Pericle
Il protagonista dell’età d’oro di Atene
Nobile di nascita ma fermamente convinto della necessità di dare agli strati più bassi della cittadinanza ateniese maggiore giustizia sociale e politica, Pericle riuscì nel 5° secolo a.C. a realizzare una forma di democrazia avanzatissima per quel tempo. Deciso a fare della sua città la punta di diamante della Grecia, il politico greco trasformò la lega navale delio-attica in uno strumento imperialistico e avviò la ricostruzione dell’acropoli
Nato intorno al 495 a.C. da una nobile famiglia, Pericle trascorse l’infanzia e l’adolescenza nel pieno periodo delle guerre persiane. Entrato nelle fila del partito democratico capeggiato da Efialte, si mise rapidamente in luce, tanto che ne divenne ben presto la seconda guida. Fu nel 461, però, che il politico ateniese vide il proprio destino cambiato radicalmente: in quell’anno, infatti, fu esiliato il capo del partito conservatore alla guida del governo di Atene, Cimone; fu assassinato Efialte e venne eletto stratego (comandante militare) lo stesso Pericle, il quale nel giro di pochi mesi finì per ritrovarsi responsabile non soltanto del proprio partito ma della stessa politica ateniese.
Convinto dell’importanza di dare più potere alle classi meno abbienti, che durante le guerre persiane avevano costituito gli equipaggi artefici della vittoria navale di Salamina (480), Pericle diede il via a una serie di importanti riforme. Indebolì infatti il consiglio dell’Aeropago – espressione del conservatorismo – togliendogli quasi tutti i poteri politici e giudiziari, che suddivise tra il consiglio popolare detto dei Cinquecento, l’Assemblea del popolo e i tribunali dell’Eliea. Introdusse inoltre una paga giornaliera per i nullatenenti, in modo che potessero anch’essi partecipare alla vita pubblica.
Fu così che Pericle riuscì ad attuare ad Atene la libertà democratica (democrazia) come in nessun altro luogo dell’antichità.
Nel 478, ancora sotto l’effetto della grande paura subita per opera della Persia, molte città greche della madrepatria e dell’Asia Minore si erano alleate in una lega navale – detta delio-attica – per essere pronte ad affrontare in maniera efficace altre eventuali aggressioni dei Persiani. Tutte le città erano di pari dignità, ma Atene – a causa della sua importanza e del peso avuto nella vittoria finale – di fatto rivestiva una funzione di guida. Col passare dei decenni questa prerogativa finì per diventare egemonia, ma fu Pericle che operò decisamente per la trasformazione della lega in un vero e proprio impero soggetto ad Atene. Il primo atto di questo nuovo stato di cose fu il trasferimento in città del tesoro federale (454), prima conservato nella sacra Isola di Delo.
Fu tuttavia dopo il 449 che divenne ben chiaro il disegno imperialistico ateniese: in quell’anno, infatti, Atene sottoscrisse con la Persia un accordo di pace (conosciuto come pace di Callia) che delimitò le rispettive sfere d’influenza politica e che allontanò definitivamente la minaccia persiana dalle città greche.
In seguito a questo nuovo stato di cose, la lega delio-attica non aveva più senso di esistere, ma Pericle non aveva intenzione di rinunciare al controllo di un organismo che garantiva ad Atene la supremazia sull’Egeo, cosicché ogni ribellione dei membri della lega venne da allora – come per esempio nel caso di Samo (440) – spietatamente repressa.
Ironia della sorte, se la lega non serviva più al suo scopo anche il suo tesoro subiva lo stesso destino. Pericle non perse però troppo tempo per trovargli una nuova destinazione. Quale uso migliore di utilizzarlo per ricostruire gli edifici sacri dell’acropoli, rasi al suolo nel 480 dall’invasione persiana? Ciò avrebbe consentito di raggiungere un altro dei suoi obiettivi: dare il via a lavori pubblici che, attraverso opere di difesa e di abbellimento, rendessero splendida Atene.
Fu così che nel 448 si diede inizio alla realizzazione del Partenone e della statua della dea Atena (la romana Minerva), e nel 437 a quella dei Propilei. Fu questo il periodo più fulgido della vita politica di Pericle, che di lì a pochi anni avrebbe conosciuto una triste e rapida fine: caduto in disgrazia nei confronti della popolazione di Atene per aver voluto dare inizio alla guerra del Peloponneso (431), fu fatto decadere (430) dalla carica di stratego, subì un’infamante accusa di peculato e, nel 429, perse la vita nel corso di una terribile epidemia di peste che aveva colpito la città.