esplosivi
In pace e in guerra
Gli esplosivi sono sostanze chimiche che reagiscono con grande velocità sviluppando gas e calore. Ci sono vari tipi di esplosivo più o meno potenti e pericolosi. Anche un esplosivo considerato innocuo può causare gravi danni: dipende dalla prudenza di chi lo manipola, dalla quantità delle sostanze chimiche, dal tipo di contenitore in cui avviene la deflagrazione
Battere le mani per scacciare uno stormo di uccelli è letteralmente un'esplosione (dal latino explaudere "cacciar via con un battito di mani", il contrario di plaudere). Perché una reazione chimica sia davvero esplosiva si devono anche sviluppare però notevoli quantità di gas e di calore. Gli esplosivi provocano questa reazione perché contengono sia il combustibile sia il comburente che, di norma, è un composto in grado di liberare ossigeno. Una volta avvenuto l'innesco, la reazione procede con altissima velocità, anche favorita dall'intima mescolanza dei reagenti. Temperature di alcune migliaia di gradi e pressioni superiori a 150.000 atm generano un'onda d'urto devastante.
Un'esplosione provoca un'onda d'urto con effetti distruttivi a breve e lungo raggio, a cui si sommano gli incendi e la tossicità dei residui dell'esplosione. Le bombe e i proiettili di ultima generazione hanno tra i componenti anche uranio impoverito, che innalza la temperatura dell'esplosione ma anche i livelli di tossicità e di inquinamento radioattivo.
Il primo esplosivo in Europa, la cosiddetta polvere nera ‒ una miscela di polveri di zolfo, di carbone e salnitro ‒, si fa risalire al 13° secolo. Grazie a questa scoperta, nei secoli successivi le armi da fuoco assunsero una grande importanza negli eserciti, più per la loro facilità d'uso che per la precisione (guerra): per impratichirsi del loro funzionamento erano infatti sufficienti pochi giorni di addestramento rispetto agli anni della balestra.
Una delle prime vittime illustri delle armi da fuoco fu Giovanni de' Medici, detto dalle Bande Nere, ferito dai Lanzichenecchi e morto per cancrena nel 1526. Nel film Il mestiere delle armi (2001) Ermanno Olmi narra questo avvenimento, e lo prende a pretesto per raccontare la rivoluzione introdotta dalle armi da fuoco: non più scontri ravvicinati ma scambi di artiglieria a distanza, nei quali il valore dei singoli non giocava più un ruolo decisivo. Ai perfezionamenti nelle armi da fuoco non seguì eguale progresso nelle polveri da sparo. La polvere nera, con i suoi densi fumi che avvolgevano i campi di battaglia ha resistito fino all'invenzione della nitrocellulosa o fulmicotone (1845) e della nitroglicerina (1847).
La nitrocellulosa e la nitroglicerina allo stato liquido erano molto instabili. Solo nel 1867 lo scienziato Alfred Nobel rese la nitroglicerina maneggiabile e sicura facendola assorbire su candelotti di farina fossile. Era nata la dinamite, capostipite degli esplosivi ad alto potenziale, cioè con elevato potere dirompente, buona stabilità chimica e bassa sensibilità agli urti.
Nel 1891 nacque la cordite, polvere senza fumo a base di cotone fulminante e nitroglicerina, così chiamata perché poteva essere lavorata in lunghi cordoni. Come sottolinea lo scrittore americano Isaac Asimov, "grazie alla cordite i soldati del Ventesimo secolo hanno goduto di ottima visibilità mentre massacravano il nemico e venivano massacrati a loro volta".
Dello stesso periodo è il tritolo (o TNT), di grande facilità di impiego anche per opere civili e minerarie che nell'Ottocento ebbero un grande impulso.
Gli esplosivi possono essere classificati in tre categorie. I deflagranti sono polveri balistiche senza fumo a base di nitrocellulosa o nitroglicerina, utilizzate per lancio o come propellenti. I dirompenti hanno velocità di reazione e potenza fino a 1.000 volte maggiore rispetto ai primi, venduti anche sotto forma di plastico e gelatine; tra questi ricordiamo il tritolo, la pentrite (PETN) e il T4. Infine c'è la categoria degli innescanti, esplosivi che innescano l'esplosione per urto o sfregamento; tra questi il fulminato di mercurio.
Come accennato, gli esplosivi non sono usati solo per le armi. Tra gli usi civili vi è anche l'impiego di piccole cariche che, esplodendo, consentono di individuare giacimenti di petrolio, controllare valanghe, spegnere incendi, attivare dispositivi di sicurezza come airbag. Le polveri pirotecniche vengono utilizzate nei fuochi artificiali e nei razzi di segnalazione.