(gr. ῞Ηρα) Massima divinità femminile dell’Olimpo greco, figlia di Crono; sorella e sposa di Zeus. Fu la maggiore divinità di Argo, la dea poliade ( E. argiva); e qui fu elevata al grado di moglie di Zeus (mentre a Dodona tale fu considerata Dione). Il culto di E. è attestato specialmente nell’Elide, a Sicione, a Corinto e a Samo; poi in Occidente al promontorio Lacinio presso Crotone ( E. Lacinia), centro religioso dei Greci Italioti. In queste e altre località esistevano celebrati santuari di E., fra cui lo Heràion di Argo, quelli di Samo e di Olimpia e quello alla foce del Sele, presso Paestum; talora si celebrarono anche feste e agoni in onore della dea, le Eree (τὰ ῾Ηραῖα), per es. ad Argo (il secondo anno di ogni Olimpiade), a Elide, a Samo. Ovunque il culto amava celebrare il ricordo delle nozze divine di E. e di Zeus, specialmente all’inizio della primavera. Ma assai più trattato dal mito fu il tema delle contese di E. con Zeus e della gelosia di Era. Se, come Zeus, E. presiede alle manifestazioni atmosferiche e ha per sue ministre Iride e le Ore, gli aspetti più propri della dea rimasero sempre quelli derivanti dalla sua condizione di consorte di Zeus e di patrona della vita matrimoniale; bella tanto da gareggiare con Afrodite e con Atena nel noto ‘giudizio di Paride’, fedelissima al marito, veglia sulla fedeltà delle spose ed è la protettrice dei parti; come tale ha l’epiteto di Εἰλείϑυια, Ilizia. Dai Romani E. fu identificata con Giunone (➔).
L’immagine più antica di E. è la testa colossale con pòlos, trovata nel tempio di Olimpia; al 6° sec. a.C. risale la statua acefala dedicata da Cheramyes a Samo (oggi al Louvre). La dea non ha attributi caratteristici; porta sovente il diadema ed è sempre panneggiata. Era famoso il simulacro criselefantino di Policleto per il santuario ad Argo.