ROMANO, Ezzelino
II da. – Nacque in data non precisabile, ma con ogni probabilità verso il 1150, da Ezzelino I, detto il Balbo (v. la voce Romano, Ezzelino I da in questo Dizionario) e da Auria da Baone. Proseguì sulla strada, già indicata dal padre, di inserimento nella vita comunale di Treviso che affiancò nelle lotte politiche che opposero le città della Marca nella seconda metà del XII secolo.
Fu più volte presente come teste e in alcuni casi come giudice ad atti riguardanti i canonici trevigiani. Il 4 aprile 1184 presenziò all’atto con il quale gli uomini di Conegliano e di Ceneda giurarono la cittadinanza trevigiana. Fu console del Comune di Treviso nel 1187 e rivestì la carica di podestà dal luglio del 1190 al luglio del 1192. Non risulta che dopo tale data abbia assunto altre cariche ufficiali del Comune, senza peraltro che ciò abbia implicato un suo ritiro dalla scena politica trevigiana, sulla quale continuò anzi a giocare un ruolo di primo piano fino al suo ritiro dall’agone politico nel 1221.
Ezzelino si sposò quattro volte. Dapprima con Agnese d’Este, dalla quale ebbe una figlia, chiamata Palma, che nel 1207 sposò Gualpertino da Cavaso. Successivamente sposò Speronella Dalesmanini dalla quale non ebbe figli. In terze nozze si legò a Cecilia d’Abano dalla quale ebbe Agnese. Dall’ultimo matrimonio, con Adelaide dei conti di Mangona, ebbe quattro figlie (Palma Novella, Emilia, che sposò Alberto dei conti di Vicenza, Sofia e Cunizza) e due figli, Ezzelino III e Alberico (si vedano le voci Romano, Cunizza da, Romano, Ezzelino III da e Romano, Alberico da in questo Dizionario).
L’esperienza di governo maturata come console e poi come podestà, unita alla vasta rete di rapporti e di alleanze intessuta nel corso degli anni con famiglie signorili ed enti ecclesiastici di area veneta e friulana, furono da Ezzelino messe al servizio del Comune trevigiano, impegnato in quel torno di anni in un processo di costruzione territoriale realizzato principalmente a discapito del patriarcato di Aquileia e dei vescovadi di Ceneda, Feltre e Belluno.
Ezzelino ebbe parte attiva, anche in veste di podestà, nelle vicende che portarono, nel 1188, Guecello e Gabriele da Camino a vendere al Comune di Treviso il castello di Zumelle, e nelle vicende belliche che seguirono all’occupazione trevigiana del fortilizio bellunese. La successiva guerra che oppose il Comune di Treviso ai vescovi di Feltre, Belluno, Ceneda, al patriarca di Aquileia e al Comune di Padova si concluse con la sentenza pronunciata dai rettori di Mantova e Verona nell’ottobre del 1193. Nell’occasione Ezzelino affiancò il podestà trevigiano Guglielmo Pusterla e ricevette il giuramento della parte avversa.
I medesimi anni (1185-98) lo videro impegnato in una lunga controversia giudiziaria, che gli costò anche la scomunica, con il monastero friulano di Sesto al Reghena per l’usurpazione di alcuni beni spettanti al monastero stesso del quale Ezzelino era avvocato. L’avvocazia di Sesto al Reghena non era peraltro l’unica detenuta da Ezzelino che aveva anche quelle del patriarcato di Aquileia, limitatamente allo spazio compreso tra Piave e Livenza, dei vescovadi di Feltre e Belluno e del monastero di S. Maria del Pero, situato nei pressi dell’attuale centro di Monastier (Treviso). Questi legami non impedirono a Ezzelino di impegnarsi attivamente nella politica friulana appoggiando in più occasioni i conti di Gorizia contro il patriarca di Aquileia ed esercitando, per il tramite della famiglia da Prata, una forte influenza sulle vicende del Friuli occidentale, settore verso il quale si andavano sempre più chiaramente indirizzando le mire espansionistiche del Comune di Treviso.
Un cambiamento importante della scena politica regionale fu l’emergere all’interno dei ceti dirigenti delle città comunali delle partes e la conseguente realizzazione di reti di collegamento e di solidarietà partigiane a livello regionale. Ezzelino dovette comprendere appieno la portata del fenomeno e le possibilità di affermazione che offriva poiché – ricalibrando la politica familiare, fino a quel momento incentrata prevalentemente sulla città di Treviso, e dandole respiro regionale – si inserì attivamente nelle lotte intercittadine della Marca veronese.
