ROMANO, Ezzelino I
da. – Nacque da Alberico, figlio di Ecelo o Ezzelo da Romano, e da Cunizza in un anno che non è possibile precisare ma, con ogni probabilità, entro il primo quindicennio del XII secolo.
Quelli che si possono considerare i capostipiti della famiglia da Romano, Ecelo o Ezzelo e la moglie Gisla, fanno la loro comparsa nelle fonti negli anni Settanta e Ottanta dell’XI secolo, durante il convulso periodo che vide il Regno Italico e l’Impero scossi dai contrasti tra le due massime autorità, papa e imperatore. Gli antenati di Ezzelo, di probabile origine transalpina, sarebbero giunti nel Regno Italico in un tempo che allo stato attuale delle conoscenze è impossibile determinare, nonostante la notizia, fornita dal cronista padovano Rolandino, secondo cui il capostipite, un modesto miles ab uno equo, sarebbe giunto in Italia al seguito di Corrado II il Salico. In un documento del 1076 Ezzelo si definì come da Onara e da Romano, due località situate in posizione strategica, in un’area in cui si incrociavano in modo non sempre chiaramente definito i confini dei comitati di Treviso, di Vicenza e di Padova. In particolare Romano, oggi Romano d’Ezzelino, centro fortificato situato alle pendici delle Prealpi e non lungi dallo sbocco in pianura del fiume Brenta presso Bassano, oggi Bassano del Grappa, dovette consentire alla domus un efficace controllo dell’importante area di transito, garantendo in progresso di tempo la possibilità di muoversi su un ambito territoriale vasto, sovracittadino, pur con una progressiva maggiore gravitazione verso Treviso.
Ezzelino, in seguito detto il Balbo, compare per la prima volta nelle fonti nel 1135 quando assistette alla vendita di una «massaricia» da parte di due coniugi di Mestre al monastero veneziano dei Ss. Secondo ed Erasmo. In quest’occasione, la posizione di Ezzelino nell’elenco dei testimoni, secondo dopo il conte trevigiano Rambaldo, è una chiara spia del prestigio di cui doveva godere nella città di Treviso. Tale posizione di spicco all’interno della società cittadina risulta confermata pochi anni dopo, nel 1147, dalla presenza di Ezzelino tra i tarvisiani che sottoscrissero il trattato di pace di Fontaniva che mise la parola fine, almeno momentaneamente, alle lotte che avevano contrapposto tra loro le principali città del Veneto negli anni immediatamente precedenti.
Alla metà del XII secolo le città, organizzate nella forma politica del Comune cittadino, erano divenute le principali protagoniste delle vicende politiche ed economiche della regione, giungendo rapidamente a contrapposizioni anche violente, generate principalmente dalla volontà di controllare le vie di comunicazione terrestri e fluviali e di costruire una vasta compagine territoriale assoggettando alla giurisdizione cittadina alcuni grossi centri rurali, ‘quasi città’ come Bassano, Marostica e altri. Un primo tentativo di stabilizzare la situazione definendo le rispettive sfere di influenza si ebbe appunto con il trattato di pace di Fontaniva del 1147 che, benché volto nello specifico a regolare i rapporti tra Padova e Vicenza, vide in realtà la partecipazione di tutte le principali forze politiche della Marca veronese.
Alla pace di Fontaniva le città di Vicenza, Padova e Verona furono rappresentate dai rispettivi consoli, mentre per Treviso, ove consoli ancora non ve n’erano, giurarono Ezzelino da Romano e il fratello Olderico Sclavo, seguiti da Gualperto da Cavaso, membro di una casata che in seguito si imparentò con i da Romano.
La presenza e il giuramento dei da Romano in quanto tarvisiani non implica necessariamente una funzione di rappresentanza della collettività trevigiana, ma sarebbe, secondo l’interpretazione di Sante Bortolami ripresa e sviluppata da Dario Canzian (2001, p. 76), una indicazione topografica. I da Romano «giurano in esclusiva rappresentanza di se stessi» (Bortolami, 1994, p. 43) e a buon diritto, considerato che la loro crescente autorità sulla fascia pedemontana interessata dallo sbocco in pianura del Brenta non poteva certo essere trascurata in sede di riorganizzazione dei principali poteri territoriali della regione.
La progressiva e sempre più evidente gravitazione di Ezzelino sulla città di Treviso, pur nella persistenza del forte radicamento fondiario nel pedemonte bassanese, è testimoniata dal numero di documenti che lo videro impegnato nella gestione dei propri interessi in città e nel territorio. In particolare, numerosi atti testimoniano degli stretti rapporti, anche di tipo vassallatico, che lo legavano alla chiesa vescovile e al capitolo dei canonici, dei quali risulta essere vassallo nel 1169. Esemplare a proposito dei rapporti con le istituzioni ecclesiastiche trevigiane è la controversia che oppose i canonici trevigiani a Valfredino da Ponzano e fratelli per il possesso di alcune case in città. Nell’occasione Ezzelino e altri vassalli sentenziarono a favore dei canonici. Pochi anni dopo, nel febbraio del 1173, Ezzelino, nella sua qualità di arbitro scelto dalle parti, decise una lite che opponeva il vescovo trevigiano Olderico ad Almerico Buzolino circa il teloneo e la muda del villaggio di Chirignago, nei pressi di Mestre, assolvendo il vescovo dalle richieste presentate dalla controparte. Ezzelino presenziò in qualità di teste a numerosi atti concernenti i canonici trevigiani: refutazioni di feudi, cessioni di mulini, investiture di beni diversi.
