epicureismo
In cosa consiste la vera felicità dell'uomo
L'epicureismo è la dottrina insegnata dal filosofo greco Epicuro e dai suoi seguaci. È stato, assieme allo stoicismo, una delle grandi scuole filosofiche dell'età ellenistica. Al centro della discussione di Epicuro e dei suoi allievi è il problema della felicità dell'uomo, e nella soluzione di questo problema viene indicato il compito essenziale della filosofia
Epicuro nacque a Samo nel 342 o 341 a.C. e morì ad Atene nel 270 a.C. Qui svolse il suo insegnamento in una casa con giardino dove ospitava gli allievi. La scuola da lui fondata ebbe vita lunga e vasta diffusione nel mondo antico.
La conoscenza dell'epicureismo è resa difficile dal fatto che sono arrivati fino a noi solo pochi testi scritti del fondatore e dei suoi allievi. Un'esposizione fedele dell'epicureismo ci ha lasciato Tito Lucrezio Caro (1° secolo a.C.) nel suo poema Sulla natura.
Alla conoscenza della dottrina epicurea ha nociuto anche la falsa immagine creata dagli avversari e poi sostenuta dai padri cristiani che la presentavano come una filosofia volgare, bassamente materialistica, che negava la divinità e riportava tutti i valori alla semplice ricerca del piacere riducendo così l'uomo al livello di un animale.
La fisica di Epicuro ha un'impostazione materialistica: il mondo è fatto di atomi che nel loro libero e continuo movimento si incontrano e si aggregano. Tutto l'Universo, che è infinito, deriva quindi dal meccanico incontro di atomi eterni che formano e disfano i corpi. Le divinità sono pertanto del tutto estranee all'origine del mondo, e neppure è riscontrabile un loro interessamento o intervento negli avvenimenti della storia che non si svolgono secondo un piano necessario o provvidenziale ‒ come per gli stoici (stoicismo) ‒ ma sono del tutto casuali. Gli dei restano indifferenti a tutto, in primo luogo alla sofferenza degli uomini. Nel mondo sono quotidianamente presenti il male e il dolore: se gli dei non volessero eliminarli, sarebbero gelosi e invidiosi; se non potessero, sarebbero impotenti. Dobbiamo quindi considerarli indifferenti: essi vivono beati e superiori a tutto nei loro intermondi, gli spazi celesti tra un mondo e un altro.
Una reale conoscenza della natura umana ci deve aiutare a liberarci dalle nostre paure: è questo il compito della filosofia, che può fornire all'uomo una medicina (il quadrifarmaco) per superare i suoi mali vincendo le quattro paure: degli dei, della morte, di non poter raggiungere la felicità, del dolore. Quanto alla prima, se gli dei sono indifferenti, allora non c'è spazio per superstizioni e paure irrazionali. Altrettanto irragionevole è la paura della morte: l'anima dell'uomo è fatta di atomi (sia pure assai sottili), è quindi mortale come il corpo. Ma la morte è nulla per noi perché finché ci siamo noi, essa non c'è e, quando arriva, noi non ci siamo più.
Per le sue premesse materialistiche, l'etica epicurea si propone di evitare il dolore e di cercare il piacere. È questo per natura il fine dell'uomo, ma Epicuro non pensa a un piacere banale e volgarmente materialistico, bensì lo intende come un'assenza o cessazione di dolore che conduce l'anima a uno stato di serenità (atarassia). Il dolore cessa quando viene soddisfatto il desiderio che lo provocava. E in questo sta la prudenza e la saggezza dell'uomo, che non deve rincorrere desideri con voracità ed eccesso. Solo i desideri naturali e necessari (per esempio, mangiare e bere) possono essere facilmente soddisfatti e quindi sono raggiungibili: l'uomo saggio pertanto desidererà sfamarsi, ben sapendo che invece appetiti fuori misura (per esempio di cibi e bevande particolarmente raffinati) rimarranno frustrati e quindi provocheranno insoddisfazione e dolore. È nel calcolo dei piaceri che consiste la vera saggezza dell'uomo: ma sono piaceri anche il preferire la compagnia degli amici o la gioia della discussione filosofica, evitando sconvolgimenti, piaceri violenti o stati passionali.
Emerge così il carattere individualistico dell'etica epicurea; in un'epoca storica di grandi cambiamenti, il filosofo consiglia di tenersi lontano dalla politica e vivere appartato: "vivi nascosto" è il suo motto. Ma anche in tale isolamento va sempre perseguito l'ideale dell'amicizia e dello scambio con gli altri, che allarga gli orizzonti e appaga i sentimenti.