Ezzelino vide un’opportunità allettante nella lotta che opponeva Padova e Vicenza per il controllo su Bassano, grosso centro fortificato situato allo sbocco in pianura del fiume Brenta non lungi da Romano e nel quale, come risulta da due documenti degli anni 1187 e 1191, Ezzelino aveva una curia di vassalli. Le complesse vicende che seguirono videro Ezzelino cedere per denaro Bassano al Comune di Padova (1193-94), suscitando l’immediata reazione di Vicenza che peraltro non riuscì mai a occupare il borgo fortificato, nonostante l’intervento dei rettori della Lega lombarda che nel 1196 ne ordinarono la restituzione alla città berica. La fluidità della situazione politica della Marca, ulteriormente animata dalla crescente potenza dei marchesi Estensi, convinse Ezzelino a rovesciare le alleanze e ad avvicinarsi a Verona e Vicenza e a Salinguerra Torelli, che a Ferrara fungeva da vero e proprio catalizzatore delle forze antiestensi.
Diversamente da quanto avvenuto a Treviso, nel cui territorio possedeva numerosi beni feudali e allodiali, e in minor misura a Vicenza, nella vita politica veronese Ezzelino riuscì a inserirsi principalmente sfruttando le dinamiche della contrapposizione fra le partes che laceravano il ceto dirigente cittadino. Ezzelino consolidò infatti il rapporto con la pars Monticulorum che si caratterizzava per un marcato orientamento antiestense e antisvevo, di contro alla filoestense pars Comitum.
Come già era avvenuto per il padre, anche per Ezzelino il rimanifestarsi in territorio italico dell’impero, nella persona di Ottone IV di Brunswick, fornì la base per l’inserimento nel grande giro della politica europea che vedeva in area veneta la polarizzazione tra Filippo di Svevia, sostenuto dal conte da San Bonifacio e Azzo d’Este, e Ottone IV, sostenuto da Salinguerra Torelli, da Ezzelino e da numerose città tra le quali primeggiava Milano.
Tra la fine del 1209 e i primi mesi del 1210 Ezzelino fu al seguito dell’imperatore che, secondo il cronista Gerardo Maurisio, gli tributò grandi onori e gli fornì il suo appoggio per l’esercizio di due mandati podestarili in Vicenza nel 1210-11 e nel 1212-13. Gli anni seguenti videro il prevalere a Vicenza della parte avversa ai da Vivaro (cui Ezzelino si appoggiava); in particolare, nel 1219 Uguccione Pilio si fece eleggere podestà e cacciò dalla città i partigiani di Ezzelino II che in quel momento seguiva in Treviso la politica di espansione cittadina verso il Friuli patriarchino.
A gestire la situazione vicentina e veronese furono – da allora in poi – i figli di Ezzelino, Alberico ed Ezzelino III, che attuarono una accorta politica matrimoniale. In particolare, Ezzelino III sposò Zilia, sorella del conte Rizzardo da San Bonifacio, il quale a sua volta impalmò la sorella di Ezzelino III, Cunizza.
Nel frattempo, per Ezzelino II giunse a maturazione il proposito di cambiare vita e di trascorrere il resto dei suoi giorni «in religiosa conversatione et habitu», da qui l’appellativo di «Monaco». Con l’approvazione di papa Onorio III, nonostante i sospetti di eresia che gravavano e continuarono a gravare su di lui, nel novembre del 1221 Ezzelino donò al monastero di S. Croce di Campese, cui i da Romano erano legati fin dalla fondazione, i diritti sulla chiesa di S. Spirito di Oliero, da lui fondata e dotata.
Il ritiro in monastero non significò peraltro un totale ritiro dalla scena politica. Significativa a questo proposito è la lettera che, secondo il cronista Rolandino, Ezzelino inviò ai figli nel 1228 relativamente alla controversia che li opponeva al Comune di Padova per il castello di Fonte. Nell’occasione Ezzelino esortò i figli a sottomettersi al Comune di Padova, giudicato troppo potente rispetto ai da Romano, peraltro ricordando loro la profezia della madre Adelaide secondo la quale un giorno tutte le genti della Marca avrebbero dovuto sottomettersi a uno di loro o a entrambi. Nel 1223 divise tra i figli il patrimonio di famiglia distribuito fra i territori di Treviso e Vicenza, lasciando loro anche il ruolo di referenti di un’articolata coalizione di forze contrapposta alla parte che si riconosceva negli Estensi.
