). Per esempio nel gruppo con le Tre dee del frontone orientale la prima dea, semisdraiata, appoggia il gomito sulle ginocchia della seconda; questa a sua volta ha le gambe girate verso la prima, e il busto frontale e il braccio verso la terza, creando così una continuità tra tutte e tre le statue.
Le sculture di Fidia risultano molto naturali e possenti grazie soprattutto al caratteristico modo dell'artista di realizzare il panneggio, ossia le pieghe delle vesti indossate dai personaggi. La veste è trattata infatti come fosse un delicato velo, realizzato con piccolissime pieghe che aderiscono al corpo, mostrando sia una resa anatomica perfetta sia armonia dei movimenti.
La fine di questo grandissimo artista fu ingloriosa: fu accusato prima di aver rubato parte dell'oro affidatogli per la statua dell'Atena Parthènos, e poi di mancanza di rispetto verso la dea per aver raffigurato sé stesso e Pericle tra i personaggi dei rilievi dello scudo della dea. Morì in prigione o, secondo un'altra versione, fu mandato in esilio e morì lontano dalla patria.
Oltre alle due statue in oro e avorio, Fidia nella sua carriera realizzò molte altre sculture, come l'Atena Lemnia e la grande Atena Pròmachos (che in greco vuol dire "combattente in prima fila"), sempre per l'Acropoli di Atene. Purtroppo anche queste statue sono andate perdute e dell'opera di Fidia rimangono solo i rilievi del Partenone.
Anche questi ultimi non si sono però conservati nella loro totalità: dopo essere stato trasformato in chiesa dai cristiani e in moschea dai musulmani, il Partenone fu addirittura adibito a polveriera dai Turchi e nel 1687 durante una battaglia fu colpito da una terribile cannonata che distrusse molte delle sculture di Fidia.
Circa un secolo dopo, nel 1799, lord Elgin, ambasciatore inglese presso il governo turco, raccolse la grande maggioranza delle statue di Fidia e le portò con sé a Londra, dove furono vendute al British Museum che ancora oggi le conserva. Solo alcuni pezzi sono rimasti ad Atene. Così anche alle sculture di Fidia toccò il duro esilio che colpì forse il loro grande autore!