Erinni
Demoni greci della vendetta
Le Erinni, divinità dall'aspetto pauroso, identificate a Roma con le Furie, perseguitano i colpevoli dei delitti contro i consanguinei, puniscono gli spergiuri e quanti si macchino dei crimini più gravi. Esse incarnano, nelle forme primitive del mito, un'elementare e innata esigenza di giustizia, precedente qualsiasi forma di legge scritta
Le Erinni appartengono alla generazione più antica degli dei, precedente all'ordine instaurato da Zeus (Giove per i Latini). Sono figlie di Gaia (la Terra) e di Urano (il Cielo). La loro nascita coincide con il primo crimine commesso da un figlio contro il proprio padre: ne è autore Crono, che con una falce evira Urano mentre questi si accoppia con Gaia.
Le Erinni nascono appunto dalle gocce di sangue prodotte da quella orribile mutilazione. Una circostanza, questa, che prefigura la funzione che la religione greca assegnava alle Erinni: quella di demoni vendicatori dei delitti più gravi, in primo luogo dei delitti perpetrati contro i consanguinei. Il gesto di Crono, infatti, non resterà impunito: dopo avere spodestato Urano, sarà a sua volta anch'egli detronizzato da suo figlio, Zeus.
Questa speciale funzione delle Erinni, che comporta una lunga catena di sangue, è ben illustrata dal mito degli Atridi: quando Agamennone viene tradito dalla moglie Clitennestra e ucciso dal suo amante Egisto, dovere di Elettra e Oreste, figli di Agamennone, è compiere la vendetta che le Erinni del padre reclamano; ma, una volta che la vendetta si attua e Clitennestra è uccisa da Oreste, sono le stesse Erinni della madre che perseguitano il figlio omicida.
Il loro ruolo di demoni vendicatori si riflette nell'uso ateniese dell'età classica di dedicare a ciascuna delle tre dee uno degli ultimi tre giorni del mese in cui avevano luogo i processi dell'Areopago (il tribunale in cui si discutevano le cause di omicidio) e di far giurare solennemente sul loro nome le parti convenute: era implicito che, al di là dell'esito della causa in discussione, sugli spergiuri si sarebbe abbattuta la punizione divina. Con il tempo le Erinni furono assunte a simboliche custodi del diritto, perdendo la loro originaria connotazione di divinità della maledizione e della vendetta.
Gli autori antichi talora, generalizzando, indicano nella Erinni, al singolare, il demone della vendetta. Altre volte, invece, menzionano più Erinni. In questo secondo caso il loro numero è quasi sempre fissato a tre: Aletto, Tisifone e Megera. Virgilio nell'Eneide attribuisce ad Aletto un'importante funzione come suscitatrice di odio e di guerra.
La dimora delle Erinni è collocata nelle cavità più oscure e profonde dell'Ade. Lì, sotto terra, esse puniscono gli autori dei crimini più terribili; di lì, evocate dalle ombre dei morti che chiedono giustizia, accorrono velocissime sulla terra per punire i colpevoli, assetate del loro sangue. Talora sono invisibili; ma quando si manifestano, come a Oreste, il loro aspetto è orripilante: sono vecchie rugose dal volto disfatto, hanno serpi per capelli, esalano un fiato nauseabondo, stillano sangue dagli occhi, vestono tuniche nere, hanno torce nelle mani. I poeti spesso le proclamano figlie della Notte, divinità primordiale generatrice di mostri.
Le Erinni erano tuttavia venerate anche come Eumenidi, cioè "dee benevole". Come tali Eschilo le presenta a conclusione della trilogia dell'Orestea. Le Erinni, cagne rabbiose, perseguitano il matricida Oreste; ma, Apollo ordina che il giovane sia giudicato ad Atene dall'Areopago. Dopo che Oreste è stato assolto anche grazie al voto favorevole della dea Atena, l'ira delle Erinni cessa ed esse prendono dimora e culto, come Eumenidi, sulle pendici dell'Acropoli. Il processo a Oreste e la trasformazione delle Erinni in dee benigne simboleggiano l'avvento della civiltà del diritto che sostituisce l'antica legge del taglione.