Ezzelino non riuscì a vedere il compimento della profezia di Adelaide, ma poté assistere, nel 1232, al passaggio di Ezzelino III alla parte imperiale: un cambiamento di linea politica che gli permise di diventare punto di riferimento dei partigiani dell’Impero in tutta la Marca e oltre. La data di morte di Ezzelino II è determinabile a prima del 16 febbraio 1235, quando il figlio «Eccelinus quondam domini Eccelini de Romano» rimise nelle mani del vescovo di Belluno l’avvocazia di quell’episcopato.
Fonti e Bibl.: Per le fonti documentarie: Codice diplomatico eceliniano, in Storia degli Ecelini, a cura di G.B. Verci, III, Bassano 1779. Si vedano inoltre: K.F. Stumpf-Brentano, Acta imperii inde ab Heinrico I ad Heinricum VI usque adhuc inedita, Innsbruck 1865-1881 (rist. anast. 1964); A.S. Minotto, Acta et diplomata e r. tabulario veneto, II, Documenta ad Belunum, Cenetam, Feltria, Tarvisium spectantia, Venetiis 1871; Regesta imperii, V, 1-3, Die regesten des Kaiserches…, a cura di J. F. Böhmer - J. Ficker - E. Winkelmann, Innsbruck 1881-1901; P.F. Kehr, Italia pontificia, VII, Venetiae et Histria, I-II, Berolini 1923-1925; Il processo tra il comune di Treviso e il patriarca di Aquileia (1292-1297), a cura di R. Simonetti, Roma 2010, ad indicem. Per le fonti cronachistiche: Rolandini patavini, Cronica in factis et circa facta Marchie Trivixane (1200cc.-1262), in RIS2, VIII, 1, a cura di A. Bonardi, Città di Castello 1905-1908; Cronaca di Antonio Godi vicentino dall’anno MCXCIV all’anno MCCLX, in RIS2, VIII, 2, a cura di G. Soranzo, Città di Castello 1909; Gerardi Maurisii Cronica dominorum Ecelini et Alberici fratrum de Romano (a. 1183-1237), in RIS2, VIII, 4, a cura di G. Soranzo, Città di Castello 1913-1914; Chronicon Marchiae Tarvisinae et Lombardiae (a. 1207-1270), in RIS2, VIII, 3, a cura di L.A. Botteghi, Città di Castello 1914-1916; Nicolai Smeregli Vincentini, Annales civitatis Vincentiae (a. 1200-1312), in RIS2, VIII, 5, a cura di G. Soranzo, Città di Castello 1921.
Sulla cronachistica di età ezzeliniana: G. Arnaldi, Studi sui cronisti della Marca Trevigiana nell’età di E. da R., Roma 1963 (rist. anast. 1998); G. Arnaldi - L. Capo, I cronisti di Venezia e della Marca Trevigiana dalle origini alla fine del secolo XIII, in Storia della cultura veneta, I, Dalle origini al Trecento, Vicenza 1976, pp. 387-423.
Per quanto riguarda la storiografia gli studi più aggiornati specificamente dedicati alla famiglia da Romano sono i Nuovi studi ezzeliniani, a cura di G. Cracco, I-II, Roma 1992, che integrano i precedenti Studi ezzeliniani, Roma 1963, e da ultimo Ezzelini. Signori della Marca nel cuore dell’impero di Federico II, a cura di C. Bertelli - G. Marcadella, Milano 2001, con annesso catalogo della mostra. Per il quadro politico della Marca e di Treviso: A Castagnetti, La Marca Veronese-Trevigiana (secoli XI-XIV), Torino 1986; G. Rippe, Padoue et son contado (Xe-XIIIe siècle): société et pouvoirs, Roma 2003, ad ind.; A. Rigon, E. II da R., il Monaco, in Enciclopedia fridericiana, I, Roma 2005, pp. 561-565; R. Simonetti, Un episodio nella costruzione del distretto trevigiano. La controversia del 1292-1297 con il patriarcato di Aquileia, in Archivio veneto, s. 5, CLXVII (2006), pp. 5-50 (in partic. pp. 6, 18, 20); A. Brezza, Città e territorio nel Trevigiano dall’età di Federico Barbarossa alla caduta dei da Romano (1152-1259), Treviso 2009, ad ind.; R. Simonetti, Uno spazio conteso: l’area plavense e le controversie tra il comune di Treviso e il patriarcato di Aquileia, in Il processo tra il comune di Treviso e il patriarca di Aquileia, cit., pp. XI-XLVIII (in partic. pp. XIII, XXV-XXVII).