DAL VERME, Ferdinando
Nacque a Milano il 23 nov. 1846 da Luigi e Vittoria Bolognini. Nel 1859 fu inviato alla scuola S. Tommaso d'Aquino presso Lione e nel 1864 s'iscrisse alla Scuola centrale delle arti e manifatture a Parigi, da dove uscì nel 1869 col diploma di ingegnere civile specializzato nel settore metallurgico.
Si dedicò alle ricerche minerarie, recandosi in Sardegna, dove, grazie all'interessamento di G. Auxerio, venne assunto dalla Gomera Mining Company, società inglese per lo scavo delle miniere di calamita nel territorio di Iglesias, succedendo, agli inizi del 1870, al direttore R. W. Richard nell'incarico di sovrintendente agli scavi.
Nell'autunno del 1870 venne invitato da Th. Richard ad assumere la direzione tecnica dei lavori condotti nell'Orenburg dalla Russia Copper Company. Così, verso la fine del 1870, raggiunse prima Nižnij Novgorod e poi Voskresenskay, nell'Orenburg, sede della compagnia. Passò due anni nel bacino dell'Ural, assumendo la direzione tecnica delle miniere e spostandosi continuamente nei vari centri dove, alle sue dipendenze, lavoravano circa 1.500 operai russi, tartari e baskiri.
Alla fine del 1872 tornò in Italia e, dopo essersi recato a Londra, all'inizio del 1873, per conferire coi direttori della compagnia per la quale aveva lavorato in Russia, decise di partire per il centro dell'Africa alla ricerca di miniere aurifere, attratto dalle notizie che a questo riguardo giungevano in Europa dagli esploratori spintisi in quelle zone. Aveva accarezzato, in un primo tempo, anche l'idea di un viaggio nella Nuova Guinea ed era stato attirato pure dal progetto di prendere parte agli studi della linea ferroviaria che, attraverso la Russia asiatica, avrebbe dovuto snodarsi da Orenburg alle Indie.
Era fermamente convinto che nella zona del Katanga dovessero esistere consistenti filoni auriferi: citava al riguardo l'autorità di scrittori antichi e moderni. Si recò così a Trieste, il 27 maggio 1873, per chiedere informazioni e consigli a R. F. Burton, il famoso esploratore delle sorgenti del Nilo (si era messo in contatto anche con J. Grant, E. Cornalia e A. Stoppani), allora console britannico nella città giuliana, ritornando poi a Venezia, da dove partì alla volta di Porto Said. Passato per Il Cairo ed Aden, si imbarcò su un postale della British India, che lo condusse alla fine di giugno a Zanzibar, dove entrò in contatto col console britannico.
Occupò il mese di luglio nell'assumere informazioni, studiare il paese, apprendere la lingua araba e allacciare rapporti sempre più stretti con un viaggiatore tedesco, il dottor Hildebrand, che riusci a convincere ad associarsi alla sua impresa. Per acclimatarsi, alla fine di luglio si recò all'interno del continente africano, deciso a risalire il fiume Kingani in compagnia di un francese, un olandese e un inglese. Dopo tre giorni e tre notti venne però colto dalle febbri: tornato dapprima a Bagamojo, dove fu ospitato dai missionari francesi, fece rientro a Zanzibar.
A Zanzibar il D. mori, il 30 luglio 1873 assistito dal rettore della missione cattolica francese, padre Baur.
Grazie all'interessamento del missionario, la salma venne inviata in Italia per essere collocata nella tomba di famiglia a Zavattarello. Da Zanzibar furono restituiti alla famiglia anche i suoi strumenti ed i suoi libri, assieme con alcune note di viaggio di interesse piuttosto modesto, perché riguardanti territori orinai largamente conosciuti.
Fonti e Bibl.: Documenti, testimonianze e scritti relativi al D. si conservano presso l'Archivio di famiglia a Torre degli Alberi (frazione di Ruino, provincia di Pavia). Necr. in Annuario scient. e industr., X (1873), pp. 1028 s.; in Bollett. della Soc. geogr. ital., X (1873), pp. 93 s.; F. D., ibid., s. 2, II (1877), pp. 168-72. Vedi anche A. Brunialti, Le vittime dell'Africa, in Rassegna nazionale, febbr. 1883, pp. 434 s.