Alla luce di questi esempi è lecito affermare che le istituzioni ecclesiastiche cittadine rappresentarono per Ezzelino, e più in generale per i da Romano, come per numerose altre famiglie di tradizione signorile, il grimaldello che permise loro di insinuarsi ad alto livello nella vita politica ed economica della città.
Le notizie concernenti l’attività più propriamente politica di Ezzelino sono piuttosto scarse, ma quelle poche lasciano intravedere una spiccata capacità di intrattenere rapporti su un ambito territoriale vasto e su livelli molteplici, che lo portarono a interagire con le più alte figure politiche della Marca veronese, e non solo. Per quanto riguarda il suo ruolo nella politica trevigiana, nel 1164 Ezzelino presenziò in città, assieme al conte Schinella, a Gerardino da Camposampiero e Gualpertino da Cavaso, a un atto che rappresentò una tappa importante, dalla chiara connotazione programmatica, nel processo di affermazione territoriale della città del Sile: il giuramento con il quale gli uomini di Caneva, importante sito fortificato situato oltre il confine nord-orientale del distretto cittadino, si impegnavano ad aprire il fortilizio ai trevigiani e a partecipare alle guerre del Comune di Treviso contro chiunque, e in particolare contro il patriarca di Aquileia. A testimonianza della capacità di agire su scacchieri ampi, sovra e intercittadini, gli anni 1159-60 videro Ezzelino impegnato in una controversia con la chiesa vescovile di Frisinga circa la curtis di Godego, grande possedimento già fiscale, di cui la famiglia era stata investita agli inizi del XII secolo. In un primo momento Ezzelino fu privato del beneficio per non essersi presentato a prestare il debito omaggio, salvo ottenerne in seguito la reinvestitura dietro pagamento della considerevole somma di cento marche d’argento. Analizzando questo episodio, Andrea Castagnetti (1992, p. 26) ha potuto ipotizzare che Ezzelino non avesse seguito l’imperatore Federico I, detto Barbarossa, durante la sua seconda discesa in Italia. In effetti negli anni seguenti Ezzelino non solo non risulta mai al seguito dell’imperatore ma, al contrario, si schierò presto con i suoi avversari più agguerriti, rivestendo un ruolo di primo piano all’interno della Lega lombarda. Nelle trattative di Montebello tra l’imperatore e i rappresentanti della Lega del 16 aprile 1175 egli svolse un ruolo di assoluto rilievo accanto ai consoli e ai rettori delle diverse città padane, stipulando accordi con il conte di Savoia e gli altri principi dell’impero e giurando, assieme ad Anselmo da Dovara in quanto «rectores Lonbardie» (C. Manaresi, Gli atti del comune di Milano..., 1919, n. 94). Il giorno seguente Ezzelino e Anselmo da Dovara suggellarono gli accordi a nome della Lega lombarda scambiando con l’imperatore il bacio della pace. Ulteriore testimonianza del ruolo di primo piano giocato da Ezzelino negli eventi che condussero all’accordo tra imperatore e Comuni italiani è il fatto che questi venne nominato espressamente nel privilegio noto come Pace di Costanza del 1183: «et nominatim recipimus Ezolinum in plenitudinem gratie nostre et omnem offensam ei remittimus».
La data di morte di Ezzelino non è nota, ma con ogni probabilità è di poco posteriore al 1183, dato che, nel 1184, all’importante accordo tra gli uomini di Treviso e quelli di Ceneda compare, assieme al conte Rambaldo, un Ezelinellus che è possibile identificare con il figlio, per convenzione indicato come Ezzelino II (v. la voce Romano, Ezzelino II da in questo Dizionario).
Fonti e Bibl.: Per le fonti documentarie si vedano: Codice diplomatico eceliniano, in Storia degli Ecelini, a cura di G.B. Verci, III, Bassano 1779; A.S. Minotto, Acta et diplomata e r. tabulario veneto, II, Documenta ad Belunum, Cenetam, Feltria, Tarvisium spectantia, Venetiis 1871; C. Manaresi, Gli atti del comune di Milano fino all’anno MCCXVI, Milano 1919; Appendice documentaria, in C.F. Polizzi, E. da R. Signoria territoriale e comune cittadino, Cassola 1989. Per le fonti cronachistiche si vedano: Rolandini patavini Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane (1200cc.-1262), in RIS2, VIII, 1, a cura di A. Bonardi, Città di Castello 1905-1908; Gerardi Maurisii Cronica dominorum Ecelini et Alberici fratrum de Romano (a. 1183-1237), in RIS2, VIII, 4, a cura di G. Soranzo, Città di Castello 1913-1914.
Studi ezzeliniani, Roma 1963; da integrare con Nuovi studi ezzeliniani, a cura di G. Cracco, I-II, Roma 1992; A. Castagnetti, I da Romano e la loro ascesa politica (1074-1207), in Nuovi studi ezzeliniani, cit., I, pp. 15-39; S. Bortolami, La difficile “libertà di decidere”di una città mancata: Bassano nei secoli XII-XIII, in Atti della Giornata di studi di storia bassanese in memoria di Gina Fasoli, a cura di R. Del Sal, Bassano 1994, pp. 31-62 (in partic. p. 43); Ezzelini. Signori della Marca nel cuore dell’impero di Federico II, a cura di C. Bertelli - G. Marcadella, Milano 2001; D. Canzian, I da Romano e le città della Marca, in Ezzelini, cit., pp. 75-81 (in partic. pp. 75-77).